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De: Tony Kospan (Mensaje original) |
Enviado: 26/01/2012 23:36 |
27 GENNAIO - GIORNO DELLA MEMORIA
SHOAH
PENSIERI POESIE IMMAGINI
E NON SOLO...
PER NON DIMENTICARE...
Prima di dar un piccolo contributo alla memoria
di questa giornata desidero
esprimere qualche piccolo pensiero personale.
Quello che più mi rattrista ed indigna è che
quanto accaduto è stato un frutto diabolico
di quella che riteniamo, e giustamente,
la nostra grande civiltà europea...
Aggiungo poi che oggi,
da varie parti in Italia e nel mondo
c'è il tentativo di crear un confuso calderone
e così mischiando le carte
non riconoscere l'immensa vergogna...
per tutto il genere umano...
del genocidio...
Ci sono poi anche i negazionisti...
che non solo offendono la memoria delle vittime...
ma la realtà... la storia e la nostra intelligenza.
Il mio contributo al ricordo si esplicherà in questo modo:
1 - mediante due bellissime poesie di cui la prima è quella notissima di Primo Levi, sopravvisuto agli orrori di Auschwitz, e l’altra, davvero molto struggente, di Joyce Lussu ci parla della sorte dei bambini dei campi;
2 - il trailer de "LA VITA E’ BELLA" ;
3 - il noto dipinto di Munch… " L'Urlo" che è forse l'opera d'arte massimamente rappresentativa dell'orrore umano…;
4 - il video Schindler's List - Theme Itzhak Perlman con musica ed immagini dolorose ma tragicamente coinvolgenti...
5 - il tutto tra immagini che ritengo capaci di imprimersi nella nostra memoria...
SE QUESTO E’ UN UOMO Primo Levi
«Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case, Voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo Che lavora nel fango Che non conosce pace Che lotta per mezzo pane Che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, Senza capelli e senza nome Senza più forza di ricordare Vuoti gli occhi e freddo il grembo Come una rana d’inverno. Meditate che questo è stato: Vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore Stando in casa andando per via, Coricandovi, alzandovi; Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, La malattia vi impedisca, I vostri nati torcano il viso da voi».
C’E’ UN PAIO DI SCARPETTE ROSSE Joyce Lussu
C’è un paio di scarpette rosse numero ventiquattro quasi nuove: sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica c’è un paio di scarpette rosse in cima a un mucchio di scarpette infantili a Buchenwald più in là c’è un mucchio di riccioli biondi di ciocche nere e castane a Buchenwald servivano a far coperte per soldati non si sprecava nulla e i bimbi li spogliavano e li radevano prima di spingerli nelle camere a gas c’è un paio di scarpette rosse per la domenica a Buchenwald erano di un bambino di tre anni e mezzo chi sa di che colore erano gli occhi bruciati nei forni ma il suo pianto lo possiamo immaginare si sa come piangono i bambini anche i suoi piedini li possiamo immaginare scarpa numero ventiquattro per l’eternità perchè i piedini dei bambini morti non crescono c’è un paio di scarpette rosse a Buchenwald quasi nuove perchè i piedini dei bambini morti non consumano le suole.
Il trailer de... "La vita è bella"
Edvard Munch – L’urlo
MAI PIU’ TANTO ORRORE
E TANTA DISUMANITA'
Tony Kospan
PER LE NOVITA' DEL BLOG...
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Tu certo non
scorderai: non sai di sofferenze senza
nome non sai
d’atroci prigioni ove il respiro tra i denti
è brama di vita
e la fede dei popoli speranza.
Tu non sai che
oltre il filo spinato ove ora ti posi era un mondo perduto
ove giacevano
sepolti nella memoria gli affetti più cari o il nulla.
Tu certo non
scorderai la ferocia lucida dei popoli
che
impazziscono a volte e sicuri di giuste ragioni
son mostri
senza nome: tu non sai, timido uccello
di noi dispersi
per il mondo e quanto bieco sia spesso
l’uomo.
Io so: per non dimenticare.
http://www.ilpaesedeibambinichesorridono.it/per_non_dimenticare1.htm
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LETTERA ALLA MADRE frammento
Fili elettrici, alti e doppi, non ti lasceranno mai più rivedere tua figlia, Mamma. Non credere alle mie lettere censurate, ben diversa è la verità; ma non piangere, Mamma.
E se vuoi seguire le tracce di tua figlia non chiedere a nessuno, non bussare a nessuna porta: cerca le ceneri nei campi di Auschwitz, le troverai lì. Ma non piangere — qui c’è già troppa amarezza.
E se vuoi scoprire le tracce di tua figlia cerca le ceneri nei campi di Birkenau: saranno lì — Cerca, cerca le ceneri nei campi di Auschwitz, nei boschi di Birkenau.
Cerca le ceneri, Mamma — io sarò lì!
Monika Dombke, Birkenau, 1943
Tristissima...quanta gente ha sofferto, quali altroci torture fisiche e psicologiche... Gente comune... nata e vissuta nel momento sbagliato... torturata e violentata da altrettanta gente comune...mio padre ce l'ha fatta ed anche mia madre... e quante storie ascoltate ed irripetibili...
E rimane tanta amarezza nel cuore... una preghiera per coloro che hanno vissuto quella violenza...
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Per non dimenticare…
“Capire il passato, nella sua specificità e non soltanto in una generica e retorica cerimonia, ci può aiutare nel presente a impedire la continuazione di sofferenze, di lacrime e di sangue, in casa nostra e nella casa del nostro vicino. Forse. Dobbiamo e vogliamo tentare”.
Amos Luzzatto
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27 gennaio - Giorno della memoria
La scelta della data ricorda il 27 gennaio 1945, quando le truppe sovietiche dell'Armata Rossa, nel corso dell'offensiva in direzione di Berlino, arrivarono presso la città polacca di Oświęcim (maggiormente nota con il suo nome tedesco di Auschwitz), scoprendo il suo tristemente famoso campo di concentramento e liberandone i pochi superstiti. La scoperta di Auschwitz e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono compiutamente per la prima volta al mondo l'orrore del genocidio nazista.
Con il termine Shoah venne ufficialmente indicato lo sterminio degli ebrei operato dai nazisti. Questo vocabolo venne usato per la prima volta nel 1938 nella Palestina sottoposta al mandato britannico durante una riunione del Comitato Centrale del Partito Socialista, in riferimento al pogrom della cosiddetta “Notte dei Cristalli”.
Nella parola Shoah, voce biblica che significa “catastrofe, disastro”, è implicito che quanto è accaduto non ha alcun significato religioso, contrariamente a ciò che richiama il termine olocausto, spesso usato, che rinvia a un’idea di sacrificio di espiazione. La Shoah è piuttosto un genocidio, ovvero un’azione criminale che, attraverso un complesso e preordinato insieme di azioni, è finalizzata alla distruzione di un gruppo etnico, nazionale, razziale o religioso.
INFERNO
La Divina Commedia sarebbe un’opera di grande sensazione se Dante, invece che all’Inferno, fosse stato nei campi di concentramento.
Halina Szuman, Auschwitz, 1944
LETTERA ALLA MADRE frammento
[…] Fili elettrici, alti e doppi, non ti lasceranno mai più rivedere tua figlia, Mamma. Non credere alle mie lettere censurate, ben diversa è la verità; ma non piangere, Mamma.
E se vuoi seguire le tracce di tua figlia non chiedere a nessuno, non bussare a nessuna porta: cerca le ceneri nei campi di Auschwitz, le troverai lì. Ma non piangere — qui c’è già troppa amarezza.
E se vuoi scoprire le tracce di tua figlia cerca le ceneri nei campi di Birkenau: saranno lì — Cerca, cerca le ceneri nei campi di Auschwitz, nei boschi di Birkenau.
Cerca le ceneri, Mamma — io sarò lì!
Monika Dombke, Birkenau, 1943
VEDUTA AEREA DI UNA SCENA INDUSTRIALE
C’è un treno sulla rampa, scarica gente che cade dai vagoni ed incespica verso il portone. Le ombre dell’edificio si inclinano sul campo, dietro ogni ombra una più lunga e da quell’ombra sguscia un’ombra di fumo nero come terra appena arata. Oltre il portone, un piccolo giardino e qualcuno inginocchiato. Sta forse tastando le gialle fioriture per vedere quali hanno attecchito e quali avvizziranno, avvinghiate a un pomodoro verde che cresce. La gente fa resistenza ma è spinta a forza verso il portone aperto, e quando entrerà vedrà il giardino e qualcuno, egli stesso giardiniere, anelerà a buttarsi in ginocchio, per districare rampicanti, strappare erbacce, rinfrescarsi le mani nella terra umida. Moriranno presto, questione di minuti. Anche dalla nostra altezza, vediamo sulla fotografia l’ombra dell’aereo che, scura e immensa, si stampa su Birkenau, con un’ala nera che ombreggia il giardino. Non possiamo dire quali sono le guardie e quali i prigionieri. Siamo osservatori. Ma se avessimo delle bombe, le lanceremmo.
Andrew Hudgins
“MUSEO” DI AUSCHWITZ
Capelli morti che un tempo abbellirono il capo di giovani donne ed ora giacciono dietro vetro trasparente.
Scarpe vecchie che calzarono i loro piedi e li condussero qui.
E vecchi occhiali, denti finti, alcune stampelle, e qualche protesi.
Michael Etkind
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