Gli angeli non sognano. Dormono, qualche
volta, col capo sotto un'ala, come gli uccelli, ma non possono
sognare. Solo gli esseri umani sognano e gli angeli li guardano.
Li vedono chiudere gli occhi e cambiare il respiro, alle volte
russare e agitarsi, altre volte sorridere; ma non se ne domandano
la ragione. Gli angeli non sono curiosi e non hanno desideri,
perché hanno già tutto. Ma c'era un angelo diverso dagli altri.
Egli stava al capezzale di un bambino a vegliare il suo sonno,
come tanti altri angeli. Ogni mattina il bambino si svegliava
sorridendo e diceva a sua madre:- Mamma, questa notte ho fatto un
sogno bellissimo! - Che cosa hai sognato?
E il bambino cominciava a raccontare.
Mattina dopo mattina, l'angelo ascoltava il bambino che raccontava
i suoi sogni come fossero bellissime storie e quando la sera lo
guardava coricarsi e chiudere gli occhi, non poteva fare a meno di
domandarsi quale sogno avrebbe sognato quella notte. Insomma,
diventò curioso e sempre più curioso; e questo non è bello per un
angelo. Una notte non resistette alla tentazione e decise di
guardare il sogno del bambino. Quello che vide gli piacque tanto
che la notte successiva ritornò a guardare. E anche la notte dopo
e l'altra ancora. I sogni del bambino erano pieni di movimento e
di colori: c'erano animali che cambiavano forma, macchine strane e
gente buffa. Erano sogni allegri e tutto si muoveva a gran
velocità. Cose del genere l'angelo non le aveva mai viste e ci
s'appassionò. In fondo per lui era come andare al cinema o
guardare la televisione, e non sarebbe stato poi un gran male, se
si fosse limitato a questo. Ma con il tempo la sua curiosità
aumentò in modo smisurato. Cominciò a guardarsi intorno e a
chiedersi cosa sognavano gli altri della casa, e questo pensiero
non gli dava pace. Così una volta lasciò il capezzale del bambino
e diede una sbirciatina ai sogni della mamma, poi a quelli del
papà. Ritornando, vide il gatto acciambellato su una sedia che
dormiva della grossa: sognerà anche lui?, si chiese. Con suo
stupore scoprì che anche il gatto stava sognando. E pure il cane,
e il canarino, e anche il pesce rosso dell'acquario! Tutti in
quella casa sognavano, tranne lui! Quando l'angelo se ne rese
conto, si senti infelice: perché non poteva avere anche lui un
piccolo sogno? Perché? Questo pensiero cominciò a tormentarlo e
ora, quando guardava i sogni del bambino, non si divertiva più
come prima, ma provava, ahimè!, una specie di invidia.
E una notte si decise: rapido come un ladro,
mentre il bambino sognava staccò un pezzetto del suo sogno e lo
nascose sotto l'ala. Non successe niente, ma il bambino si svegliò
e chiamò la madre: - Hai fatto un brutto sogno? - chiese lei. -
No, ma il sogno è finito all'improvviso... Il bambino era confuso.
La notte seguente l'angelo rubò il pezzetto di un altro sogno e il
bambino si svegliò di nuovo. E così per tante notti, finché il
bambino non riuscì più a dormire. Fu chiamato il medico, che lo
visitò da capo a piedi e non trovò niente di anormale; ma il
bambino non guariva. Intanto l'angelo, che aveva raccolto sotto le
ali un bel mucchietto di tutti i sogni rubati e non vedeva l'ora
di sognare anche lui, come gli esseri umani e gli animali, volò
sul tetto della casa, s'appoggiò al camino e si dispose al sonno.
Pensava a una cosa breve, come accade agli angeli quando dormono,
e invece dormì ore e ore, come accade ai bambini. E siccome aveva
mescolato pezzi di sogni diversi, fece sogni confusi e faticosi,
che non lo riposarono affatto né lo divertirono. Quando si
svegliò, stanco, affaticato e con un gran mal di testa, era già
notte fonda. Vergognandosi per tutte quelle ore perdute, giurò a
se stesso che mai più avrebbe guardato un sogno e volò, rapido, al
capezzale del bambino. Ma lo trovò occupato da un altro angelo,
che non lo degnò nemmeno di un' occhiata.
L'angelo capì che per lui non c'era più
posto e ritornò sul tetto. Da quel giorno il bambino riprese a
sognare sogni bellissimi mentre all' angelo curioso, per vincere
la noia, non rimase altro da fare che dormire. Ma continuava a
fare sogni confusi e faticosi, e quando si svegliava aveva sempre
il mal di testa. Così cominciò a desiderare di tornare a dormire
senza sogni, come dormivano gli altri angeli; ma era ormai troppo
tardi.
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