SOTTOVOCE
– ALFONSO GATTO –
POESIA SUBLIME -
Stavolta parleremo di una poesia del noto poeta salernitano
Alfonso Gatto (1909 – 1976)
da me conosciuto fugacemente, ai tempi del Liceo,
proprio a Salerno in uno dei suoi ritorni alla città natale…
Bellissime sono le sue poesie d’amore
per la loro profonda pregnanza
ma ho scelto questa per la sua particolarità…
Essa ci parla infatti dei vari aspetti di un amore… bloccato…
di un amore che stava per nascere…
ma qualcosa… "un (quasi) nulla"
forse… gelosia del passato…
o piuttosto una problematica comunicazione
ha bloccato il crescere del sentimento…
La problematica comunicazione tra il poeta e la donna
viene poeticamente egenialmente descritta, a mio parere…,
con quell’evidenziare i tempi diversi da loro usati nel dialogare.
La qual cosa, insieme forse all’orgoglio
o al timore… d’esporsi
ed addirittura alla paura d’esser felice…
ha generato l’impossibiltà del rapporto.
Ciò però ha lasciato una grande nostalgia
di quel che poteva essere
e non è stato…
e non sarà mai…
Ma vivido resta…
ed impresso a fuoco nel cuore resta...
lo sguardo d’amore di quel primo incontro…
L’ego in amore…
deve sempre cedere il passo…
sennò…esso impedisce l'evolversi del sentimento…
questa potrebbe essere la lezione che ci viene da questi versi.
S O T T O V O C E
Alfonso Gatto
Una sera di nuvole, di freddo
e di luce che spiega ad altro il senso
della mia vita, questo vago accordo
di memorie in sordina, sottovoce
di me, di te, poveramente assortiti.
Si resta a volte soli nella veglia
di un racconto sospeso, allora soli,
ignoti l’uno all’altro, ed ora uniti
dal ricordo che un nulla ci divise.
Il rammarico punge, se mi dici:
“bastava che quel giorno…”, ti sorrido
con la mesta sfiducia di sapere
che mai giunsi per tempo, che geloso
di te, del tuo passato, almeno vedo
il tuo sguardo d’amore al primo incontro.
Ma forse è giusto credere che allora
tu m’avresti perduto:
come un ragazzo che si lascia indietro
nella paura d’esser felice.
Come sempre mi piacerebbe leggere
il vostro parere… e le vostre impressioni
sulla poesia.
Tony Kospan
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