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De: Tony Kospan (Mensaje original) |
Enviado: 10/01/2012 14:32 |
PABLO NERUDA
LA SUA VITA IL SUO MONDO LE SUE POESIE
a cura di Tony Kospan
Grande figura della letteratura latino americana contemporanea…
nonché esponente dell’impegno sociale e politico
ma per me, e per tantissimi…,
sopratutto il massimo poetico cantore dell’amore…
I PARTE
In quell’istante ebbero termine i libri, l’amicizia, i tesori senza sosta accumulati, la casa trasparente che tu e io costruimmo: tutto cessò d’esistere, tranne i tuoi occhi. Pablo Neruda
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Iniziamo a parlare di questo autore mitico
cercando prima di conoscerlo attraverso
una sua breve
BIOGRAFIA
Nacque, col nome di Neftalì Ricardo Reyes, a Parral nel sud del Cile nel 1904 in una famiglia modesta.
Fu, dopo un mese dalla nascita, abbandonato dalla madre e la sua infanzia fu difficile per i contrasti col padre… che avversava il suo amore per la scrittura.
Ebbe però la fortuna d’aver come insegnante Gabriela Mistral, futura Premio Nobel, che ne incoraggiò la passione letteraria.
Il suo primo articolo – ENTUSIASMO E PERSEVERANZA – scritto all’età di 13 anni fu pubblicato sul giornale locale IL DOMANI e nel 1920 scelse lo pseudonimo, con cui oggi lo conosciamo, in onore del poeta cecoslovacco Jan Neruda (1834-1891) cantore della povera gente….
L’anno dopo si trasferì a Santiago.
Neruda a 20 anni
Nel 1923 a 19 anni il suo primo libro "CREPUSCOLARIO" che riscosse subito consensi negli ambienti culturali cileni… al quale seguirno altri.
Ma si sa che la scrittura raramente arricchisce… per cui nel 1927 intraprese per necessità la carriera diplomatica e fu inviato in Birmania… dove sposò l’olandese Maryka Antonieta Hagenaar Vogelzang.
Nel frattempo non smetteva di scrivere poesie… e di sperimentare nuove tecniche espressive come la poesia surrealista.
Trasferito in Spagna vi incontrò Garcia Lorca (altro immenso poeta ed altro mio mito), Rafael Alberti ed altri grandi scrittori.
La morte della figlia in tenera età portò in crisi il suo matrimonio… ed iniziò la sua storia d’amore con Delia del Carril di vent’anni più grande di lui.
La visione dei soprusi di cui era spettatore nella Spagna di Franco, soprattutto dopo l’uccisione di Garcia Lorca, lo portò ad abbracciare idee marxiste e di sinistra.
Nel 1943 visitò il Machu Picchu e rimase affascinato dalla cultura Inca.
Da ciò nacquero libri e poesie come questa:
PREGHIERA AL SOLE
Padre Viracocha, tu che dici: “E giorno sia”; tu che dici: “Che albeggi e vi sia luce”; fa’ che in pace e libero tuo figlio il Giorno inceda, affinché l’uomo, tua creatura, sia illuminato.
Padre Viracocha, così come il re del giorno splende in pace e libero, anche la Luna, posta da te nella notte, illumini. Non abbia alcun male, alcun dolore. Donale pace e libertà.
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Nel 1945 fu eletto senatore del Cile e la sua carriera politica fu un alternarsi di successi e delusioni… fino ad esser costretto, dal voltafaccia del Presidente Videla, all’esilio… in Argentina prima, e poi in Europa, Russia e Messico.
Fu in quest’ultima nazione che conobbe Matilde Urrutia, una cantante cilena, con cui iniziò una relazione e che anni dopo sposò.
Fu la sua ultima compagna... e forse la vera donna della sua vita.
Matilde Urrutia
Nel 1952 soggiornò a Capri ospite nella villa di Edwin Cerio.
(Qui è ambientato il noto film IL POSTINO con Massimo Troisi nato dal libro IL POSTINO DI NERUDA di Antonio Skameta.)
A seguito del crollo della Presidenza Videla, per corruzione, tornò in Cile e riprese la sua attività politica..
avversata però in ogni modo dalla CIA…
Nel 1956 venendo a conoscere gli orrori di Stalin cambiò molte idee e si pentì d’aver inneggiato al dittatore sovietico… ma rimase ancorato a visioni marxiste.
Visse allora tra politica e letteratura girando tra difficoltà e successi per le Americhe.
Fu anche proposto per la Presidenza del Cile.
Nel 1971 ottenne il PREMIO NOBEL e fu festeggiato alla grande nello stadio di Santiago.
Neruda al ritiro del Premio Nobel
Morì ufficialmente per malattia nel 1973 ma le vere circostanze non sono mai state chiarite.
Della sua opera oggi giganteggiano non tanto le sue opere politiche o sociali, che tanto amava..., ma soprattutto la poesia d’amore… che con lui raggiunge vette incredibili… pur con l'uso... magico uso... di una terminologia naturale e semplice.
Ma avremo modo di leggerne diverse… di seguito… nella II PARTE.
Intanto asscoltiamo la sua famosa poesia
"POSSO SCRIVERE I VERSI PIU’ TRISTI STANOTTE"
in questo video
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TONY KOSPAN
FINE I PARTE... CONTINUA…
POESIE?
UN MODO DIVERSO DI VIVERLE
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La poetica di Neruda spazia
dal senso di vicinanza alla natura... all'impegno sociale e politico,
dalla difesa del sud del mondo... all'amore in ogni suo aspetto.
Negli ultimi anni però si avvicinò anche
a temi morali e sul senso della vita.
NERUDA LA SUA POETICA D'AMORE
ED ALCUNE POESIE
a cura di Tony Kospan
II PARTE
Qui parleremo della sua poetica d'amore... che poi non è quella che apprezzava di più... essendo convinto che le sue poesie più importanti fossero quelle di natura sociale....
Invece sono proprio le poesie d'amore che lo fanno ritenere oggi uno dei più grandi poeti in assoluto ed in particolare... il più grande cantore dell'amore... .
Qui parleremo proprio della sua poetica dell'amore.
Amore che lui canta in ogni suo aspetto… e senza confini… se non quelli... umani...
L’amore da vivere in modo intenso… totale… asssoluto... per un’ora… per un giorno o per la vita…
I suoi versi non mostrano parole raffinate o sublimi nè paroloni… tantomeno contorsioni da decifrare... ma vocaboli semplici… naturali a volte perfino umili… eppure però capaci di donarci nell’armonia e musicalità dei versi e dei concetti espressi… grandiose coinvolgenti emozioni…
Tuttavia non possiamo per un attimo dare uno sguardo anche alla sua tematica poetica complessiva.
Egli appare nei suoi versi un osservatore della la vita umana nei suoi vari aspetti… con passione, intensità ed in modo quasi incantato.
Ma è proprio "cantando" la "normalità" del vivere che i suoi versi acquistano significati universali.
Infatti viene da molti definito anche... "Il profeta dell'Uomo"...
Certo l’ideale sarebbe leggere le sue poesie in originale per coglierne al massimo la musicalità… – nonostante la massima libertà metrica – ma ritengo che la lettura in italiano non la danneggi poi molto vista la vicinanza linguistica con lo spagnolo.
Tornando alla sua poetica d’amore essa è caratterizzata anche da un ritmo incalzante che ci prende… ci avvolge… ci coinvolge… ci prende l’anima… con stupore e calore.
Neruda non ha alcuna remora a mostrare, quasi denudandosi, il suo temperamento caldo e passionale.
Stupisce infine questo suo cantare l’amore in modo sempre giovanile ed emozionante nonostante le grandi e gravi vicissitudini della sua vita…
Ma passiamo dalla teoria alla ... pratica... leggendo alcune sue poesie d’amore… da me scelte per questa occasione... (tralasciando in questa sede quelle di genere più erotico che saranno eventualmente oggetto di un post ad hoc) alle quali mi piacerebbe che voi ne aggiungeste altre dal suo vastissimo repertorio.
Tony Kospan
E’ OGGI
E’ oggi: tutto l’ieri andò cadendo entro dita di luce e occhi di sogno, domani arriverà con passi verdi: nessuno arresta il fiume dell’aurora. Nessuno arresta il fiume delle tue mani, gli occhi dei tuoi sogni, beneamata, sei tremito del tempo che trascorre tra luce verticale e sole cupo, e il cielo chiude su te le sue ali portandoti, traendoti alle mie braccia con puntuale, misteriosa cortesia. Per questo canto il giorno e la luna, il mare, il tempo, tutti i pianeti, la tua voce diurna e la tua pelle notturna
IL TUO SORRISO
Toglimi il pane, se vuoi, toglimi l’ aria, ma non togliermi il tuo sorriso. Non togliermi la rosa, la lancia che sgrani, l’acqua che d’ improvviso scoppia nella tua gioia, la repentina onda d’argento che ti nasce. Dura è la mia lotta e torno con gli occhi stanchi, a volte, d’ aver visto la terra che non cambia, ma entrando il tuo sorriso sale al cielo cercandomi ed apre per me tutte le porte della vita. Amore mio, nell’ ora più oscura sgrana il tuo sorriso, e se d’ improvviso vedi che il mio sangue macchina le pietre della strada, ridi, perché il tuo riso sarà per le mie mani come una spada fresca. Vicino al mare, d’autunno, il tuo riso deve innalzare la sua cascata di spuma, e in primavera, amore, voglio il tuo riso come il fiore che attendevo, il fiore azzurro, la rosa della mia patria sonora. Riditela della notte, del giorno, delle strade contorte dell’isola, riditela di questo rozzo ragazzo che ti ama, ma quando apro gli occhi e quando li richiudo, quando i miei passi vanno, quando tornano i miei passi, negami il pane, l’aria, la luce, la primavera, ma il tuo sorriso mai, perché io ne morrei.
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XLIV SONETTO
Saprai che non t’amo e che t’amo perché la vita è in due maniere, la parola è un’ala del silenzio, il fuoco ha una metà di freddo. Io t’amo per cominciare ad amarti, per ricominciare l’infinito, per non cessare d’amarti mai: per questo non t’amo ancora. T’amo e non t’amo come se avessi nelle mie mani le chiavi della gioia e un incerto destino sventurato. Il mio amore ha due vite per amarti. Per questo t’amo quando non t’amo e per questo t’amo quando t’amo.
da Cento sonetti d’amore
XVII SONETTO
Non t’amo come se fossi rosa di sale, topazio o freccia di garofani che propagano il fuoco: t’amo come si amano certe cose oscure, segretamente, tra l’ombra e l’anima. T’amo come la pianta che non fiorisce e reca dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori; grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo il concentrato aroma che ascese dalla terra.
T’amo senza sapere come, né quando, né da dove, t’amo direttamente senza problemi né orgoglio: così ti amo perché non so amare altrimenti che così, in questo modo in cui non sono e non sei, così vicino che la tua mano sul mio petto è mia, così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.
da Cento sonetti d’amore
XLVIII SONETTO
Due amanti felici fanno un solo pane, una sola goccia di luna nell’erba, lascian camminando due ombre che s’unisco, lasciano un solo sole vuoto in un letto. Di tutte le verità scelsero il giorno: non s’uccisero con fili, ma con un aroma e non spezzarono la pace né le parole. E’ la felicità una torre trasparente. L’aria, il vino vanno coi due amanti, gli regala la notte i suoi petali felici, hanno diritto a tutti i garofani. Due amanti felici non hanno fine né morte, nascono e muoiono più volte vivendo, hanno l’eternità della natura.
da Cento sonetti d’amore
IL RAMO RUBATO
Nella notte entreremo a rubare un ramo fiorito. Passeremo il muro, nelle tenebre del giardino altrui, due ombre nell'ombra. Ancora non se n'è andato l'inverno, e il melo appare trasformato d'improvviso in cascata di stelle odorose. Nella notte entreremo fino al suo tremulo firmamento, e le tue piccole mani e le mie ruberanno le stelle. E cautamente nella nostra casa, nella notte e nell'ombra, entrerà con i tuoi passi il silenzioso passo del profumo e con i piedi stellati il corpo chiaro della Primavera.
SETE DI TE M’INCALZA
Sete di te m’incalza nelle notti affamate. Tremula mano rossa che si leva fino alla tua vita. Ebbra di sete, pazza di sete, sete di selva riarsa. Sete di metallo ardente, sete di radici avide. Verso dove, nelle sere in cui i tuoi occhi non vadano in viaggio verso i miei occhi, attendendoti allora. Sei piena di tutte le ombre che mi spiano. Mi segui come gli astri seguono la notte. Mia madre mi partorì pieno di domande sottili. Tu a tutte rispondi. Sei piena di voci. Ancora bianca che cadi sul mare che attraversiamo. Solco per il torbido seme del mio nome. Esista una terra mia che non copra la tua orma. Senza i tuoi occhi erranti, nella notte, verso dove. Per questo sei la sete e ciò che deve saziarla. Come poter non amarti se per questo devo amarti. Se questo è il legame come poterlo tagliare, come. Come, se persino le mie ossa hanno sete delle tue ossa. Sete di te, sete di te, ghirlanda arroce e dolce. Sete di te, che nelle notti mi morde come un cane. Gli occhi hanno sete, perchè esistono i tuoi occhi. La bocca ha sete, perchè esistono i tuoi baci. L’anima è accesa di queste braccia che ti amano. Il corpo, incendio vivo che brucerà il tuo corpo. Di sete. Sete infinita. Sete che cerca la tua sete. E in essa si distrugge come l’acqua nel fuoco.
da Il Fromboliere Entusiasta
Ed infine in formato video...
SEI TUTTA SPUME
F I N E
CIAO DA TONY KOSPAN
POESIE?
UN MODO DIVERSO DI VIVERLE??
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De: haiku04 |
Enviado: 29/04/2012 19:23 |
Io t’invito al topazio,
all’alveare della pietra gialla,
alle sue api,
al miele congelato del topazio,
al suo giorno d’oro,
alla famiglia della tranquillità riverberante:
si tratta d’una chiesa minuscola,
stabilita in un fiore,
come ape,
come la struttura del sole,
foglia d’autunno della profondità più gialla,
dell’albero incendiato
raggio a raggio, lampo a corolla,
insetto e miele e autunno
si trasformano nel sale del sole:
quel miele, quel tremito del mondo,
quel frumento del cielo
è lavorato fino a convertirsi
in sole tranquillo, in pallido topazio.
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