Nacque da una povera famiglia di Pellezzano (SA), in uno dei quartieri più popolari della città. Il padre, Michele Gaeta, era barbiere e la madre, Maria della Monica, una casalinga. Il retrobottega della barberia del padre era tutta la loro casa. Un locale dove vivevano molte persone di famiglia. Si sposò nel 1919 con Adelina, figlia di un'attrice molto famosa all'epoca, Leonilde Gaglianone. Dal loro matrimonio nacquero tre figlie; Delia, Italia e Bruna. Non divenne mai ricco poiché assai presto, per esigenze familiari e soprattutto a causa di una grave malattia della moglie, decise di vendere a una casa editrice di Milano i diritti di tutte le sue canzoni, dei quali ricevette, negli anni successivi, solo una piccolissima percentuale. Quando aveva circa dieci anni, un posteggiatore, entrato nel negozio del padre, dimenticò un mandolino, grazie a quello strumento, che prese a strimpellare da solo, iniziò a suonare e iniziò comporre le prime melodie. Apprese poi a suonare bene il mandolino e imparò a leggere la musica da autodidatta. Giovanissimo si impiegò nelle Regie Poste Italiane a Napoliì. Da un incontro con Segre nacque la sua prima canzone in dialetto napoletano, "Cara mamma". La sua attività di poeta iniziò nel 1902 a Genova e a Bergamo. Grazie alla cultura molto varia che si era costruito attraverso la lettura, era in grado di scrivere e pubblicare articoli su vari argomenti. Alla sua notevole cultura letteraria e musicale, unì un carattere generoso e sensibile, il che gli meritò grande stima e affetto da parte di tutti coloro che ebbero modo di frequentarlo. Nel 1918, nella notte del 23 giugno, poco dopo il termine della battaglia del solstizio, in seguito alla resistenza e alla vittoria italiana sul Piave, scrisse di getto i versi e la musica de La leggenda del Piave, che gli procurò subito una grande notorietà. La canzone fu considerata una sorta di inno nazionale, poiché esprimeva la rabbia e l'amarezza per la disfatta di Caporetto e l'orgoglio per la riscossa sul fronte veneto. Egli volle rendere un tributo alla amata Patria: di tutte le medaglie che aveva ricevuto dai comuni interessati, le prime cento le donò "alla Patria", assieme alle fedi nuziali sua e di sua moglie, nel novembre del 1941. Le altre che gli restarono furono poi rubate dopo la sua morte, nel maggio 1974 nella casa di una delle figlie, esclusa la Commenda in oro che gli aveva consegnato il re Vittorio Emanuele ed i gemelli in oro donati dall'ex re Umberto II in occasione del suo settantesimo compleanno. Questi cimeli sono attualmente conservati nella Biblioteca Nazionale di Napoli, Lucchesi Palli, nella sala a lui intitolata e dedicata. Nella sua lunga carriera, scrisse oltre 2.000 canzoni e molte di queste le musicò anche. Le sue canzoni hanno fatto parte del repertorio dei maggiori cantanti napoletani di varie generazioni. Si spense il 24 giugno 1961, giorno del suo onomastico. Aveva settantasette anni. In molte città italiane esistono oggi, strade, piazze e scuole che ricordano il poeta E.A. Mario. |