Il suo vero nome era William Millar. Nacque a Glengormley (Irlanda del Nord. Regno Unito), ultimogenito dei nove figli di Martha Boyd e di un camionista canadese, James Alexander Millar, che lavorava a Belfast. Dopo gli studi alla scuola superiore di Ballyclare, frequentò la Hughes Commercial Academy. In Irlanda lavorò per una compagnia di assicurazioni e per un’agenzia di viaggio. Nel frattempo si era avvicinato al teatro, recitando in compagnie semi-professioniste. Successivamente in una compagnia all'Ulster Theatre Group in cui ebbe ruoli da protagonista per tre anni. Lavorò anche saltuariamente alla radio prima di trasferirsi a Londra a tentare il salto di qualità nella propria carriera teatrale. A Londra si ammalò durante la grande epidemia d’influenza del 1952 tanto da rischiare la vita. Inoltre, lavorò poco come attore, tanto da essere costretto ad accettare lavori come quelli di cameriere in un bar, usciere al Teatro Odeon e persino di musicista di strada. Tra il 1954 e il 1955 apparve anche in piccoli ruoli o come comparsa in tre film inglesi. Il grande attore Sir Michael Redgrave lo scoprì proprio al Teatro Odeon e lo fece entrare nella Windsor Repertory Company. Stephen Boyd recitò anche alla televisione inglese, in spettacoli di prosa della BBC. Bellissimo, virile, atletico (era alto 1,83 m), nel 1956 ottenne un contratto di sette anni con la 20th Century-Fox di Hollywood. In quello stesso anno recitò nel suo primo film americano, “L’uomo che non è mai esistito”. William Wyler fu tanto colpito dalla performance di Boyd da chiedere alla Fox di cederglielo per farlo recitare nel proprio successivo film: fu così che Stephen ottenne il ruolo per il quale è ancora oggi ricordato in tutto il mondo, quello di Messala nell’intramontabile “Ben Hur” (1959), film vincitore di 11 premi Oscar! Per “Ben Hur” Stephen, a 28 anni, ebbe anche un Golden Globe ed una nomination all’Oscar. Tuttavia, già prima di interpretare “Ben Hur”, Stephen aveva preso parte a film americani di successo come “L’isola nel sole” (1957), “Bravados” (1958), “Ossessione di donna” (1959), “Donne in cerca d’amore” (1959). Allo scadere del suo contratto con la Fox, Boyd decise di lavorare come “free-lance”, cioè senza più legarsi ad una Major hollywoodiana. Da quel momento lavorò molto in Europa (in Inghilterra, ma anche in Italia e Spagna) in numerosi film che, dal 1968 in avanti, diventarono sempre meno significativi. Tra i migliori, tutti risalenti agli anni Sessanta, citiamo almeno “L’ispettore” (G.B., 1962), “Venere imperiale” (Italia-Francia, 1963), “Il terzo segreto” (G.B., 1964), “La caduta dell’Impero Romano” (USA-Italia, 1964), “Gengis Khan il conquistatore” (G.B., 1965), “Tramonto di un idolo” (USA, 1966,eron), “Il papavero è anche un fiore” (1966), “Viaggio allucinante” (USA, 1966), “La Bibbia” (USA, 1966). Boyd diceva di sé: “Hanno tentato di fare di me un protagonista, ma io non lo sono. Ed ancora: “Tutta la mia vita è stata nel mondo dello spettacolo. Mi piace vedere la gente sorridere. Quando qualcuno ride, viene fuori la sua anima”. Si rammaricava, inoltre, di non essersi dedicato abbastanza al teatro, troppo preso com’era dal cinema. Il 30 agosto 1958 Stephen Boyd sposò la produttrice italiana Mariella di Sarzana, ma il matrimonio non durò neppure un mese, terminando col divorzio già il 23 settembre. La sua seconda moglie fu l’inglese Elizabeth Mills, che aveva conosciuto nel 1955 e che lo aveva seguito negli USA alla fine degli anni Cinquanta. Elizabeth fu l’assistente personale e la segretaria di Stephen per anni prima che i due si sposassero nell’estate del 1976. Dopo aver concluso le riprese del film inglese “The Squeeze”, il 2 giugno 1977 Stephen Boyd morì d’infarto mentre giocava a golf al Porter Valley Country Club, a Northridge, in California. Non aveva neppure 46 anni. Fu sepolto all’Oakwood Memorial Park di Chatsworth, in California. |