La preghiera di un politico (onesto)
Ho quasi paura, Signore,
a dire che mi occupo di politica.
Paura, ma non vergogna.
Quando ho iniziato a percorrere questa strada
sapevo che non sarebbe stata facile,
sapevo che sarei stato esposto a critiche,
e sapevo anche che non avrei risolto
tutti i problemi del mio paese.
Ero un ottimista,
con i piedi per terra,
con tanti sogni in tasca
e il proposito di non scendere
a compromessi.
Mai.
Oggi sono lo stesso uomo,
ma ho paura
perché quello che puzza d'inganno,
un servizio in sospetto di furto.
Eppure so che non è così.
Non è così per tutti.
Lo so per me
e per i tanti
- alleati e avversari -
che senza apparire,
senza fare carriera,
senza succhiare privilegi,
le mani se le sono consumate
ma non sporcate.
Ho paura,
perché il nome della politica
è infangato ogni giorno
e il bene comune
ha lasciato il posto
all'interesse privato,
all'arrivismo di piazza,
al consenso usa e getta.
Forse anche Tu, Signore,
sospetti di me?
Credo di no.
Tu mi scruti e mi conosci.
Sai distinguere i cuori
e non confonfi il bene col male.
Per questo, con fiducia
e un significativo rimasuglio
di ottimismo,
ti chiedo di farmi vincere
non le elezioni,
ma la mia tentazione di arrendermi.
Donami il tuo coraggio, Signore,
per mettermi al servizio dei fratelli.
Anche oggi,
anche domani.
Fino a quando Tu vorrai.
A m e n