Dopo aver collaborato, con gli altri militari della sua stazione, alla lotta partigiana, l'11 agosto 1944 era passato definitivamente in clandestinità, insieme a due suoi commilitoni, Alberto La Rocca e Vittorio Marandola, per unirsi alle forze partigiane. Saputo che per questo loro gesto i tedeschi minacciavano di fucilare 10 ostaggi civili se non si fossero consegnati, per salvare quegli innocenti e consci delle conseguenze del loro gesto si presentarono ai tedeschi, che li sottoposero a fucilazione. Per questo loro gesto, i tre ragazzi vengono ricordati come i Martiri di Fiesole.
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Medaglia d'oro al valor militare alla memoria |
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«Durante la dominazione nazifascista, teneva salda la tradizione di fedeltà alla Patria, prodigandosi nel servizio ad esclusivo vantaggio della popolazione e partecipando con grave rischio personale all'attività del fronte clandestino. Pochi giorni prima della liberazione, mentre già al sicuro dalle ricerche dei tedeschi, si accingeva ad attraversare la linea di combattimento per unirsi ai patrioti, veniva informato che il Comando germanico aveva deciso di fucilare dieci ostaggi nel caso che egli non si fosse presentato al comando stesso entro poche ore. Pienamente consapevole della sorte che lo attendeva, serenamente e senza titubanze la subiva perché dieci innocenti avessero salva la vita. Poco dopo affrontava con stoicismo il plotone di esecuzione tedesco e, al grido di « Viva l'Italia! », pagava con la sua vita il sublime atto d'altruismo. Nobile esempio di insuperabili virtù militari e civili.» — Fiesole, 12 agosto 1944 |
Nel novembre del 1986 papa Giovanni Paolo II pregò sui piedi del monumento che ricorda l'episodio e disse:
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« Dobbiamo grande riconoscenza a coloro che, come questi giovani, sanno offrire la propria vita per la libertà, per la pace e per la giustizia. » |
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