Beati, dice Gesù di quelli che noi consideriamo infelici.
Per noi è beato il ricco, il potente, chi è onorato, vale chi ha, chi può, chi conta. Per Gesù è beato il povero, chi è umile e disprezzato: vale chi non ha, chi non può e chi non conta.
E' un capovolgimento completo senza possiblità di fraintendersi: o ci sbagliamo noi, o si sbaglia lui!
Per lui sono benedetti quelli che noi riteniamo "maledetti", sfortunati; maledetti quelli che noi riteniamo "benedetti", fortunati.
Queste parole hanno una carica rivoluzionaria unica: capovolgono il mondo e i suoi principi. Gesù si congratula con gli svantaggiati perché hanno un grande vantaggio: Dio è per loro, con loro, uno di loro! L'origine della beatitudine, ovviamente, non è quello star male, ma è la "giustizia di Dio", che non "dà a ciascuno il suo", ma secondo il bisogno, privilegiando chi ha di meno.