Stavolta sotto la lente dissacrante della Luciana nazionale
finiscono gli "amati - odiati" artigiani...
LUCIANA E GLI... ARTIGIANI...
Ho un'impellenza. E non si tratta di pipì. Devo urgentemente conoscere degli artigiani. Due, quattro, sette, dodici, venticinque. Più ce n'è meglio è. Segnalatemeli. Che mi si presenti un esercito di artigiani, tutti in casa, li accoglierò a braccia aperte. Basta solo che siano singles, perché dopo averli sfruttati il giusto voglio fare anche una buona azione: appiopparli uno per uno alle mie amiche spaiate.
Ma sì... signorinelle pallide, cambia il vento: non fatevi sorprendere sottocoperta. Adeguatevi ai nuovi trend. Smettetela di sbavare dietro agli ingegneri sfigati, che dopo 20 anni di esami all'università e concorsi statali si trovano ad elemosinare ancora un impiego stabile alle soglie della pensione. Piantatela di ostinarvi con i liberi professionisti, che saranno anche liberi ma cambiano mestiere con la frequenza con cui si cambiano le mutande.
E già che ci siete state alla larga dagli avvenenti rappresentanti di quisquilie dall'occhio languido e dalle tasche vuote. Qui, per garantirsi un futuro solido, ci vogliono loro: gli artigiani. I nuovi ricchi. Gli imbianchin. I tubista. I tapisè. Quelli che cambiano le guarnisiun. (All'artigiano si parla sempre in piemontese: se poi Pasquale, Carmine, Salvatore non capiscono una fava, pasiensa). Gli imperatori supremi dell'artigianato planetario sono i minusiè. I mastri geppetti. I falegnami.
Quelli che ti fanno il mobile su misura. Malleabili come il legno che piallano. Tempi d'attesa di un intervento chirurgico, parcella uguale a quelle del chirurgo medesimo. Domanda gentilissima tua: «Tanto per sapere, quanto ci mette?». Risposta irritatissima sua: «Ci metto il tempo che ci vuole». Intenzione di senso: «Ti conviene non rompermi le palle sennò 'sta merda di scaffale te lo consegno quando avrai già traslocato da un'altra parte. E se non ti va bene, va a comprarti la libreria all'Ikea».
Perché qui sta il punto: l'artigiano sa perfettamente che è uno dei pochi ad artigianare ancora in questa valle di lacrime, conosce il potere che ha e per questo fa quel che vuole. Un duce. Dice «vengo domani» e arriva tre giorni dopo. Ma minchia. Se io dico a TorinoSette: ti consegno l'articolo domani, e poi lo spedisco 48 ore dopo, Ferraris mi licenzia.
Come mai per te che sei elettricista, idraulico, antennista vale tutto? Perché io devo stare ad aspettarti giorni interi come se avessi solo quello da fare? Senza contare che poi quando arrivi, testolina mia ripiena di niente, non hai mai quello che ti serve. Avete fatto caso? Quando finalmente l'artigiano si prostra come un mullah in ginocchio davanti alla lavatrice per cambiar la guarnizione, si accorge che non ha quella giusta. Mai. Gliene manca sempre un pezzo.
Ma santa creatura, cosa ti porti dietro in quel baule? L'occorrente per il pic-nic? Questa volta non mi scappi. Ti lego col nastro isolante e a prendere la guarnizione ci vado io.
Alla prossima...
da Tony Kospan
IL GRUPPO DEGLI ARTISTI
E DI CHI AMA L'ARTE