Gino Severini - Madame M.S. 1915 (1913)
MANIFESTO E CARATTERISTICHE
Come accennavamo nel primo post dedicato al Manifesto fondante del Futurismo la corrente si estende in tutte le discipline artistiche.
Iniziamo dalla pittura che ebbe anch'essa un suo manifesto... anzi... più manifesti.
Il primo, dell'11 febbraio 1910, fu redatto da Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo, Gino Severini e Giacomo Balla che poi furono tra i più grandi pittori futuristi.
Ecco sulla pittura... certo la regina delle arti futuriste, quanto a numero ed importanza di opere, qual'è il programma che i manifesti annunciano:
un assoluto rifiuto del tradizionale modo di dipingere per giungere ad un ampio rinnovamento sia mediante nuove tecniche (come ad esempio il collage molto usato ad es. dal Boccioni), che con l'esaltazione del movimento, delle macchine e della modernità in genere.
Balla – Bambina che corre sul balcone
Leggiamo però sul punto questo significativo passo del manifesto del 1911:
"Tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido. Una figura non è mai stabile davanti a noi, ma appare e scompare incessantemente. Per la persistenza delle immagini nella retina, le cose in movimento si moltiplicano, si deformano, susseguendosi, come vibrazioni, nello spazio che percorrono.
Così un cavallo da corsa non ha quattro gambe: ne ha venti, e i loro movimenti sono triangolari."
Il tutto, per la "filosofia" della corrente, deve avvenire nell'ambito di una ricerca che anticipi il futuro.
In verità la nascente pittura futurista risente molto di quella della corrente cubista, anch'essa nata anch'essa Parigi (Mont Martre) solo 2 anni prima (1907).
Luigi Russolo - La rivolta - 1911
Ma mentre Il cubismo scompone un oggetto e poi lo ricompone in una nuova forma o prospetto il futurismo interseca diverse cose tra loro ed inoltre mentre il tempo nel cubismo è statico nel futurismo è accelerato... veloce.
Ed è proprio la velocità... simbolo della modernità... il principale carattere che gli artisti vogliono dare alle loro opere.
Come?
Boccioni - La città che sale - (New York - Museum of Modern Art)
"Nei quadri futuristi, la velocità si traduceva in linee di forza rette che davano l’idea della scia che lasciava un oggetto che correva a grande velocità. Mentre in altri quadri, soprattutto di Balla, la sensazione dinamica era ricercata come moltiplicazione di immagini messe in sequenza tra loro. Così che le innumerevoli gambe che compaiono su un suo quadro non appartengono a più persone, ma sempre alla stessa bambina vista nell’atto di correre («Bambina che corre sul balcone»)."