De: lucy46 (Mensaje original) |
Enviado: 18/03/2013 17:01 |
Walter Tobagi
All'età di otto anni la famiglia si trasferì a Bresso, vicino a Milano, poiché il padre Ulderico era un ferroviere. La sua carriera di giornalista cominciò al ginnasio, come redattore de La zanzara, il celebre giornale del Liceo Parini di Milano. Dopo il liceo, Tobagi entrò giovanissimo all'Avanti! di Milano, ma vi rimase solo pochi mesi per poi passare al quotidiano cattolico Avvenire. Sia all'Avanti! sia all'Avvenire si occupava di argomenti diversi, ma andava sempre più definendosi il suo interesse prioritario per i temi sociali, per l'informazione, per la politica e il movimento sindacale, a cui dedicava molta attenzione anche nel suo lavoro «parallelo», quello universitario e di ricercatore. La prima inchiesta ampia pubblicata su Avvenire fu sul movimento studentesco a Milano: quattro puntate di storia, analisi, opinioni sui gruppuscoli e sulle lotte del movimento degli studenti in quegli anni: un'inchiesta che costituì la «base» per un più organico e ampio lavoro pubblicato nel 1970 col titolo Storia del movimento studentesco e dei marxisti-leninisti in Italia. Ma Tobagi non trascurava neppure i temi economici: si misurò con inchieste in diverse puntate sull'industria farmaceutica, la ricerca, la stampa, l'editoria, ecc. Tuttavia, l'impegno maggiore Tobagi lo dedicò alle vicende del terrorismo, a cominciare dalla morte di Giangiacomo Feltrinelli e dall'assassinio del commissario Calabresi. Si interessò, inoltre, alle prime iniziative militari delle Br, ai «covi» terroristici scoperti a Milano, al rapporto del questore Allitto Bonanno, alla guerriglia urbana che provocava tumulti (e morti) per le strade di Milano, organizzata dai gruppuscoli estremisti di Lotta continua, Potere operaio, Avanguardia operaia. Analizzando le vicende luttuose del terrorismo risaliva alle origini di Potere operaio, con la galassia delle storie politiche e individuali sfociate in mille gruppi, di cui molti approdati alle bande armate. Tobagi venne ucciso alle 11 di mattina con cinque colpi di pistola da un "commando" di terroristi (Marco Barbone, Paolo Morandini, Mario Marano, Francesco Giordano, Daniele Laus e Manfredi De Stefano), buona parte dei quali figli di famiglie della borghesia milanese. A sparare furono Mario Marano e Marco Barbone. È quest'ultimo a dargli quello che nelle sue intenzioni sarebbe dovuto essere il colpo di grazia: quando Tobagi era ormai accasciato a terra, il terrorista gli si avvicinò e gli esplose un colpo dietro l'orecchio sinistro. In realtà, da come risulta dall'autopsia, il colpo mortale fu il secondo esploso dai due assassini, che colpendo il cuore causò la morte del giornalista. Al processo del 1983 vennero emesse le condanne contro i componenti del commando della Brigata XXVIII marzoche vanno dagli 8 ai 30 anni di prigione, |
|