De: lucy46 (Mensaje original) |
Enviado: 07/05/2013 13:15 |
Commissario della Polizia di Stato nella Questura di Reggio Calabria e poi a Trapani, dove ebbe modo di conoscere Giovanni Falcone. Fu poi Vice Questore Aggiunto in forza presso la Questura di Palermo e il vice dirigente della squadra mobile. Nel 1982 lavorava per le strade di Palermo insieme all'agente Calogero Zucchetto, nell'ambito delle indagini sui clan di Cosa nostra. In una di queste occasioni Cassarà e Zucchetto riconobbero i due killer latitanti Pino Greco e Mario Prestifilippo, ma non riuscirono ad arrestarli perché questi fuggirono. Tra le numerose operazioni cui prese parte, la nota operazione "Pizza Connection", in collaborazione con forze di polizia degli Stati Uniti. Cassarà fu uno stretto collaboratore di Giovanni Falcone e del cosiddetto "pool antimafia" della Procura di Palermo e le sue indagini contribuirono all'istruzione del primo maxiprocesso alle cosche mafiose. Era sposato e padre di tre figli. Fu ucciso dalla mafia nel 1985, all'età di 38 anni. Il 6 agosto 1985, rientrando dalla questura nella sua abitazione di via Croce Rossa a Palermo a bordo di un'Alfetta e scortato da due agenti, scese dall'auto per raggiungere il portone della sua abitazione quando un gruppo di nove uomini armati di fucile AK-47, appostati sulle finestre e sui piani dell'edificio in costruzione di fronte alla sua palazzina, sparò sull'Alfetta. L'agente Roberto Antiochia, che era uscito dall'auto per aprire lo sportello a Cassarà, venne violentemente colpito dagli spari e morì, e Natale Mondo restò illeso (ma sarebbe stato ucciso anch'egli il 14 gennaio 1988). Cassarà, colpito dai killer quasi contemporaneamente ad Antiochia, spirò sulle scale di casa tra le braccia della moglie Laura, accorsa in lacrime dopo aver visto l'accaduto insieme alla figlia dal balcone della propria abitazione. Antonino Cassarà è seppellito nel Cimitero di Sant'Orsola a Palermo. Il 17 febbraio 1995, la terza sezione della Corte d'Assise di Palermo ha condannato all'ergastolo cinque componenti della Cupola mafiosa (Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Bernardo Brusca e Francesco Madonia) come mandanti del delitto.
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Medaglia d'oro al valor civile |
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«Con la piena consapevolezza dei pericoli cui si esponeva, nella lotta contro la feroce organizzazione mafiosa, ispirava, conduceva e sviluppava in prima persona e con eccezionale capacità investigativa una serie di delicate operazioni di polizia giudiziaria che portavano all'identificazione e all'arresto di numerosi fuorilegge. In un proditorio agguato teso davanti alla propria abitazione, veniva colpito da assassini armati di fucili mitragliatori, trovando tragica morte. Alto esempio di attaccamento al dovere spinto fino all'estremo sacrificio della vita.[1]» — Palermo, 6 agosto 1985 |
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