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General: CON L’IDEOLOGIA DI GENERE
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Respuesta  Mensaje 1 de 1 en el tema 
De: giulipippi  (Mensaje original) Enviado: 02/08/2013 11:29
CON L’IDEOLOGIA DI GENERE 
IL DIBATTITO è CHIUSO 
di Roberto Marchesini* 
Il titolo proposto è molto stimolante, in entrambe le 
sue parti. Cominciamo dalla prima: sesso o genere? 
Il problema del genere, il nocciolo dell'ideologia di 
genere che papa Benedetto ha definito con una 
espressione eccezionale “una rivoluzione antropologica” 
(Discorso in occasione della presentazione degli auguri 
natalizi alla Curia romana, 21/12/2012), sta proprio in 
quella “O”. Il termine “genere” è stato introdotto in 
campo sessuologico (Money, Stoller) proprio per 
separare la sessualità biologica (il sesso) da quella 
psicologica, sociale, relazionale, identitaria (il genere). 
Credo che non ci sia nulla di male nella parola “genere” 
di per sé: è solo uno strumento concettuale in più a 
nostra disposizione per descrivere la realtà. A livello 
clinico, ad esempio, è utile distinguere i problemi di 
identità sessuale (“Sono maschio? Sono femmina?”) da 
quelli dell'identità di genere (Sono un uomo? Sono un 
uomo come gli altri? Il mondo maschile è il mio 
mondo?”). Sesso e genere sono due cose diverse, è vero, 
ma assolutamente legate ed interdipendenti. 
Credo che gli strumenti migliori per capire il rapporto 
tra sesso e genere (“Natura o cultura?”) ci siano stati 
forniti dal filosofo greco Aristotele. Aristotele parlava 
dell'uomo come “sinolo” (unione inscindibile) di materia 
e forma. Bene, per quanto riguarda la sessualità, il sesso 
attiene alla materia e il genere alla forma, quindi sono 
assolutamente inscindibili (pena la distruzione 
dell'uomo). Potremmo anche, e sarebbe ancora meglio, 
utilizzare i concetti di “potenza” e “atto”. Il sesso ci è 
assegnato dalla nascita, è indicato in ogni cellula del 
nostro corpo (“Maschio e femmina li creò”, Gn 1, 27); il 
genere (diventare uomini e donne) è invece il 
compimento di quel progetto assegnato al momento del 
nostro concepimento. Il genere – l'”atto” – è il 
compimento del sesso – la “potenza”. Dunque “sesso E 
genere”, legati da un rapporto specifico. L'ideologia di 
genere – e qui sta il vero problema – predica l'assoluta 
indipendenza tra sesso e genere: sesso e genere non 
hanno nulla a che fare l'uno con l'altro e quindi è 
possibile che tra loro si sviluppi un conflitto (“sesso O 
genere”). Questo conflitto potrà vedere talvolta sconfitto 
il sesso (come nel caso del transessualismo) o il genere 
(come nel caso dell'omosessualità) a seconda della 
preferenza del soggetto. Riassumo: il nocciolo 
dell'ideologia di genere non consiste nell'utilizzo della 
parola “genere”, ma nella assoluta indipendenza (che 
può diventare addirittura contrapposizione) tra sesso e 
genere. Credo che aderire a questa contrapposizione 
(“sesso O genere”) sia, in qualche modo, una adesione 
all'ideologia di genere. 
Sesso e genere non sono contrapposti, ma intimamente 
uniti e connessi da un rapporto particolare. Veniamo ora 
alla seconda parte del tema: “Un dibattito aperto”. Non 
credo che sia possibile un dibattito tra una antropologia 
aristotelico-tomista (sulla quale è costruita l'immagine 
occidentale di uomo) e l'ideologia di genere. Non è 
possibile perché queste due antropologie non hanno un 
linguaggio comune con il quale parlarsi; mancano 
dunque gli elementi essenziali di un dibattito. Da una 
parte abbiamo il concetto di ragione, di entelechia, di un 
universo armonico nel quale regna un ordine, di fronte 
al quale l'uomo è chiamato ad un atteggiamento 
contemplativo; abbiamo il principio di non 
contraddizione, esiste una verità oggettiva (anche se non 
ci appare in tutta la sua interezza) di fronte alla quale 
l'uomo è chiamato a riconoscere il proprio limite. 
L'ideologia di genere ha tutte le caratteristiche 
dell'ideologia che io, scherzando ma non troppo, 
assimilo a quelle del delirio: resiste ad ogni prova dei 
fatti e tentativo di convincimento. Per aderire 
all'ideologia di genere è necessario fare tabula rasa di 
duemila e passa anni di filosofia antropologica, 
dell'intera biologia umana, della caratteristica 
specificamente umana di chiedersi “Perché?” e 
individuare un fine alle cose. Basterebbe parlare degli 
effetti psicologici del testosterone per far saltare 
l'ideologia di genere, ma faccio un esempio più terra terra.
L'ideologia di genere, tra le varie bizzarrie, chiede 
l'eliminazione degli orinatoi a parete. Fare la pipì in 
piedi, sostengono gli attivisti del genere, sarebbe un 
gesto sessista che discrimina gli uomini dalle donne e 
rappresenta una affermazione del potere maschile. 
Poiché (come tutto ciò che attiene al sesso e non è 
biologico) fare la pipì in piedi è un atteggiamento 
costruito socialmente sulla base di una lotta di potere tra 
maschi e femmine, esso deve essere combattuto. Bene, 
io ho una cagnolina, Gnugna, e fa la pipì accovacciata. Il 
suo amico Spillo è un maschietto e fa la pipì alzando al 
zampa. Posso assicurare chiunque che né io, né i 
proprietari di Spillo abbiamo insegnato ai nostri cani a 
fare la pipì in questo modo sessista. Come la mettiamo 
con la costruzione sociale dei comportamenti di genere? 
Il fatto è questo: Money ha inventato quest'uso della 
parola “genere” per giustificare i mostruosi esperimenti 
che lui ed i suoi collaboratori praticavano presso la John 
Hopkins University (vedasi il caso dei fratelli Reimer); le 
femministe radicali, che tanto hanno contribuito alla 
diffusione a livello istituzionale dell'ideologia di genere, 
hanno trovato uno strumento teorico che giustifica il 
loro lesbismo (Simone de Beauvoir, Shulamite 
Firestone, Grace Atkinson, Anne Koedt, Monique Wittig, 
Gayle Rubin, Judith Butler...); le istituzioni 
sovranazionali utilizzano questo “pensiero” per 
distruggere la civiltà giudeo-greco-cristiana... 
L'ideologia di genere è semplicemente strumentale:
nessuno dei suoi attivisti è minimamente interessato a 
scoprire la realtà (cioè ad applicare un'ermeneutica 
scientifica), ma a stravolgerla per adeguarla ai propri 
desideri. Che dibattito può esserci con un tale delirio? 
Con quale fine? Su quale base, visto che essi negano il 
principio di non contraddizione (il genere è socialmente 
costruito; l'orientamento sessuale attiene al genere; però 
l'orientamento omosessuale è “naturale”...)? Con quali 
strumenti, visto che il metodo scientifico non è 
applicabile all'ideologia di genere (i suoi attivisti non 
sono in grado di portare una sola prova a dimostrazione 
delle loro affermazioni; quindi di cosa si può 
discutere?)? Infine: il dibattito, anche se fosse possibile, 
non sarebbe comunque aperto. Il dibattito è chiuso, 
finito ancora prima di cominciare. La nostra società ha 
accettato passivamente e in modo assolutamente 
accondiscendente l'ideologia di genere senza 
minimamente osare metterla in discussione. Da anni 
Stato, Regioni e Provincie hanno ministeri, 
dipartimenti, assessorati alle pari opportunità e nessuno 
ha mai obiettato alcunché, le quote rosa hanno suscitato 
al massimo qualche sorrisino ironico, ma mai una vera 
opposizione ragionata e documentata. Il motivo, a mio 
modesto parere, è che l'ideologia di genere è riuscita a 
penetrare così facilmente nella nostra cultura perché 
quest'ultima ha gradualmente rinunciato al suo sistema 
immunitario costituito, come ho detto, dalla filosofia 
aristotelico-tomista. Non abbiamo conservato, 
tramandato la filosofia che ha costruito la nostra civiltà; 
di essa godiamo i frutti, ma non ci preoccupiamo di 
curarne le radici. 
Fa eccezione, ovviamente, la Chiesa cattolica che con il 
pontificato di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI ha 
instancabilmente messo in guardia dall'avanzare 
dell'ideologia di genere.


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