Questo bellissimo e dolcissimo raccontino giapponese
è, a mio parere ma non solo,
un un vero e proprio sublime brano di prosa poetica,
che ci parla d’un cacciatore di scimmie e
del suo incontro con una scimmia ed il suo piccolo.
Merita proprio d’esser letto…
e penso anche che ci faccia anche
davvero bene al cuore.
LE MANI GIUNTE
Kikuo Takano
Quando la scimmia col suo piccolo in braccio
corre sconvolta ma non fa in tempo
a fuggire, né trova il suo rifugio,
verso chi le punta il fucile
giunge le mani e implora
di lasciarla andare, di salvarla,
piangendo disperata, strofinandosi
le mani con tutte le forze:
Il suo gesto nel chiedere pietà al cacciatore,
è come quello dell’uomo.
Per quanto esperto, il cacciatore di scimmie
non se la sente allora di sparare.
“Su, fuggi, fa presto!” Chiusi gli occhi
scoppia a piangere – così ci racconta.
Sebbene non ricordi più il nome
del vecchio che mi ha raccontato
con amarezza quel suo lugubre lavoro
dicendomi di non volere mai più affrontare,
né in campagna né sui monti,
la tragedia del cacciatore di scimmie,
non posso scordare le mani giunte
della scimmia, quel tremolio di mani
che ad altre somigliano.
(KIKUO TAKANO, da Nel cielo alto, Oscar Mondadori, 2003)
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