Negoziare la propria
fedeltà a Dio è come
negoziare la propria
identità. E a questo
proposito il Pontefice ha
ricordato il libro Il
padrone del mondo di
Robert Hugh Benson, figlio
dell’arcivescovo di
Canterbury Edward White
Benson, nel quale l’autore
parla dello spirito del
mondo e «quasi come fosse
una profezia, immagina cosa
accadrà. Quest’uomo, si
chiamava Benson, si convertì
poi al cattolicesimo e ha
fatto tanto bene. Ha visto
proprio quello spirito della
mondanità che ci porta
all’apostasia». Farà bene
anche a noi, ha suggerito il
Pontefice, pensare a quanto
raccontato dal libro dei
Maccabei, a quanto è
accaduto, passo dopo passo,
se decidiamo di seguire quel
«progressismo
adolescenziale» e fare
quello che fanno tutti. E ci
farà bene anche pensare a
quanto è accaduto dopo, alla
storia successiva alle
«condanne a morte, ai
sacrifici umani» che ne sono
seguiti. E chiedendo «Voi
pensate che oggi non si
fanno sacrifici umani?», il
Papa ha risposto: «Se ne
fanno tanti, tanti. E ci
sono delle leggi che li
proteggono».
Quello che ci deve
consolare, ha concluso il
Pontefice, è che «davanti al
cammino segnato dallo
spirito del mondo, dal
principe di questo mondo»,
un cammino di infedeltà,
«sempre rimane il Signore
che non può rinnegare se
stesso, il fedele. Lui
sempre ci aspetta; lui ci
ama tanto» ed è pronto a
perdonarci, anche se
facciamo qualche piccolo
passo su questo cammino, e a
prenderci per mano così come
ha fatto con il suo popolo
diletto per portarlo fuori
dal deserto.
Papa Francesco