«LA VOSTRA FEDE SIA VIVA»
Diletti Figli e Figlie!
Come sapete, si conclude alla fine di questo mese l’«Anno della Fede», l’anno
che abbiamo dedicato alla memoria del XIX centenario del martirio dei santi
Apostoli Pietro e Paolo, per onorare non solo la loro memoria, ma rinsaldare il
nostro impegno verso l’eredità, che essi, con la parola e col sangue, ci hanno
lasciata, la nostra fede. Resterebbero a Noi ancora molte molte cose da dire su
tale tema, di cui in queste udienze settimanali abbiamo detto qualche fugace
parola. Ne aggiungeremo ancora una, in forma di esortazione, la più ovvia che si
possa fare al riguardo: procurate che la vostra fede sia viva.
Questa raccomandazione fa sorgere una domanda: vi può essere una fede morta?
Sì, purtroppo; vi può essere una fede morta. Ed è chiaro che la negazione della
fede, sia oggettivamente quando sono negate o deliberatamente alterate le
verità, che per fede dobbiamo ritenere, ovvero soggettivamente quando
coscientemente e volontariamente viene meno la nostra adesione al nostro credo,
spegne la fede e con essa la luce vitale e soprannaturale della divina
rivelazione nelle nostre anime. Ma vi è un altro grado negativo rispetto alla
vitalità della fede, ed è quello che priva la fede stessa del suo congenito
sviluppo, la carità, la grazia: il peccato, che toglie la grazia all’anima, può
lasciare sopravvivere la fede, ma inefficiente rispetto alla vera comunione con
Dio, come in letargo. Ricordate le parole di S. Paolo: «Fides quae per
caritatem operatur», la fede operante per mezzo della carità (Gal. 5,
6).
Paolo VI