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FESTE TRADIZIONALI: 8 gennaio San Lorenzo Giustiniani
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De: lucy46  (Mensagem original) Enviado: 08/01/2014 13:37


San Lorenzo Giustiniani
Vescovo

 
Venezia, luglio 1381 - 8 gennaio 1456

Un figlio accattone non è un bel vedere per la nobile famiglia Zustinian o Giustiniani, ornamento della Serenissima. Lui, Lorenzo, arriva a mendicare fin sotto casa. I servi corrono a riempirgli la bisaccia, purché si tolga di lì. Lui accetta soltanto due pani, ringrazia e continua. Il suo scopo non è l’“opera buona” in sé. E’, addirittura, la rigenerazione della Chiesa attraverso la riforma personale di chierici e laici. L’umiliazione del mendicare ha valore di "vittoria sopra sé stessi", di avversione alle pompe prelatizie, di primo passo verso il rinnovamento attraverso la meditazione, la preghiera, lo studio, l’austerità. L’intraprendente e battagliera Venezia del Quattrocento è anche un fervido laboratorio di riforma cattolica, destinato a portare frutti preziosi. Lorenzo Giustiniani è diacono nel 1404, quando si unisce ad altri sacerdoti, accolti nel monastero di San Giorgio in Alga, per vivere in comune tra loro, riconosciuti poi come “Compagnia di canonici secolari”: sono i pionieri dello sforzo riformatore. Sacerdote nel 1407, due anni dopo è già priore della comunità di San Giorgio in Alga. Lorenzo ha scarse doti di oratore, ma “predica” con molta efficacia, da un lato, continuando a girare con saio e bisaccia; e, dall’altro, scrivendo instancabilmente. Scrive per i dotti e per gli ignoranti, trattati teologici e opuscoletti popolari, offrendo a tutti una guida alla riforma personale nel credere e nel praticare. Spinge i fedeli a recuperare il senso di comunione con tutta la Chiesa, anima la fiducia nella misericordia di Dio piuttosto che il timore per la sua giustizia. Nel 1433 arriva la nomina a vescovo, sebbene egli cerchi di evitarla, aiutato dai confratelli di San Giorgio in Alga: ma di lì viene anche papa Eugenio IV, Gabriele Condulmer, che conosce benissimo Lorenzo e non dà retta ai suoi pretesti: la stanchezza, il compito troppo difficile... Eccolo perciò vescovo “di Castello”, dal nome della sua residenza, che è un’isoletta lagunare fortificata, l’antica Olivolo. Nel 1451, poi, Niccolò V sopprime quello che resta del patriarcato di Grado, e dà a Lorenzo Giustiniani il titolo di patriarca di Venezia: il primo. Vengono i tempi duri della lotta contro i Turchi. Nel 1453 cade in mano loro Costantinopoli, e "a Venezia è tutto un pianto, non si sa che fare", come scrive un testimone. Lorenzo Giustiniani va avanti con rigore nell’opera di riforma, inimicandosi qualche volta il Senato, altre volte i preti, e affascinando i veneziani che già lo tengono per santo. Dopo la sua morte, essi ottengono che il suo corpo resti sepolto per sempre nella chiesa di San Pietro in Castello. Lo canonizzerà, nel 1690, papa Alessandro VIII (il veneziano Piero Ottoboni), ma la pubblicazione ufficiale si avrà soltanto con papa Benedetto XIII nel 1727.

Etimologia: Lorenzo = nativo di Laurento, dal latino
Emblema: Bastone pastorale, Portamonete
Martirologio Romano: A Venezia, san Lorenzo Giustiniani, vescovo, che illuminò questa Chiesa con la dottrina dell’eterna sapienza.
Autore: Domenico Agasso



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De: giulipippi Enviado: 08/01/2014 13:39

Mercoledi, dopo l'Epifania


San Severino, abate


8.01.2014

Severino, nato da nobile famiglia romana verso il 410, visse per lungo tempo come eremita in Oriente. Intorno al 454, come ci fa sapere il suo discepolo e biografo, Eugippo, si stabilì sul Danubio, ai confini del Norico e della Pannonia (terra che corrisponde all’odierna Austria e a parte della Iugoslavia e dell’Ungheria) a seguito di un avviso soprannaturale. Da poco erano morti Attila (453) e il generale Ezio, e l’imperatore Valentiniano II era impotente a impedire le scorrerie dei Rugi e di altre tribù barbare, che lasciavano ovunque rovine e carestie. Nel travaglio di questo agitato periodo, Severino si adoperò per soccorrere i poveri e soprattutto i Romani che, restati in queste province, versavano nella miseria e nella desolazione.

Per il suo ardente desiderio di preghiera e solitudine, fondò nella cittadina di Favianis (Mautern), un monastero, dal quale sviluppò un’intensa attività, che andava dalla cura delle anime alle opere caritative e agli interventi politico-nazionali. Uomo di grande personalità, seppe intervenire direttamente nei disordini politici e nei contrasti bellici; piegando gli amici e convincendo al rispetto i nemici, riuscì a pacificare il paese. Ebbe soprattutto a cuore l’esercizio della carità: con i suoi monaci organizzò un’opera sociale di vaste dimensioni per soccorrere i poveri e in particolare i prigionieri.

Nel suo lavoro pastorale egli si adoperò soprattutto per risvegliare e rafforzare la fede, tanto nel clero che nel popolo. Per promuovere la vita religiosa, provvide alla fondazione di nuclei monastici, con regole di vita ben stabilite. Severino morì nel suo monastero a Favianis l’8 gennaio del 482, dopo una breve malattia, e là fu sepolto. Ma quando nel 488 i Rugi, come Severino aveva predetto, cacciarono dalle loro contrade i Romani, i monaci, con le spoglie del loro padre, scesero in Italia. Oggi le sue ossa riposano a Pizzofalcone presso Napoli, insieme al martire Sosso.


chiesadimilano



 
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