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S T O R I A: il 1° re d italia
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Respuesta  Mensaje 1 de 1 en el tema 
De: lucy46  (Mensaje original) Enviado: 17/03/2014 13:05
File:Tranquillo Cremona - Vittorio Emanuele II.jpg
 
 
 
il 1° re d'italia  Vittorio Emanuele II di Savoia
Torino, 14 marzo 1820Roma, 9 gennaio 1878
Il 21 febbraio 1861 la Camera approvò un disegno di legge con il quale Vittorio Emanuele II assunse il titolo di Re d'Italia, assumendone il titolo per sé e per i suoi successori. Vittorio Emanuele II di Savoia è stato l'ultimo re di Sardegna (dal 1849 al 1861) e il primo re d'Italia (dal 1861 al 1878). Dal 1849 al 1861 fu inoltre Principe di Piemonte, Duca di Savoia e Duca di Genova. Gli venne dato l'appellativo di Re galantuomo, appellativo con cui è ricordato tutt'oggi. Egli, coadiuvato dal primo ministro Camillo Benso, conte di Cavour, portò infatti a compimento il Risorgimento nazionale e il processo di unificazione italiana. Per questi avvenimenti viene indicato come "Padre della Patria". Vittorio Emanuele era il primogenito di Carlo Alberto di Savoia, re di Sardegna, e di Maria Teresa d'Asburgo-Toscana. Nacque a Torino nel palazzo della famiglia paterna e trascorse i primi anni di vita a Firenze. Il padre era uno dei pochi membri maschi di Casa Savoia, seppur del ramo cadetto.  Avvenne così la partenza per Firenze, capitale del granducato retto dal nonno materno di Vittorio, Ferdinando III di Toscana. Nel capoluogo toscano venne affidato al precettore Giuseppe Dabormida, che educò i figli di Carlo Alberto ad una disciplina militaresca. Quando, nel 1831, Carlo Alberto fu chiamato a succedere a Carlo Felice di Savoia, Vittorio Emanuele lo seguì a Torino, dove fu affidato al conte Cesare di Saluzzo, affiancato da uno stuolo di precettori. Gli sforzi dei dotti precettori ebbero, però, scarso effetto sulla refrattarietà agli studi di Vittorio Emanuele che, di gran lunga, preferiva dedicarsi ai cavalli, alla caccia ed alla sciabola, oltre che all'escursionismo in montagna. Ottenuto il grado di generale, sposò la cugina Maria Adelaide d'Asburgo-Lorena nel 1842. Ebbe inoltre un'intensa relazione con Laura Bon dalla quale ebbe una figlia, Emanuela (1853) che fu creata dallo stesso Re contessa di Roverbella. Carlo Alberto, acclamato come sovrano riformatore, concessa la costituzione il 4 marzo 1848 e dichiarata guerra all'Austria, apriva intanto il lungo periodo noto come Risorgimento Italiano entrando in Lombardia con truppe piemontesi e italiane accorse in suo aiuto. Gli esiti della prima guerra di indipendenza andarono però assai male: sconfitto il 25 luglio a Custoza e il 4 agosto a Milano negoziò un primo armistizio il 9 agosto. Carlo Alberto inviò il generale Luigi Fecia di Cossato per trattare la resa con l'Austria. Le condizioni furono durissime e prevedevano la presenza di una guarnigione austriaca nelle piazzeforti di Alessandria e di Novara. Carlo Alberto, al cospetto di Wojciech Chrzanowski firmò la sua abdicazione e, con un falso passaporto, riparò a Nizza, da dove partì per l'esilio in Portogallo. La notte stessa, poco prima della mezzanotte, Vittorio Emanuele II si recò presso una cascina di Vignale, dove l'attendeva il generale Radetzky, per nuovamente trattare la resa con gli austriaci, ovvero per la sua prima azione da sovrano. Ottenuta una attenuazione delle condizioni contenute nell'armistizio,   Ma si sarebbe rifiutato di revocare la costituzione, malgrado le pressioni dell'Austria, unico sovrano in tutta la Penisola a conservarla.Dopo la sconfitta di Novara e l'abdicazione di Carlo Alberto si iniziò a definire Vittorio Emanuele II il re galantuomo, che animato da sentimenti patriottici e per la difesa delle libertà costituzionali si oppose fieramente alle richieste di Radetzky.  Vittorio Emanuele prometteva di sciogliere i corpi volontari dell'esercito e cedeva agli austriaci la fortezza di Alessandria ed il controllo dei territori compresi tra il Po, il Sesia e il Ticino, oltre a rifondere i danni di guerra con l'astronomica cifra di 75 milioni di franchi francesi. Il 29 marzo 1849 il nuovo Re si presentò davanti al Parlamento per pronunciare il giuramento di fedeltà e il giorno successivo lo sciolse, indicendo nuove elezioni. I 30.000 elettori che si recarono alle urne il 15 luglio espressero un parlamento troppo "democratico" che si rifiutò di approvare la pace che il Re aveva già firmato con l'Austria. Vittorio Emanuele, dopo aver promulgato il proclama di Moncalieri, con cui si invitava il popolo a scegliere rappresentanti consci della tragica ora dello Stato, sciolse nuovamente il parlamento, per fare in modo che i nuovi eletti fossero di idee pragmatiche. Il 9 gennaio 1850 il trattato di pace con l'Austria venne, infine, ratificato. All'unità d'Italia mancavano ancora importanti tasselli, tra cui il Veneto, il Trentino, il Friuli, il Lazio, l'Istria e Trieste. Tra il 21 e il 22 settembre 1864 scoppiarono sanguinosi tumulti per le vie della città, che ebbero come risultato una trentina di morti e oltre duecento feriti, appena si seppe della decisione di trasferire la capitale a Firenze. Vittorio Emanuele avrebbe voluto preparare la cittadinanza alla notizia, al fine di evitare scontri, ma la notizia in qualche modo era trapelata. Il malcontento era generale. A fine dicembre dell'anno 1877 Vittorio Emanuele II, amante della caccia ma delicato di polmoni, passò una notte all'addiaccio presso il lago nella sua tenuta di caccia laziale. L'umidità di quell'ambiente gli risultò fatale. Secondo altri storici le febbri che portarono alla morte Vittorio Emanuele erano invece febbri malariche, contratte proprio andando a caccia nelle zone paludose del Lazio.  Il 7 gennaio venne divulgata la notizia che il Re aveva i giorni contati. Papa Pio IX, quando seppe della ormai imminente scomparsa del sovrano, volle inviare al Quirinale monsignor Marinelli, incaricato forse di ricevere una ritrattazione del re e di accordare al Re morente i sacramenti, ma il prelato non fu ricevuto. Il re ricevette gli ultimi sacramenti dalle mani del suo cappellano, monsignor d'Anzino, poiché si temeva che dietro l'azione di Pio IX si nascondessero degli scopi segreti. Il 9 gennaio alle ore 14:30 il Re morì dopo 28 anni e 9 mesi di regno, assistito dai figli ma non da Rosa Vercellana (a cui fu impedito di recarsi al capezzale dai ministri del Regno). Vittorio Emanuele II aveva espresso il desiderio che il suo feretro fosse tumulato in Piemonte, nella Basilica di Superga, ma Umberto I, accondiscendendo alle richieste del Comune di Roma, approvò che la salma rimanesse in città, nel Pantheon. La sua tomba divenne la meta di pellegrinaggi di centinaia di migliaia di italiani, provenienti da tutte le regioni del Regno, per rendere omaggio al Gran Re che aveva unificato l'Italia dopo quasi mille anni di divisioni e discordie. Il Re non amava la vita di corte preferendo dedicarsi alla caccia e al gioco del biliardo che ai salotti mondani. Per la propria amante, e poi moglie morganatica, Rosa Vercellana, acquistò i terreni ora noti come Parco regionale La Mandria e vi fece realizzare la residenza nota come Appartamenti Reali di Borgo Castello. Per i figli avuti da lei, Vittoria ed Emanuele di Mirafiori costruì all'interno della Mandria le cascine per l'allevamento dei cavalli "Vittoria" ed "Emanuella", quest'ultima ora nota come Cascina Rubbianetta. Si dice che il re vivesse smodatamente le passioni sessuali e che fosse superdotato. Sposò a Stupinigi il 12 aprile 1842 la cugina Maria Adelaide d'Asburgo-Lorena dalla quale ebbe otto figli:
Maria Clotilde (1843 - 1911),
Umberto, principe del Piemonte (1844-1878) e re d'Italia (1878-1900)
Amedeo, Re di Spagna (1871-1873) e duca d'Aosta (1845-1890)
Oddone Eugenio Maria, duca di Monferrato (Torino, 11 luglio 1846 - Genova, 22 gennaio 1866)
Maria Pia (16 ottobre 1847 - 17 luglio 1911), regina di Portogallo
Carlo Alberto, duca di Chiablese (Torino, 2 giugno 1851 - Stupinigi, 22 giugno 1854)
Vittorio Emanuele (Torino, 7 luglio 1852 - Torino, 7 luglio 1852)
Vittorio Emanuele Leopoldo, conte del Genevese (Torino, 8 gennaio 1855 - Torino, 17 maggio 1855)
In seguito, sposò morganaticamente a Roma il 7 novembre 1869
Rosa Vercellana (soprannominata La bela Rosin in piemontese),
per quasi trent'anni sua amante, che fu nominata dal sovrano nel 1859 contessa di Mirafiori e di Fontanafredda, dalla quale ebbe due figli:
Vittoria (1848-1905)
Emanuele (1851-1894)
Vittorio Emanuele ebbe inoltre numerose altre amanti, non solo tra le donne del popolo. Tali relazioni ebbero tutte breve durata e si conclusero talvolta con la nascita di figli a cui fu assegnato il cognome Guerrieri o Guerriero (che il re riservava appunto a questa sua discendenza) oltre che una pensione.
File:Adelaide of Austria, wife of Victor Emmanuel II.jpg  File:Bela Rosin.jpg
Maria Adelaide d'Asburgo-Lorena
(Milano, 3 /6/1822/Torino, 20/01/1855)          Rosa Vercellana,
                                                                     meglio notacome la Bela Rosin
                                                                     (Nizza, 11/06/1833Pisa, 26/12/ 1885),


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