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Da: lucy46 (Messaggio originale) |
Inviato: 08/05/2014 12:45 |
Beata Vergine Maria Madre della Divina Provvidenza
Venerata a Cussanio (CN) 8 maggio
Apparizione dell'8 maggio 1521
Il Santuario di Cussanio dedicato a Maria Madre della Divina Provvidenza, eretto a memoria delle apparizioni del 1521: e la Vergine che appare a Bartolomeo Coppa e gli dona tre miracolosi pani. Cussanio, piccolo borgo agricolo, a tre chilometri dalla città di Fossano, custodisce il Santuario dedicato a Maria, Madre della Divina Provvidenza. La sua storia risale ai primi anni del 1500. Nella fertile campagna che circonda le poche case, è solito pascolare la sua piccola mandria il vaccaro Bartolomeo Coppa, audioleso. L'8 di maggio del 1521 gli appare la Madonna sotto le sembianze di una Signora vestita di bianco, con il mantello azzurro. La Signora, come prima cosa, ridona miracolosamente a Bartolomeo l’uso della parola e dell’udito, e poi gli affida l’incarico di invitare, a nome suo, gli abitanti di Fossano a cambiare vita, a fare penitenza dei propri peccati, per scongiurare i castighi del Signore. I Fossanesi si stupiscono nel sentire Bartolomeo parlare correttamente, improvvisamente guarito, ma si beffano di lui e del suo messaggio. Deluso per la sua mancata missione, Bartolomeo ritorna a pascolare la mandria, ma tre giorni dopo, stanco si addormenta ed in sogno gli appare nuovamente la Madonna vestita, questa volta, di rosso con un grande manto blu sulle spalle. Lo incoraggia a rinnovare il suo messaggio ai Fossanesi e, vedendolo affamato, gli porge tre pani. Svegliatosi, Bartolomeo si rende conto che non tutto è stato un sogno; difatti accanto alla bisaccia vi sono i tre pani uniti tra loro, simili a quelli che la Signora gli aveva consegnato nel sogno. Rinfrancato dal fatto straordinario accadutogli, Bartolomeo ritorna a ripetere con coraggio l’ammonizione ai suoi concittadini i quali, ancora una volta, non si danno per intesi. Nell’autunno dello stesso anno, nel territorio si diffonde una terribile pestilenza che porta con sé non meno di tremila vittime. Gli abitanti della zona si ricordano allora delle parole della Madonna che li esortava a cambiare vita ed a fare penitenza dei propri peccati. Iniziano le processioni penitenziali sul luogo delle apparizioni e viene costruita, negli anni successivi, una piccola Chiesa a ricordo del «miracolo di Cussanio». Bartolomeo, nei restanti anni della sua lunga vita è solito girare in città e nelle campagne vestito di una tunica azzurra, con a tracolla una sciarpa parimenti azzurra, in ricordo della Madonna che gli era apparsa con il manto blu. Il primo Vescovo della nuova Diocesi eretta in Fossano, nel 1593 visita la chiesetta, la trova in pessime condizioni e ne ordina adeguati restauri. Qualche anno dopo il vescovo inizia il processo apostolico per verificare l’autenticità delle apparizioni della Madonna. Il processo dura dal 1604 al 1609 e, fortunatamente possono ancora essere ascoltati testimoni che hanno conosciuto Bartolomeo Coppa, lo hanno sentito raccontare i fatti da lui vissuti, ammalati hanno mangiato tozzi di quel pane e sono sorprendentemente stati guariti. Copia manoscritta delle testimoniali del processo è conservata nell’archivio storico del comune di Fossano. La piccola Chiesa di Cussanio viene affidata ai Padri Agostiniani della Congregazione di Genova, i quali si impegnano subito nel costruire, con la collaborazione di generosi Fossanesi, il Santuario con annesso Convento. La devozione alla Madonna di Cussanio si diffonde rapidamente, ad opera degli Agostiniani, non solo nel territorio di Fossano, ma anche nella vasta zona delle valli alpine del cuneese, del saluzzese e nella pianura verso Racconigi e Bra. Il 10 marzo del 1872, fa il solenne ingresso in Diocesi di Fossano il vescovo Mons. Emiliano Manacorda, carissimo al Papa Pio IX e grande amico di Don Bosco. Recatosi quanto prima a Cussanio, il vescovo si rende conto dello stato pietoso e dello squallore in cui è caduto il Convento costruito due secoli prima dai Padri Agostiniani, dell’abbandono di quella chiesa campestre ridotta alle sole pareti, delle rovine coperte di solitudine. Il Convento, incamerato dal Demanio, diventato deposito di paglia e di attrezzi agricoli, è in procinto di essere venduto. Si parla che debba diventare ospedale militare o psichiatrico. Il giovane vescovo si impegna subito perché Cussanio diventi nuovamente centro della devozione mariana, anzi faro dell’amore a Maria per la Diocesi e non solo. Ma le difficoltà legali si moltiplicano e si prolungano per tutto il 1873. Un giorno, più afflitto che mai nel profondo del cuore, alzando lo sguardo all’immagine della Madonna che pende alla parete del suo ufficio, come ispirato, Mons. Manacorda esclama: «O Vergine SS., queste cause io le affido a Voi; fatemi vincere queste liti ed io renderò più bella la vostra casa di Cussanio, anzi Vi giuro che là vi farò rendere un culto speciale, sotto il titolo di Madre della Divina Provvidenza...; che se lasciate compiere l’opera degli empi, non solo non esisterà il convento, ma deserta sarà pure la Vostra casa». A tanta confidenza e a così solenne promessa, la Madonna dal cielo avrà sorriso di compiacenza! La vertenza prende un avvio favorevole e nel 1874 il Convento ritorna all’Opera degli Esercizi Spirituali ed al Seminario. Il vescovo si accinge immediatamente, con riconoscenza, all’opera di restaurazione delle strutture materiali, ma soprattutto alla diffusione della devozione alla Madonna tra i diocesani ed i devoti di Cussanio. Nella sua continua ardente e pia predicazione non cessa di parlare delle predilezioni della Madonna per i suoi fedeli, e dei suoi tre atti di provvidenza materna: la parola al muto, il pane all’affamato, il salutare richiamo alla conversione, sinteticamente racchiusi nel bellissimo e devoto quadro del Claret, posto sull’Altare centrale del Santuario.
Autore: Don Mario Morra
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Supplica alla Madonna di Pompei, Parolin: «Difficile per i giovani guardare al futuro»
Affidiamo
alla Madonna tutte le nostre preoccupazioni, ansie, necessità: cosi il
cardinale segretario di stato Pietro Parolin, nella Messa presieduta
stamane sul sagrato della Basilica di Pompei, nel giorno della Supplica
alla Beata Vergine Maria, tradizionale rito che ogni anno richiama in
questo Santuario, fondato dal Beato Bartolo Longo, numerosissimi fedeli,
collegati anche da tutto il mondo. Presenti alla celebrazione, come
racconta Radio Vaticana, l’arcivescovo prelato di Pompei, mons. Tommaso
Caputo, il sindaco della cittadina partenopea ed altre autorità civili e
militari.
“Sono lieto di farmi pellegrino, insieme a voi, in questa ‘città di
Maria’".
Un luogo speciale “la ‘città di Maria’, l’altro nome – ha ricordato il
cardinale Parolin - di questa terra meravigliosa e cosi ricca di storia”
antica, dove si erge il Santuario depositario di una storia di fede.
Qui la preghiera, la corona del Rosario di cui si è fatto apostolo
Bartolo Longo, alla fine del'800, si è calata in una realtà che parlava
d’altro:
"Parlava di miseria e di abbandono, di ingiustizia e di sopraffazione.
L’uomo era calpestato nella sua dignità e i poveri, gli ultimi della
fila, non erano quasi considerati".
“La carità – ha proseguito il cardinale Parolin - ha aperto le porte,
anzi le ha spalancate alla speranza, dando vita a un’era nuova. Nessun
problema, nessuna apprensione, per quanto forte e motivata, può tenere
lontana una speranza che, proprio in questo luogo si manifesta come
concreta:
“Questo rimane vero anche se oggi ciò che viviamo non ci mette al riparo
da difficoltà e angustie, come l’insidia di una violenza sempre in
agguato, o le scarse e incerte prospettive di lavoro per i nostri
giovani, ai quali non solo la crisi economica di questi tempi, ma
ritardi antichi e strutturali rendono difficile guardare al futuro con
serenità e fiducia”.
Ispirato dalla liturgia odierna dedicata alla Chiesa nascente il
porporato si è soffermato sul mandato affidato a tutti i cristiani di
professare la fede, di metterla in pratica con l’amore al prossimo, e di
essere luce del mondo:
“Pensiamo alle migliaia di cristiani che, ancora oggi, nel XXI secolo,
soffrono a causa della loro fede, sono perseguitati, vedono i propri
diritti calpestati. Preghiamo per loro e, soprattutto, agiamo come loro -
Papa Francesco direbbe - senza scendere a compromessi con lo spirito di
mondanità, ma vivendo e professando in pienezza la nostra fede”.
Forti della nostra fede, decisi ad amare il fratello, ogni fratello,
possiamo quindi - ha auspicato il porporato –essere, davvero luce per il
mondo, come Gesù:
“Aiutare gli uomini di questo nostro difficile tempo a credere in Gesù e
in Colui che lo ha inviato; ridare la speranza all’umanità, perché Egli
non è venuto per condannarci, ma per salvarci: non può essere che
questo il nostro impegno di cristiani maturi e coraggiosi”.
Infine l’invocazione alla Madonna:
“Affidiamo a Maria, Sovrana del Cielo e della Terra, ma soprattutto
nostra dolcissima Madre, la 'più tenera fra le madri', tutte le nostre
preoccupazioni, le nostre ansie, le nostre necessità".
avvenire
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Supplica
alla
Regina
del SS. Rosario
di Pompei
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
O
Augusta Regina delle Vittorie, o Sovrana del Cielo e della Terra, al cui
nome si rallegrano i cieli e tremano gli abissi, o Regina gloriosa del
Rosario, noi devoti figli tuoi, raccolti nel tuo Tempio di Pompei, in
questo giorno solenne, effondiamo gli affetti del nostro cuore e con
confidenza di figli ti esprimiamo le nostre miserie.
Dal Trono di clemenza, dove siedi Regina, volgi, o Maria, il tuo sguardo
pietoso su di noi, sulle nostre famiglie, sull’Italia, sull’Europa,
sul mondo. Ti prenda compassione degli affanni e dei travagli che
amareggiano la nostra vita. Vedi, o Madre, quanti pericoli nell’anima
e nel corpo, quante calamità ed afflizioni ci costringono.
O Madre, implora per noi misericordia dal Tuo Figlio divino e vinci con
la clemenza il cuore dei peccatori. Sono nostri fratelli e figli tuoi
che costano sangue al dolce Gesù e contristano il tuo sensibilissimo
Cuore. Mostrati a tutti quale sei, Regina di pace e di perdono.
Ave
Maria
è
vero che noi, per primi, benché tuoi figli, con i peccati torniamo a
crocifiggere in cuor nostro Gesù e trafiggiamo nuovamente il tuo cuore.
Lo
confessiamo: siamo meritevoli dei più aspri castighi, ma tu ricordati
che sul Golgota, raccogliesti, col Sangue divino, il testamento del
Redentore moribondo, che ti dichiarava Madre nostra, Madre dei
peccatori.
Tu
dunque, come Madre nostra, sei la nostra Avvocata, la nostra speranza. E
noi, gementi, stendiamo a te le mani supplichevoli, gridando:
Misericordia!
O Madre buona, abbi pietà di noi, delle anime nostre, delle nostre
famiglie, dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri defunti,
soprattutto dei nostri nemici e di tanti che si dicono cristiani, eppur
offendono il Cuore amabile del tuo Figliolo. Pietà oggi imploriamo per
le Nazioni traviate, per tutta l’Europa, per tutto il mondo, perché
pentito ritorni al tuo Cuore.
Misericordia
per tutti, o Madre di Misericordia!
Ave
Maria
Degnati
benevolmente, o Maria, di esaudirci! Gesù ha riposto nelle tue mani
tutti i tesori delle Sue grazie e delle Sue misericordie.
Tu
siedi, coronata Regina, alla destra del tuo Figlio, splendente di gloria
immortale su tutti i Cori degli Angeli. Tu distendi il tuo dominio per
quanto sono distesi i cieli, e a te la terra e le creature tutte sono
soggette. Tu sei l’onnipotente per grazia, tu dunque puoi aiutarci. Se
tu non volessi aiutarci, perché figli ingrati ed immeritevoli della tua
protezione, non sapremmo a chi rivolgerci. Il tuo cuore di Madre non
permetterà di vedere noi, tuoi figli, perduti, Il Bambino che vediamo
sulle tue ginocchia e la mistica Corona che miriamo nella tua mano, ci
ispirano fiducia che saremo esauditi. E noi confidiamo pienamente in te,
ci abbandoniamo come deboli figli tra le braccia della più tenera fra
le madri, e, oggi stesso, da te aspettiamo le sospirate grazie.
Ave
Maria
Chiediamo
la benedizione a Maria
Un’ultima
grazia noi ora ti chiediamo, o Regina, che non puoi negarci in questo
giorno solennissimo. Concedi a tutti noi l’amore tuo costante ed in
modo speciale la materna benedizione. Non ci staccheremo da te finché
non ci avrai benedetti. Benedici, o Maria, in questo momento, il Sommo
Pontefice. Agli antichi splendori della tua Corona, ai trionfi del tuo
Rosario, onde sei chiamata Regina delle Vittorie, aggiungi ancor questo,
o Madre: concedi il trionfo alla Religione e la pace alla Società
umana. Benedici i nostri Vescovi, i Sacerdoti e particolarmente tutti
coloro che zelano l’onore del tuo Santuario. Benedici infine tutti gli
associati al tuo Tempio di Pompei e quanti coltivano e promuovono la
devozione al Santo Rosario.
O
Rosario benedetto di Maria, Catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo
d’amore che ci unisci agli Angeli, torre di salvezza negli assalti
dell’inferno, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo
mai più. Tu ci sarai conforto nell’ora di agonia, a te l’ultimo
bacio della vita che si spegne.
E
l’ultimo accento delle nostre labbra sarà il nome tuo soave, o Regina
del Rosario di Pompei, o Madre nostra cara, o Rifugio dei peccatori, o
Sovrana consolatrice dei mesti.
Sii ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra ed in cielo. Amen.
Salve
Regina
Indulgenzia
Indulgentia
plenaria semel tantum, soltis conditionibus,
recitantibus supplicationem meridianam ad B. V. Mariam a S. Rosario.
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