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De: lucy46 (Mensaje original) |
Enviado: 17/10/2014 12:09 |
Nato in un'agiata famiglia di Lione attiva nel commercio della seta, quinto di otto figli, trascorse la sua infanzia ad Irigny. A dodici anni incontrò François Chabbey e, con il padre, entrò nel circolo degli "Hospitaliers veilleurs", dove i membri (principalmente appartenenti alla media borghesia) dedicavano parte del loro tempo libero a radere i poveri. Henri si trovò così ad accompagnare il padre tra le diroccate e sporche case dei quartieri più poveri di Lione a fare la barba ai poveri. In questo modo il giovanissimo Henri prese sempre maggiore consapevolezza della situazione delle classi più deboli della città e questo gli fece crescere il desiderio di mettersi al servizio dei poveri e dei sofferenti. Verso i quindici anni decise che non avrebbe più accompagnato il padre nell'opera degli Hospitaliers veilleurs: durante la settimana, dopo la scuola, assieme ad altri, si adoperò in piccoli lavoretti. La domenica si recava poi nei sobborghi della città, dove cercavano di rendere più confortevoli le stamberghe dei poveri, lasciando infine a loro i soldi guadagnati durante la settimana. Nel 1928, all'età di sedici anni ha quello che egli stesso definì “un colpo di fulmine con Dio” durante una gita ad Assisi, al Convento Le Carceri, avvertì forte la vocazione per la vita monacale. Henri decise di entrare nell'ordine francescano dei frati minori cappuccini. I genitori, fieri, seppur consci del costo, della decisione del figlio, non lo ostacolarono. Così nel 1931, dopo aver rinunciato alla sua parte del patrimonio familiare ed aver distribuito ai poveri quanto possedeva, prese i voti: entrò nel convento di clausura di Crest nel 1932, ove restò sino al 1938 studiando teologia e filosofia. Nell'ordine assunse il nome di "frate Philippe". Ordinato sacerdote nel 1938, nel 1939 fu costretto ad abbandonare la vita monastica per motivi di salute, dacché alcune infezioni ai polmoni di cui soffriva rendevano impossibile continuare la rigida vita di clausura. Si trasferì quindi nell'Isère, diventando cappellano dell'ospedale di La Mure; in seguito passò ad un orfanotrofio a Côte-Saint-André. Dopo essere stato ordinato prete il 24 agosto 1938, divenne curato presso la diocesi della cattedrale di Grenoble, nell'aprile del '39 (alcuni mesi prima dell'invasione della Polonia): nello stesso anno verrà nominato vicario della stessa. In seguito allo scoppio della seconda guerra mondiale venne arruolato nell'esercito francese come sottufficiale (addetto al trasporto ferroviario delle truppe), nel dicembre 1939. A partire dal 1942 aiutò alcuni ebrei ricercati dai nazisti a riparare in Svizzera e in Algeria, fornendo loro documenti falsificati. In particolare dette il suo aiuto a molti cittadini ebrei in seguito al raid Rafle du Vel'd'Hiv del luglio 1942. In quel periodo favorì la fuga di numerosi perseguitati politici, tra cui (nel 1942) il fratello minore del generale De Gaulle, Jacques, malato e ricercato dalla Gestapo, e la moglie, che si rifugiarono in territorio elvetico. Spesso era lo stesso Henri, facendo da "guida alpina" ad accompagnare personalmente, attraverso le montagne di Chamonix, i clandestini al sicuro in Svizzera, o facendole passare in terra iberica attraverso i Pirenei. Durante la guerra partecipò alla creazione di brigate partigiane nella zona dei massicci del Vercors e della Chartreuse, in cui divenne uno dei principali leader della resistenza francese. In clandestinità assunse vari pseudonimi, ultimo dei quali quello di abbé Pierre. A Grenoble, che durante il conflitto era uno dei principali centri della Resistenza, riuscì, contemporaneamente alla sua attività di partigiano, a continuare ad aiutare la fuga all'estero di ebrei, polacchi e perseguitati politici. Sempre a Grenoble creò il primo rifugio per coloro che cercavano di sfuggire ai lavori forzati che il Service du travail obligatoire (STO), nato, sotto la Repubblica di Vichy, dalla collaborazione dei nazisti con Pierre Laval. Fondò inoltre il giornale clandestino L'Union patriotique indépendante. L'abbé Pierre fu arrestato due volte come appartenente al movimento di resistenza, di cui una nel 1944 dalla polizia nazista, la Gestapo, a Cambo-les-Bains, nei Pirenei Atlantici: fu comunque liberato poco dopo e poté così, passando per Spagna e Gibilterra, raggiungere le truppe della Francia Libera del generale de Gaulle, stanziate in Algeria. In Nord Africa divenne cappellano della Marina francese sulla nave da guerra "Jean Bart", di stanza a Casablanca. Divenuto uno dei protagonisti e dei simboli della Resistenza Francese, fu insignito della Croce di Guerra con palme di bronzo e della "Medaglia della Resistenza". Come altri membri della resistenza l'esperienza durante la seconda guerra mondiale lo toccò nel profondo, facendogli acquisire la consapevolezza che la legge dovesse salvaguardare i diritti umani, e che in caso questo non fosse garantito fosse doveroso propugnare una campagna di disobbedienza civile ai fini di ottenere tali obiettivi. Dopo la guerra molti dei leader del movimento partigiano decisero di darsi alla politica. Così l'Abbé Pierre, seguendo i consigli dell'entourage di De Gaulle e con l'approvazione dell'arcivescovo di Parigi, venne eletto deputato e partecipò a due assemblee costituenti (1945 e 1946). Divenne vicepresidente della Confédération mondiale, un movimento federalista universale. Nel '48, si recò a Princeton, dove incontrò Albert Einstein, con il quale discusse delle "tre esplosioni nucleari" e di un futuro movimento pacifista per il disarmo nucleare mondiale. Sette anni più tardi questo processo prenderà una forma concreta con la presentazione all'opinione pubblica mondiale del Manifesto di Russell-Einstein che, pur essendo stato presentato successivamente (9 luglio 1955) alla morte di Einstein, era giunto nel contesto di una campagna per il disarmo nucleare che aveva avuto tra i promotori lo stesso scienziato tedesco. Nel 1949 presentò all'Assemblea Nazionale (assieme a André Philip) un disegno di legge per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza. L'abbandono del MRP (28 aprile 1950) fu dovuto ad una denuncia verso la posizione politica e sociale del partito che l'Abbé Pierre esternò in una lettera dal titolo "Pourquoi je quitte le MRP" ("Perché lascio il MRP"). Causa scatenante di questo contrasto tra le posizioni dell'abbé Pierre e del suo partito fu il sanguinoso incidente che costò la morte all'operaio Édouard Mazé. Mazé fu ucciso dagli spari della polizia a Brest, il 17 aprile 1950, durante una manifestazione contro la guerra d'Indocina e la miseria. Pur avendo abbandonato l'attività parlamentare, l'Abbé Pierre non abbandonò mai del tutto la politica: prese più volte posizione su diversi problemi d'attualità, denunciando e attaccando decisioni che riteneva ingiuste. Usò inoltre la sua influenza sui mass media (essendo molto popolare) per porre l'attenzione sulle cause che lui stesso propugnava. Quando, durante gli anni cinquanta, il movimento della decolonizzazione cominciò lentamente a emergere in molte regioni del mondo, si impegnò in questo senso, incontrando uomini politici e tenendo vari incontri e conferenze internazionali. Di particolare rilievo sono l'incontro con il leader tunisino Habib Bourguiba, che cercò di convincere a ottenere l'indipendenza del proprio paese senza usare la violenza, il prete colombiano Camilo Torres (uno dei padri della teologia della liberazione), che gli chiese aiuto per far fronte alle critiche del clero colombiano verso i "preti lavoratori". Incontrò anche, anche se per ragioni diverse, il presidente degli Stati Uniti Eisenhower (1955) e il re del Marocco Muhammad V (1956). Nel 1962 trascorse alcuni mesi a Béni Abbès, nella regione algerina del Bechar, dove si era stabilito Charles de Foucauld. Fu chiamato in India nel 1971 dal socialista Jayaprakash Narayan per rappresentare, assieme alla Lega dei diritti umani, la Francia nel dibattito sulla questione dei rifugiati. Successivamente Indira Gandhi lo invitò a affrontare il problema dei rifugiati del Bengala, e l'Abbé fondò delle comunità di Emmaus in Bangladesh; in India ebbe anche l'occasione di conoscere Jawaharlal Nehru. In generale l'Abbé assunse posizioni progressiste, non ebbe mai alcun timore reverenziale nei confronti delle autorità, sia politiche sia religiose (soprattutto il Vaticano): non esitò a criticare ferocemente le situazioni che gli parevano ingiuste. La sua schiettezza e chiarezza di posizioni, senza ambiguità di sorta, gli procurarono tanti estimatori ma anche molti detrattori. Le sue campagne "politiche" si basavano su manifestazioni, forti messaggi diffusi dai mass-media, gesti di disobbedienza civile, scioperi della fame e altri metodi di lotta nonviolenta. Seppe anche esibirsi in gesti estremi per attirare l'attenzione dell'opinione pubblica su determinati problemi, come quando attaccò verbalmente in modo feroce i grandi proprietari immobiliari, o si incatenò ai cancelli della Chiesa di Saint-Ambroise (a Parigi) per solidarietà con i sans-papiers. Con il suo supporto al DAL NGO in favore della requisizione di alloggi vuoti e delle occupazioni abusive, si fece molti nemici tra i conservatori. Arrivò a dichiarare che "Chirac è incapace di governare" o che "Alain Juppé (premier francese durante gli scioperi generali del 1995) è un bugiardo".
Continua.........
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De: lucy46 |
Enviado: 17/10/2014 12:14 |
Emmaus 1949: la fondazione
Cercando una casa nella quale abitare e poter lavorare, l'Abbé si imbatté in una grande casa abbandonata da parecchi anni prima della guerra e poi saccheggiata nei pressi di Parigi, nel ricco rione di Neuilly-Plaisance. Investì la piccola indennità (cinquantamila franchi) ricevuta in qualità di deputato per acquistarla: gli abitanti del quartiere rimasero sbalorditi quando si mise a riparare il tetto e poi l'intera casa, che era in rovina. Sostenendo che la casa fosse semplicemente troppo grande per una persona sola, decise di farne un luogo di ritrovo per gruppi di giovani: sarebbe diventata la prima base di Emmaus. Era il 1949 e l'iniziativa dell'associazione dei compagni di Emmaus era appena partita, fondata dall'abbé Pierre. Il nome fu scelto riferendosi al nome di un villaggio della Palestina dove, come riportato nell'ultimo capitolo del Vangelo di Luca, due discepoli ospitarono Gesù, senza averlo riconosciuto, poco dopo la sua resurrezione. L'idea iniziale dell'Abbé era di sfruttare la casa per permettere ai giovani di riunirsi per pregare, studiare, incontrarsi, discutere; successivamente assunse anche i contorni di un'associazione caritatevole. Nelle comunità di Emmaus i volontari aiutano i poveri e i senzatetto dando loro una casa, del cibo e una possibilità di lavoro. Buona parte dei volontari sono ex senzatetto di tutte le età, confessioni religiose, origini sociali ed etnie. L'Abbé e gli altri "compagni di Emmaus", come ormai si facevano chiamare, iniziarono così ad ospitare nella grande casa chiunque ne avesse bisogno. Presto a loro si unirono molti barboni, tolti dai marciapiedi o dalle banchine sul lungo-Senna: la comunità crebbe e cominciò a porsi il problema di come andare avanti. Si iniziò così ad acquistare e ristrutturare piccole case, spesso sfitte ed in rovina, per i "nuovi arrivati". Una delle idee che l'Abbé Pierre volle trasmettere all'associazione laica di Emmaus è che anche i più disperati possono rendersi utili per gli altri, che anche i più deboli (poveri e persone senza una casa) possono aiutare quelli ancora più deboli, portando il messaggio di amore per i poveri e per i diseredati, per i dimenticati del mondo. Dalla fine degli anni sessanta Emmaus si organizzò anche per accogliere in piccole comunità provvisorie tanti giovani interessati a fare un'esperienza di vita comunitaria, oltre che a produrre ricchezza da destinare ai poveri attraverso il recupero e la valorizzazione dei tanti rifiuti e oggetti gettati dalla società dei consumi. Aiutare il prossimo, impegnarsi per la giustizia e sperimentare la vita comunitaria per un seppur breve periodo spinse tanti giovani europei a frequentare sempre più numerosi le comunità degli chiffoniers. Si trattava di campi di lavoro internazionali appositamente organizzati nel periodo estivo, attrezzati per garantire vitto e alloggio ai volontari, attivati di anno in anno in diverse regioni della Francia, ma anche all'estero (Danimarca, Italia...) sostenuti da comitati locali che provvedevano al sostegno logistico, a fornire i mezzi di trasporto necessari per il lavoro di raccolta nonché gli spazi coperti necessari per ammassare il materiale raccolto. Carta, ferro vecchio, metalli ecc. Un responsabile designato dall'organizzazione formava un gruppo che aveva il compito di distribuire i diversi incarichi di lavoro, che andava dalla pulizia dei locali per passare al compito principale che consisteva nella raccolta, nella cernita e nell'imballaggio dei materiali raccolti vuotando cantine e soffitte, colme di materiali inutilizzati che con generosità le famiglie donavano alla cosiddetta "Operation Emmaus". Tonnellate di carta, ferro vecchio e i tessuti di lana o di cotone venivano raccolti casa per casa da migliaia di volontari. Un lavoro che si traduceva con facilità in danaro subito utilizzato per interventi umanitari nel terzo mondo, ma anche per i bisognosi degli stessi paesi che ospitavano i campi. L'esperienza iniziata in sordina con qualche centinaio di giovani toccò numeri vertiginosi negli anni settanta. 7000 giovani, nell'estate 1971, si installarono a turno per almeno 20 giorni durante le vacanze estive in decine di "campi di lavoro internazionali" nella regione francese a sud ovest di Parigi. L'esperienza trovò negli anni adesioni tra giovani da tutto il mondo, accogliendo in piccole comunità provvisorie molti giovani interessati a fare un'esperienza di vita comunitaria, oltre che a produrre ricchezza destinata ai poveri attraverso il recupero e la valorizzazione dei rifiuti del consumismo. Un'esperienza che l'abbè Pierre così definì: Qualcosa che non si può spiegare, per comprenderla bisogna viverla. Negli anni settanta la preghiera da recitare prima di ogni pasto diceva: Rinnoviamo il nostro impegno di lavorare per dare pane a quelli che hanno fame e per dare fame a quelli che hanno del pane. La fame per quelli che hanno pane riguardava la giustizia. Il problema della mancanza di denaro per sostenere l'opera edilizia di Emmaus nei primi anni di vita dell'organizzazione portò alla decisione dell'abbé Pierre di partecipare, nel 1952, al gioco a premi radiofonico di Radio Luxembourg "Quitte ou double"(l'omologo francese di Lascia o raddoppia?); vinse un premio in denaro di 256.000 franchi. Durante il rigido inverno del 1954 l'opera dell'abbé Pierre in favore dei più poveri e degli sfrattati acquistò vasta notorietà in Francia. Il freddo dei primi mesi del '54, soprattutto di notte, non dava scampo ai mendicanti e in generale ai senzatetto, costretti a raggomitolarsi ai bordi dei marciapiedi, avviluppati in carte di giornale. Il camion dei "compagni di Emmaus" si fermava dove i casi erano più tragici, raccogliendo persone semi-assiderate; il numero di questi disgraziati era però sempre più numeroso, alimentato dagli sfrattati. I servizi notturni dell'abbé Pierre e dei suoi compagni si fecero così sempre più frequenti: portavano pane, vino, minestra e coperte alla gente. Molti venivano portati al riparo, ma molti morivano dal freddo, senza che si potesse fare niente. Pieno di angoscia, si recò ad una radio, e lanciò un appello per donare coperte, tende e generi di conforto a quei numerosi senza tetto che incontravano gravissime e crescenti difficoltà a sopravvivere non solo a Parigi, ma in molte delle città francesi. Il suo celebre discorso alla Radio Luxembourg dell'11 febbraio 1954, alle ore 12.05, fu accompagnato dalla richiesta, al giornale conservatore Le Figaro, di pubblicare la sua richiesta in quanto, a suo parere, tale quotidiano veniva letto "dai potenti":
"Amici, aiuto!... Una donna è morta di freddo questa notte alle 3:00, sul marciapiede di corso Sebastopoli. In mano aveva il biglietto con cui era stata sfrattata l'altro ieri... Ogni notte ci sono più di duemila poveri sui nostri marciapiedi che soffrono il freddo, muoiono senza cibo, senza pane, senza tetto. Alcuni sono quasi nudi...
"Ascoltatemi. In tre ore si sono creati i due primi centri di soccorso: uno sotto una tenda, ai piedi del Panthéon, in via Montagne Sainte-Geneviève, l'altro a Courbevoie. Sono già stracolmi. Bisogna che questa notte, in ogni città della Francia, in ogni quartiere di Parigi, si aprano dei centri di soccorso, dove questa povera gente possa trovare coperte, paglia, minestre ed un sorriso di gente amica. Sulla porta, alla luce di una lampada, si appenda un cartello con le parole "Centro fraterno di soccorso", sotto il quale si possano leggere queste semplici parole: "Se soffri, chiunque tu sia, entra, mangia, dormi, ritrova la speranza, qui tu sei amato".
"I bollettini meteorologici annunciano un mese di gelo terribile. Per questa notte, al più tardi per domani, ci occorrono cinquemila coperte, trecento grosse tende militari, duecento stufe catalitiche. Fate recapitare velocemente tutto questo all'Hôtel Rochester, via Le Boétie, numero 92. Il rendez-vous per i volontari e gli autocarri per portarli; stanotte alle undici, davanti alla tenda sul Montagne Sainte-Geneviève. Grazie a voi a Parigi stanotte nessun uomo, nessun bambino dormirà sull'asfalto o sulle banchine
Grazie."
La risposta all'appello superò ogni aspettativa: la reazione dei francesi, nota come “l'insurrezione della bontà”, portò, oltre ad una straordinaria quantità di donazioni, moltissimi volontari da tutto il paese, dapprima per distribuire i beni, ed in seguito per operare nelle comunità di Emmaus. La hall dell'hotel fu presto sgomberata per contenere i pacchi arrivati, centinaia di persone si misero in coda davanti all'entrata, si dovette aggiungere d'urgenza undici linee telefoniche all'albergo per rispondere a tutte le chiamate. La mattina la stampa parlò di un'"insurrezione della bontà" e l'oramai famosa richiesta di aiutò finì per portare donazioni per un totale di 500 milioni di franchi (il solo Charlie Chaplin donò due milioni) in denaro, ed una quantità impressionante di beni di prima necessità. L'ondata di generosità colpì sia i ricchi sia i cittadini meno abbienti, che dettero comunque il loro piccolo contributo. Dopo quell'esperienza venne promulgata in Francia una legge che proibì lo sfratto durante i mesi invernali. Ben presto l'abbé Pierre, ormai divenuto una celebrità, dovette organizzare il suo movimento, in grande espansione, creando così, il 23 marzo 1954, le "comunità di Emmaus", che ben presto si diffusero prima in tutta la Francia, e poi in molti paesi del mondo (Argentina, Messico, Italia, Canada, Congo, Australia...). Nel 1959 l'Abbé si recò a Beirut per assistere alla creazione del primo gruppo di Emmaus interconfessionale, fondato da un sunnita, un arcivescovo melchita e uno scrittore maronita.
L'abbé Pierre rimase attivo fino al giorno della morte, il 22 gennaio 2007 all'ospedale militare di Val-de-Grce, a Parigi, alle ore 05.25; la morte fu causata da un'infezione polmonare per la quale si era ricoverato il 15 gennaio: aveva 94 anni. L'annuncio del decesso dell'Abbé fu dato da Martin Hirsch, presidente dei Compagnons d'Emmaus di Francia. Nonostante l'età avanzata continuò a dare il suo appoggio a diverse campagne sociali. Tranne che nell'ultimissimo periodo, nel quale ciò gli fu impedito dalla malattia, continuò a viaggiare in tutto il mondo. In quello stesso gennaio del 2007 si era recato all'Assemblea Nazionale per opporsi al progetto di alcuni deputati di cambiare la legge sugli alloggi per i senzatetto, che cercava in qualche modo di garantire il diritto alla casa dei poveri. Il funerale dell'abbé Pierre si tenne il 26 gennaio 2007 alla Cattedrale di Notre-Dame, in segno d'omaggio nazionale (non ci saranno invece, come richiesto dai familiari, le bandiere a mezz'asta), alla presenza di molte personalità come il Presidente della Repubblica Jacques Chirac, l'ex presidente Valéry Giscard d'Estaing, il primo ministro Dominique de Villepin, molti ministri del governo francese, e ovviamente i compagni di Emmaus, che si misero alla testa del corteo funebre, in accordo alle ultime volontà dell'abbé Pierre. Il corpo fu sepolto nel cimitero di Esteville, un piccolo villaggio in Normandia, vicino a tanti compagni di Emmaus. Il cardinale Barbarin, arcivescovo di Lione, accennò ad una possibile beatificazione. Personaggio ritenuto da molti "scomodo", tollerato dalle gerarchie ecclesiastiche, da molti gruppi di potere e politici, fu amato da molti per la sua inesauribile capacità d'indignarsi, per la sua coerenza e il suo coraggio di condurre le sue battaglie, sempre a favore dei più deboli. Questo grande apprezzamento popolare fece sì che l'abbé Pierre fosse votato molte volte come la persona più popolare di Francia. Ricevette una grandissima quantità di premi e onorificenze. L'abbé Pierre vinse anche il Premio Balzan per l'Umanità, la Pace e la Fratellanza nel 1991, "per essersi interamente dedicato al soccorso dei sofferenti nello spirito e nel corpo". Fu più volte proposto per il premio Nobel per la Pace.
Onorificenze
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