Questa non enorme piramide situata al centro di Roma
mi stupiva sempre quando, nelle mie "scappate" romane,
mi capitava di vederla.
Sì perché è quasi impossibile non scorgerla
dato che si trova in pieno centro accanto a strade trafficatissime...
Ogni volta però mi stupiva e mi affascinava...
mentre mi disorientava il fatto che per gli altri
fosse come... invisibile.
Me n'ero in verità completamente dimenticato
quando m'è saltata fuori all'improvviso per la notizia
dell'originale storia del suo recente restauro
che si affianca all'originale storia della sua origine...
Accennerò quindi in breve prima alla nascita
di questa, ad oggi, unica piramide italiana
e poi a come si è giunti a riportarla alla sua condizione originaria...
insieme ad immagini e dipinti recenti ed antichi
LA NASCITA DELLA PIRAMIDE
La Piramide nasce qualche decennio dopo la conquista dell'Egitto
da parte di Roma.
Il contatto con quella antichissima e grandissima civiltà
conquistò i Romani che se ne innamorarono per cui
i simboli... immagini... e la cultura egizia divennero di moda.
La piramide Cestia non è stata, come molti pensano, ricostruita
a Roma con materiale portato dall'Egitto ma fu costruita ex novo
per volere del Pretore Cestio importante uomo politico romano
tra il 18 ed il 12 a. C. come monumento funerario
per conservare le sue ceneri.
La piramide, alta 36 metri e con la base quadrata formata
da lati di 30 metri ciascuno fu costruita con mattoni e marmi di Carrara
in soli 330 giorni dagli eredi di Gaio Cestio Epulone
perché se non ce l'avessero fatta
avrebbero perso la sua cospicua eredità.
Questo è confermato anche da una scritta,
che ancora si legge, su entrambi i lati della camera interna
così come la storia della costruzione.
All'interno v'è un'unica camera sepolcrale, di 5,95 × 4,10 ed alta 4,80 metri
La camera sepolcrale che presenta una volta a botte come nelle piramidi egizie
e pareti bianche con alcuni dipinti di tipo decorativo simili a quelli pompeiani.
Lì dove dovevano essere conservate le ceneri ed il ritratto del defunto
ora c'è solo un foro certamente causato da ladri in cerca di tesori.
In origine v'erano 4 colonne ai 4 angoli.
LA PIRAMIDE NEL CORSO DEI SECOLI
Nei secoli successivi la Piramide fu ritenuta la tomba di Remo
così come l'altra Piramide distrutta da Papa Alessandro VI nel 1499
era considerata la tomba di Romolo e fu molto poco considerata.
A partire dal Seicento però iniziò a ricevere attenzioni dalle Autorità Pontificie
e furono così trovate 2 statue di Cestio e scoperta la camera interna.
Nello stesso periodo molti artisti giunti a Roma vollero dipingerla.
Ci fu poi anche un progetto per trasformarla in chiesa ma senza esito.
LA STORIA DEL RESTAURO
Un grande imprenditore giapponese della moda, Yuzo Yagi,
un giorno nell'ottobre del 2010 si presenta al Ministero dei Beni Culturali
affermando di voler restaurare la Piramide offrendo un milione di euro.
I funzionari rimasero sorpresi e quasi non ci credevano.
Gli offrirono di pensare ad altri monumenti romani in cattive condizioni...
ma nulla... egli voleva assolutamente ripristinare la Piramide Cestia.
L'imprenditore, di cui si sa molto poco... se non che ama l'Italia,
avendo letto tempo prima di una Piramide a Roma
si era incuriosito e se ne era "innamorato".
Nel marzo 2012 fu firmato il contratto nel quale
la Soprintendenza ai Beni Culturali
si impegnava a concludere i lavori in un anno.
Quando vuole anche un Ente Pubblico lavora bene ed alacremente
ed infatti il primo lotto dei lavori fu completato presto e bene
ma il milione era ormai stato già speso per sistemare la parte alta.
Fu comunicata la cosa a Yuzo Yagi che non rispose.
Allora gli fu inviata una lettera di ringraziamento comunque
per la sua disponibilità.
Ma ecco che sorprendentemente l'imprenditore comunicò
che avrebbe provveduto a finanziare anche i lavori per il 2° lotto
con un ulteriore milione di euro.
Ora la Piramide è tornata come nuova e
splende nel suo bianco colore.
L'imprenditore non ha chiesto nè ricevuto nulla in cambio
e ne ricaverà forse solo un ritorno pubblicitario
anche se poi in Italia non ha i suoi principali interessi.
.
Tony Kospan
.
.
.