Di Massimo Nardi
ROMA, 25 Ottobre 2014 “Perché la poesia?”. Se lo chiedeva il filosofo Martin Heidegger, nel primo ‘900, di fronte all’avanzare di un mondo – quello della tarda modernità – dove lo spessore della parola tendeva a farsi labile fin quasi a perdere di senso: un mondo pieno di rumore, inebriato dalla velocità, sedotto dalle immagini.
“Perché la poesia?”. Se lo sono chiesti in molti, in tempi più recenti, di fronte all’avanzare di un’ideologia secolarista, esclusivamente dedita al profitto, dove la cultura è declassata in un limbo irrilevante.
La poesia è forse un retaggio d’altri tempi? Un esercizio marginale che non ha più posto nell’era della comunicazione globale e di Internet?
La risposta più bella viene dai tanti, tantissimi autori che ancora oggi – a dispetto di tutto – continuano a leggere, amare e praticare la poesia. Perché la poesia raccoglie, custodisce e testimonia i battiti del tempo umano: «la calda fuggitiva onda del cuore», come scrisse magistralmente il grande poeta Rainer Maria Rilke.
Un’altra grande voce del nostro tempo, la poetessa Maria Luisa Spaziani, così descrive la sua concezione della poesia: «La poesia svolge un ruolo analogo a quello della preghiera: un momento di solitudine con se stessi, con lo sguardo proiettato oltre la quotidianità, che ha bisogno di un luogo (la Chiesa) dove sussiste una delimitazione spazio-temporale rispetto al quotidiano. Con la poesia succede la stessa cosa. La poesia è contemplazione».
Giovanni Paolo II, poeta e santo, nella sua bellissima “Lettera agli artisti”, individua il “perché” dell’arte (e dunque della poesia) nella capacita di andare «oltre ciò che percepiscono i sensi» e di penetrare la realtà interpretando «il mistero nascosto». «Nella creazione artistica – scrive il grande Pontefice – l’uomo si rivela più che mai immagine di Dio, e realizza questo compito prima di tutto plasmando la stupenda “materia” della propria umanità e poi anche esercitando un dominio creativo sull’universo che lo circonda».
Perché la poesia è un linguaggio senza tempo che appartiene a tutti e di cui tutti possono avvalersi – in qualità di autori o lettori – per esplorare le profondità dell’animo e intravedervi la luce dello Spirito.