Tuttavia i suoi versi
nascevano da qualsiasi aspetto della vita reale
(ad esempio le industrie con l’immagine di
«fiumi di carbone salgono in cielo»).
Con la sua ultima opera – Spleen di Parigi –
sperimentò anche la poesia in prosa.
Morì nel 1867 a soli 46 anni
dopo una paralisi ed un tremenda agonia.
Fu sepolto in forma anonima nella tomba di famiglia…
e solo nel 1949 la Corte di Cassazione Francese
ha riabilitato le sue opere e la sua memoria.
Certo la sua opera che ancor oggi risplende
d'immensa luce propria è
I FIORI DEL MALE.
Quest'opera è talmente bella
che Carlo Dossi, dopo averla letta,
si convinse a non scriver più poesie.
Prima di passare alla sua più nota e più bella poesia
leggiamone una che invece lascia trapelare
la sua visione del conflitto tra dura realtà umana e sogno...
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Manet - Jeanne Duval la maîtresse de Baudelaire
TI ADORO
T'adoro al pari della volta notturna,
o vaso di tristezza, o grande taciturna!
E tanto più t'amo quanto più mi fuggi,
o bella, e sembri, ornamento delle mie notti,
ironicamente accumulare la distanza
che separa le mie braccia dalle azzurrità infinite.
Mi porto all'attacco, m'arrampico all'assalto
come fa una fila di vermi presso un cadavere e amo,
fiera implacabile e cruda, sino la freddezza
che ti fa più bella ai miei occhi.
Ascoltiamo ora in questo video la poesia
Albatros, tra le sue più belle e profonde…,
in cui simbolicamente è tratteggiata
proprio la figura del Poeta,
spesso schernita dalla “Società“…,
che non ne comprende la grandezza
proprio perché è troppo più avanti
rispetto alla banalità del pensiero corrente.
E, se ci va, leggiamola anche,
per coglierne meglio
ogni piccola.. grande… sfumatura…
L’ALBATRO
Spesso, per divertirsi, le ciurme
catturano degli albatri, grandi uccelli marini,
che seguono, compagni di viaggio pigri,
il veliero che scivola sugli amari abissi.
E li hanno appena deposti sul ponte,
che questi re dell’azzurro, impotenti e vergognosi,
abbandonano malinconicamente le grandi ali candide
come remi ai loro fianchi.
Questo alato viaggiatore, com’è goffo e leggero!
Lui, poco fa così bello, com’è comico e brutto!
Qualcuno gli stuzzica il becco con la pipa,
un altro scimmiotta, zoppicando, l’infermo che volava!
Il poeta è come il principe delle nuvole
che abituato alla tempesta ride dell’arciere;
esiliato sulla terra fra gli scherni,
non riesce a camminare per le sue ali di gigante.
CIAO DA TONY KOSPAN