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POESIE SUBLIMI E DI SOGNO: VIENI SEMPRE, VIENI - Poesia sublime di Vicente Aleixandre
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Respuesta  Mensaje 1 de 1 en el tema 
De: Orso Tony  (Mensaje original) Enviado: 20/09/2015 00:31
 
 
Una suggestiva poesia carica di passionalità spagnola 
 
 

 

 

 VIENI SEMPRE, VIENI

Poesia sublime di Vicente Aleixandre 
 

Questa poesia, pur lunghetta, la si legge tutta d’un fiato… 

 


E’ una grande poesia d’amore

con sensibilità spagnola  ed accenti di dolore…

che parla un linguaggio universale e profondo.







 

Sembra che i pensieri d’amore rotolino insieme ai versi

 forti e solidi quasi assoluti…

 e la passione è così intrisa di suggestioni

 di sangue e morte




 




Se volessi paragonarla ad un’opera d’arte

mi apparirebbe più una scultura che un dipinto.









L’amore viene vissuto come immerso nell’intera natura

 

quasi in una visione panteistica…

 

(fiume stella luce astro corteccia pelle carne carbone pietra metallo labbra… etc)

 

 

Questo poi è in verità uno degli elementi

 

più caratteristici di tutta la poetica di questo grande autore.

 

Siviglia 26 4 1898 – Madrid 13 12 1984
 
 
 
 

Vicente Aleixandre,

 

poeta spagnolo affetto fin da giovane da grave malattia,

 

è stato premio Nobel per la Letteratura nel 1977.

 

 

 

 





VIENI SEMPRE, VIENI


Vicente Aleixandre



Non avvicinarti.


La tua fronte, la tua infuocata fronte, la tua accesa fronte,


le impronte di certi baci,


questo bagliore che anche di giorno si vede se t’avvicini,


questo bagliore contagioso che mi rimane in mano,


questo fiume luminoso dove immergo le braccia,


dove non oso quasi bere,


per timore poi d’una vita d’ura ornai d’astro brillante.


Non voglio che tu viva in me come vive la luce,


con questo isolamento di stella che si unisce alla sua luce,


cui l’amore è negato attraverso lo spazio


duro e azzurro che separa e non unisce,


dove ogni astro inaccessibile


è una solitudine che, gemebonda, trasmette la sua tristezza.


La solitudine scintilla nel mondo senza amore.


La vita è una vivida corteccia,


una rugosa pelle immobile


dove l’uomo non può trovare il suo riposo,


per quanto scagli i suoi sogni contro un astro spento.


Ma tu non avvicinarti.


La tua fronte sfavillante,


carbone acceso che mi strappa alla stessa coscienza,


duello sfolgorante in cui di colpo provo la tentazione di morire,


di bruciarmi le labbra con il tuo contatto indelebile,


di sentirmi la carne disfarsi contro il tuo diamante rovente.


Non avvicinarti,


perché il tuo bacio si prolunga come l’urto impossibile delle stelle,


come lo spazio che all’improvviso s’incendia,


etere propagante dove la distruzione dei mondi


è un unico cuore che totalmente s’infiamma.


Vieni, vieni, vieni


come il carbone consunto e oscuro che racchiude una morte;


vieni come la notte cieca che mi avvicina il suo volto;


vieni come le due labbra segnate dal rosso,


per quella lunga linea che fonde i metalli.


vieni, vieni, amore mio; vieni, ermetica fronte, rotondità quasi movente


che brilli come un’orbita che nelle mie braccia si estingue;


vieni come due occhi o due profonde solitudini,


come due imperiosi richiami da una profondità che non conosco.


Vieni, vieni, morte, amore: vieni subito, ti distruggerò;


vieni, che voglio ammazzare, o amare, o morire, o darti tutto;


vieni, che tu rotoli come pietra lieve,


confusa come una luna che chiede i miei raggi!





 

 

 

 

CIAO DA TONY KOSPAN




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