Un dipinto molto triste ma nel contempo molto interessante è "I morticelli" del pittore e fotografo abruzzese Francesco Paolo Michetti appassionato cantore del mondo rurale e del folklore della sua regione.
Autoritratto (Tocco da Casauria 4.8.1851 – Francavilla al Mare 5.3.1929)
Rappresenta la scena molto dolorosa di un funerale di un neonato sul mare.
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Più che un dipinto sembra mostrare la storia dell'intero percorso di coloro che partecipano in varie forme all'evento ed è paragonabile ad una scena cinematografica.
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L'impressione è agevolata anche dalla forma del dipinto, rettangolare e lunga, che lo fa apparire come un fregio.
In verità non appaiono manifestazioni forti di dolore tranne quella del vecchio incurvato che regge il catafalco.
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Infatti i colori del mare, della natura, dei vestiti e dei volti dei personaggi ci donano una visione dell'evento composta ed accettata come fatto naturale benché doloroso.
Ricordiamo che all'epoca, fine '8oo, la mortalità infantile era ancora molto frequente.
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Inoltre risalta agli occhi come il dipinto presenta precise scene di gruppi di persone che possono essere viste anche come dipinti a sé stanti.
Il dipinto fu replicato quasi identico dall'autore 4 anni dopo ("Il morticino").
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L'amico D'annunzio, abruzzese come lui, apprezzò a tal punto la lunga scena del dipinto che le dedicò i versi che seguono:
“Stagna l’azzurra caldura (…)
Vien per la spiaggia lento il funereo
corteo seguendo croce e cadavere:
sol qualche risucchio di fiotto,
qualche singhiozzo di strozza umana
a tratti a tratti rompe il silenzio
greve (…)
Dietro la croce, dietro il cadavere,
con litanie lunghe, allontanasi,
va va va la pia carovana
sotto la tragica luce immensa.”
da Canto Novo, 1882