I CAMPI FLEGREI TRA STORIA.. MITO E LETTERATURA
I PARTE
Ad occidente di Napoli si estende un’ampia zona di origine vulcanica il cui nome è quello dei Campi Flegrei.
L’origine del suo nome è greca (phlegreios: ardenti) , quindi “campi ardenti” così appunto chiamata per la presenza di una miriade di vulcani grandi e piccoli ora assopiti.
E’ questa una delle zone più affascinanti della Campania, meta di un viaggio alla scoperta di un mondo sconosciuto, caratterizzato da fenomeni vulcanici, da antiche vestigia archeologiche, da opere d’arte singolari: una sintesi paesaggistica per gli amanti della storia, dell’archeologia e dei fenomeni naturali.
Da fonti antichissime apprendiamo che in questa zona singolarmente vulcanica approdarono i primi coloni greci in cerca di nuove terre da colonizzare e che, quando giunsero qui, trovarono popolazioni indigene selvagge e a loro ostili.
Fonti ancora più antiche di Pindaro collocano i ciclopi in questi luoghi (kykplops: volto dall’occhio tondo).
Ci sono territori che stimolano la storia del luogo e lo straordinario rapporto tra questo paesaggio ed il mito colloca lo scontro tra Ulisse e Polifemo in questi luoghi.
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Jakob Jordaens
A pochi chilometri da Napoli incontriamo la Solfatara, un cratere attivo al livello della strada: fumarole dense s’innalzano direttamente dalle viscere della terra, strane alghe si diramano sul terreno di un paesaggio oscuro preistorico; solo che invece di palafitte incontriamo due cupole, la prima denominata Purgatorio, da essa stillano vapori che arrivano a 60°, nella seconda chiamata Inferno la temperatura arriva a 90°.
In piccole polle esplodono bolle sulfuree di lava in un mondo primordiale fatto di zolfo e di vapori acri che si diffondono nell’aria di una vasta zona. Nel 1787 Goethe visitò brevemente i Campi Flegrei e in una lettera li avrebbe definiti: “ la regione da cui sono sorte tutte le antiche favole poetiche intorno al Paradiso e all’Inferno”.
Veduta dei Campi Flegrei – Jacob-Philipp Hackert amico di Goethe – 1797
Ancora racconta “ Rovine di una opulenza appena credibile, tristi, maledette. Acque bollenti, zolfo, grotte esalanti vapore, montagne di scorie ribelli ad ogni vegetazione, lande deserte e malinconiche, ma alla fine una vegetazione lussureggiante che si insinua da per tutto dove appena è possibile e che si solleva sopra tutte le cose morte in riva ai laghi e ai ruscelli e arriva fino a conquistare la più superba selva di querce sulle pareti di un vulcano spento.”
Procedendo verso occidente incontriamo Pozzuoli, il cui porto era uno dei più importanti e strategici del Mediterraneo: si chiamava Puteoli, cioè “piccoli pozzi”, sia per la morfologia a crateri dell’area flegrea che per indicare il caratteristico odore di zolfo sprigionato dalle bocche sulfuree.
Nella sua area si trovano luoghi profondamente suggestivi: l’Anfiteatro Flavio, il tempio di Serapide ed il Rione Terra, cioè la Pompei sotterranea.
Anfiteatro Flavio
L’ Anfiteatro Flavio, terzo in Italia per dimensioni e costruito sotto l’imperatore Vespasiano, era capace di ospitare fino a 40.000 spettatori. Qui si disputavano le spettacolari lotte tra mitici gladiatori e feroci belve. Percorrendo due ripide rampe si giunge nei grandi sotterranei dell’anfiteatro. Le celle delle belve ed il loro complesso sistema di sollevamento all’interno dell’arena, gli ambienti di deposito e di servizio fanno bene immaginare l’organizzazione della messa in scena del grande spettacolo.
Accanto al teatro, fioriva un altrettanto ricco commercio, come testimonia il Tempio di Serapide o Macellum, uno dei più ampi ed imponenti esempi di mercato pubblico del I sec. a.C.; ancora si possono vedere le gradinate con balaustre a forma di delfino, marmi rosa, fregi raffiguranti mostri marini, colonne decorate con figure di tritoni e nereidi che splendono ancora tra quelle che erano le botteghe dei commercianti.
Tempio di Serapide
Nei periodi antichi gli abitanti della zona flegrea e di Pozzuoli in particolare, sono stati testimoni e vittime di un fenomeno di abbassamento e di sollevamento del suolo.
Solo ultimamente, tra il 1969 ed il 1984, esso si è sollevato di circa 3,5 metri.
Soprattutto il tempio di Serapide a Pozzuoli è il luogo che più di ogni altro è stato testimone nei secoli del fenomeno del bradisismo flegreo.
Le colonne di questo tempio sono state di grande utilità per la testimonianza delle variazioni del suolo rispetto al livello marino.
Rione Terra
Su uno sperone di tufo, a 33 metri sopra il mare , si trova la grande città sotterranea in cui abitavano gli antichissimi Sami: il Rione Terra, un insediamento urbano durato quasi duemila anni ed interrotto solo dalla violenza del bradisismo nel 1970, che ne causò l’abbandono.
Continua…
Testo di Valentine… Impaginazione di Tony Kospan
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