SFATATO IL MILLENARIO MITO DEL CAVALLO DI TROIA
Debbo dire che fin da piccolo la storia del Cavallo costruito su idea di Ulisse per far entrare i Greci (gli Achei) nella città di Troia mi lasciava molto perplesso e mi sembrava una soluzione bislacca.
Ma tutta la storiografia (o quasi) fin dall'antichità dava credito a questa versione per cui mi ci ero adagiato anch'io.
Oggi però con gli studi comparati e coordinati tra testi letterari antichi e la conoscenza delle tecnologie e della nautica dell'epoca, il velo su quanto abbia davvero inteso scrivere Omero, è stato squarciato.
Tuttavia pare permanere, sopratutto in Italia, una certa resistenza alla nuova scoperta da parte di vecchi settori umanistici.
Ecco allora, in completa ma sintetica analisi, quanto è stato accertato e comunicato dall’archeologo navale italiano Francesco Tiboni, dottore di ricerca dell’Università di Marsiglia (e non solo).
IL CAVALLO DI TROIA? ERA UNA NAVE!
Ma come può essere avvenuto questo equivoco millenario?
Esso sarebbe sorto fin da tempi antichissimi per un errore dei primi traduttori dell'Iliade ed avvalorato poi da quelli successivi come anche quello che aiutò Virgilio per la sua Eneide.
In effetti con il nome “Hippos” veniva normalmente chiamata una nave fenicia che aveva come polena (decorazione lignea sulla prua) proprio una testa di cavallo.
In verità insieme all'enorme diffusione del mito del cavallo già nel nel II sec. d.C. c'era anche chi, come Pausania, che dubitava e scriveva:
«Che quello realizzato fosse un marchingegno per abbattere le mura e non un cavallo lo sa bene chiunque non voglia attribuire ai Frigi un’assoluta dabbenaggine. Tuttavia la leggenda dice che è un cavallo».
LE PROVE
Innanzitutto da un semplice punto di vista logico era molto più agevole nascondere in una doppia stiva di un’imbarcazione un piccolo gruppo di guerrieri greci.
Inoltre, nel descrivere il trasporto del cavallo dentro le mura di Troia, Omero nell’Odissea parla chiaramente di “alaggio” ovvero del sistema di rotolamento delle navi su rulli di legno usato nell’antichità per spostarle al coperto alla fine del periodo in cui era possibile navigare.
Omero, che dalle sue perfette descrizioni di navi appare un ottimo conoscitore della materia, parlando di “Hippos” intendeva dunque indicare questo tipo di nave fenicia mentre per i primi traduttori, digiuni di cose marinaresche, era solo un cavallo vero e proprio.
Le navi del genere “Hippos” erano poi di solito usate per trasporti di cose preziose per cui anche questo poteva ingolosire molto i Troiani.
Infine, sostituendo il “cavallo” di Troia con una nave, tutta la vicenda assume contorni meno fantasiosi e ben più realistici.
UNA BREVE CONSIDERAZIONE
La scoperta è frutto di un'indagine interdisciplinare che non si è fermata alla sola lettera dei testi ma li ha interconnessi con dati storici e tecnici (marinari) in una visione molto più ampia e precisa.
Tony Kospan
STORIA E RICORDI DEL PASSATO?