Venere in bikini
IL COLORE DELLE STATUE ANTICHE
Per secoli si è pensato che le statue antiche fossero senza colori...
o che l'unico colore fosse quello del marmo... al punto
che gli scultori si sono sempre attenuti a questa presunta regola.
Poi la scoperta, soprattutto grazie alle nuove tecnologie,
di tracce di pigmento colorato su di loro ha radicalmente cambiato questa idea.
Apollo seduto con la lira
Si è allora pensato che le statue fossero colorate,
ma che fossero di un unico colore.
Recentemente però anche questa concezione si è rivelata inesatta,
e si è accertato che il colore delle statue non era unico
ma diverso per le varie parti della scultura.
Oggi si può dare perfino pubblica dimostrazione di questo
grazie a lampade e sensori ad infrarossi che catturano
anche mini frammenti di colori invisibili ad occhio nudo.
Poi mentre l'immagine di queste tracce appiaono visibili su di uno schermo,
su di un altro si possono vedere le statue con i loro colori veri di un tempo.
Si possono allora notare toni molto vivaci e nel contempo vivaci sfumature...
che sci sorprendono certo ma ancor più ci sorpendono
le orbite degli occhi viste da sempre vuote che spesso di un azzurro intenso.
Delle equipes di ricercatori stanno effettuando queste ricerche
per poter fissare, almeno virtualmente i veri colori,
e mostrarci le aniche statue non più di color bianco-marmo
ma con i loro colori reali.
Il Mann (Museo Archeologico Nazionale di Napoli)
è all'avanguardia in questo studio
e di recente si è tenuta una mostra aperta al pubblico
"Mann in colours" per mostrare i procedimenti su elencati.
Sono state intanto selezionate 100 statue antiche
per essere sottoposte allo studio dei veri colori
ma al momento sono pochissime quelle di cui possiamo vedere,
e spesso pure solo parzialmente le immagini.
IL MANN
Sempre al MANN verrà creato il primo database
dedicato alla policromia delle sculture antiche.
Nel contempo si è scoperto che un colore, il blu egizio,
il primo colore non naturale che sia stato creato,
veniva profotti in larga scala a Pozzuoli
dove era stato copiato dalla Cina.
Venere Lovatelli
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