L'opera di cui vi parlerò è uno dei più famosi dipinti di Velázquez.
E' uno dei 12 grandi dipinti commissionati dal Regno di Spagna a vari pittori per ricordare le loro vittorie militari e che attualmente sono allocati nel Museo del Prado a Madrid.
STORIA DEL DIPINTO
Siamo negli anni '30 del 1600.
A Velazquez viene assegnato un noto episodio bellico avvenuto solo un decennio prima e che aveva fatto stare in ansia la Spagna e tutta l'Europa.
Il lungo, ma alla fine vittorioso, assedio della città olandese di Breda.
L'opera è nota anche col titolo "LE LANCE".
Tuttavia, osservando il dipinto, vi leggeremo molto di più dell'esaltazione di un trionfo militare perché, come tutti i grandi artisti, il nostro anche qui ci lancia messaggi sublimi.
Ma andiamo con ordine.
L'assedio di Breda - 1625
L'EPISODIO STORICO ED I SUOI PROTAGONISTI
Siamo nell'ambito della lunga guerra (detta degli Ottanta Anni) intrapresa dai Paesi Bassi per ottenere l'indipendenza dalla Spagna.
L'armata olandese protestante, asserragliata nella città di Breda e comandata da Giustino Nassau-Orange, riuscì a resistere per circa 1 anno all'armata spagnola guidata dal grande generale genovese Ambrogio Spinola.
Ma agli inizi del giugno del 1625 gli olandesi furono costretti alla resa ed il 5 dello stesso mese consegnarono ai vincitori le chiavi della città secondo il codice cavalleresco all'epoca in vigore.
IL TEMA DEL DIPINTO
E' proprio la consegna delle chiavi il tema del dipinto come è evidente in quanto appare in pimo piano e centralmente.
Perché Velazquez scelse quel particolare momento?
Inanzitutto perché su quell'assedio e sul suo epilogo si scrisse molto ma soprattutto perché un melodramma di Pedro Calderon de la Barca, recitato alla corte del Re, già nel novembre del 1625, ed al quale Velazquez, pittore del Re, dovette certamente assistere si concludeva proprio con la consegna delle chiavi della città.
BREVE ANALISI E SIGNIFICATO DELL'OPERA
Appare chiaro che il pittore non ha inteso tanto esaltare la vittoria ma piuttosto l'umanità dei 2 generali.
E se quello olandese cerca di inginocchiarsi davanti al collega, nemico e vincitore, quest'utimo, nel prendere le chiavi, si china verso di lui e con una mano sulla spalla lo ferma come a riconoscere il suo valore ed a rispettarlo.
Lontanissimo è tutto questo dai precedenti e trionfanti dipinti con scene di vittorie in cui si esalta l'umiliazione dei perdenti.
Velazquez conosce bene il generale Ambrogio Spinola e la sua umanità oltre al suo valore.
Anche Calderon nel suo melodramma fa dire allo Spinola "Onorare il vinto è un'azione che la dignità impone a chi è vincitore: esser vinto non è una vergogna".
Osserviamo poi il contrasto tra le lance spagnole ritte verso il cielo in segno di giubilo e quelle abbassate e con i vessilli slabbrati degli olandesi.
Si nota anche il loro diverso numero ed anche qui Velazquez ci dice che la vittoria forse era già scritta per la netta superiorità dell'armata spagnola.
In tutto questo c'è però forse anche la consapevolezza che l'espansione iberica sta per iniziare a tramontare.
Inoltre Velazquez ritrae con realismo i volti dei soldati alle spalle dei generali ma in particolare quello di un olandese che ci guarda negli occhi come se volesse dirci qualcosa.
Appare chiaro nel dipinto il rispetto anche del pittore verso gli sconfitti ma poi realisticamente non nasconde il disastro ed i lutti della battaglia mostrando in lontananza le fiamme ed il fumo che si levano ancora dalla città conquistata.
CONCLUSIONE
Il pittore con tutta evidenza ed in tanti particolari inneggia all'umanità nella... disumana realtà della guerra.
Tony Kospan
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Velazquez - Autoritratto
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