Il “Ratto di Proserpina” è un gruppo scultoreo
dell’architetto e scultore napoletano Gian Lorenzo Bernini
(Napoli, 7 dicembre 1598 – Roma, 28 novembre 1680)
L'opera del Bernini, autore anche delle note “Apollo e Dafne” e “David”,
era destinata dal committente, Scipione Borghese, ad arredare Villa Borghese.
Ma solo qualche mese dopo, per motivi non noti,
Scipione Borghese dona la scultura al nipote del nuovo papa Gregorio XV.
La mano nella carne
L'opera, benché di un Bernini giovane,
appare come un’opera pienamente barocca, matura, dinamica
e densa di dettagli per descrivere in modo completo il mitico rapimento.
Non viene trascurato alcun dettaglio, c'è perfino Cerbero (qui sotto),
il cane che con le sue tre teste protegge l'operazione.
Cerbero, il cane a 3 teste posto alla base della scultura
La fantastica bellezza di questo gruppo scultoreo è dovuta ai curatissimi dettagli,
alla resa della torsione dei corpi che esprime il pathos dell'azione,
ed al fatto che è ammirabile da qualunque punto lo si osservi
benché quello principale sia quello frontale.
La lacrima che scorre
I dettagli più evidenti sono anche la lacrima che solca il volto di Proserpina
che esprime la sua disperazione nello sforzo di fuggire,
la mano di Plutone che affonda nella carne di Proserpina per bloccarla,
la morbidezza della veste che mostra il corpo della dea.
La mano che affonda nella coscia
L'insieme dona allo spettatore l'idea d'esser davanti ad una scena vera.
L'eccezionale e plastico realismo dell'opera, pur nell'ambito del barocco,
è capace di donare grandi emozioni a chi la osserva
ed evidenzia la suprema abilità del Bernini che, anche grazie alle opere successive,
è considerato come uno dei più grandi scultori di tutti i tempi.
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