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Il grande poeta
Aleksandr Puskin
viene definito anche
"La grande anima russa".
Mosca 6 giugno 1799 - San Pietroburgo 10 febbraio 1837
(ma le date sono diverse per il calendario giuliano)
Vissuto nella prima parte dell'800
Puskin ha raggiunto con le sue opere un altissimo livello poetico,
manifestando altresì la capacità di comprendere e di esporre
tutti i temi che riguardano noi umani.
E' definito il padre della letteratura russa
perché è stato sì un grande poeta
ma ha anche scritto testi di grande qualità
nell'ambito di quasi di tutti i generi letterari
(novelle, romanzi storici, opere teatrali).
Inoltre ha avuto anche notevoli meriti linguistici
avendo egli creato quella lingua scritta
che è stata seguita poi da tutti gli scrittori russi.
Dostojevskj lo definì per questo...
"Principio di tutti i princìpi"
Eppure la sua vita è stata molto breve
perché è morto a soli 38 anni per un duello
a seguito di accuse di infedeltà della moglie..
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La moglie.
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Penso che il miglior modo di conoscere
uno scrittore... un poeta... sia attraverso le sue opere
entrando in tal mondo nel suo cuore e nella sua mente.
Ecco alcune sue belle poesie.
RICORDO IL MAGICO ISTANTE
Ricordo il magico istante:
Davanti m'eri apparsa tu,
Come fuggevole visione,
Genio di limpida beltà.
Nei disperati miei tormenti,
Nel chiasso delle vanità,
Tenera udivo la tua voce,
Sognavo i cari lineamenti.
Anni trascorsero. Bufere
Gli antichi sogni poi travolsero,
Scordai la tenera tua voce,
I tuoi sublimi lineamenti.
E in silenzio passavo i giorni
Recluso nel vuoto grigiore,
Senza più fede e ispirazione,
Senza lacrime, né vita e amore.
Tornata è l'anima al risveglio:
E ancora mi sei apparsa tu,
Come fuggevole visione,
Genio di limpida beltà.
E nell'ebbrezza batte il cuore
E tutto in me risorge già
E' la fede e l'ispirazione
E la vita e lacrime e amore.
RINASCITA
Un barbaro artista il quadro annerisce
Di un genio con mano indolente,
E il suo disegno iniquo egli traccia
Su quel quadro assurdamente.
Ma, con gli anni, come vecchie scaglie,
Si stacca l’estraneo colore,
E l’opera del genio ci appare
Nel suo primitivo splendore.
Così nell’anima mia travagliata
Scompaiono gli errori compiuti,
E tornano in essa le visioni
Dei limpidi giorni vissuti.
IO VI HO AMATA
Io vi ho amata: e ancora forse l'amore
Nell'anima del tutto non ho spento;
Ma che esso non sia per voi tormento;
Non voglio che alcunché vi dia tristezza.
Io vi ho amata in silenzio, senza speranza,
Di timidezza soffrendo, di gelosia;
io vi ho amata davvero, e così teneramente
Come Dio vi conceda d'essere amata da un altro.
Valery Vetshteyn
IL POETA
Finché Apollo non sacrifica
Il poeta sul suo altare,
Nelle pene del vano mondo
Egli spaurito deve aspettare.
E’ muta la sua sacra lira,
L’anima freddi sogni assapora,
Dei miseri figli della terra,
Forse egli è più misero ancora.
Ma appena la parola divina
Il sensibile udito toccherà,
Come un’aquila risvegliata,
L’anima del poeta si alzerà.
E’ triste nei trastulli del mondo,
Fugge via dalla gente chiassosa,
Davanti all’idolo delle masse
Non china la testa orgogliosa.
Corre, selvaggio e severo,
Pieno di sgomento e di canti,
Fin sulle onde del deserto,
Nel bosco di querce fruscianti.
L'UCCELLINO
Osservo fedele un’antica usanza
Anche in una terra a me straniera:
Lasciare libero un uccellino
Nella chiara festa di primavera.
Ho provato un grande conforto,
Mio Dio, e una vera felicità,
Quando anche a una sola creatura
Ho potuto donare la libertà!
F I N E
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