E' il 1° aprile (già un segnale?) del 1998 quando presso l'atelier di Jeff Koons (noto artista pop americano) si tiene la presentazione, a cura della Casa Editrice dello scrittore David Bowie, di un libro monografico su di un artista poco noto alle masse ma che sembra meritevole di grande considerazione... Nat Tate.
All'evento, che si tiene a Soho, partecipano artisti, giornalisti, critici d'arte tra cui Gore Vidal, e tutto il bel mondo che gira intorno all'arte newyorchese.
David legge alcune pagine del suo libro, soprattutto quelle in cui descrive la precoce perdita per il mondo dell'arte del futuro astro della pittura americana da lui conosciuto quand'era giovane e da cui aveva anche comprato un dipinto ad olio.
Molti presenti non appaiono sorpresi ed alcuni dichiarano di averlo conosciuto o di aver visto sue opere e lo rimpiangono.
Ma andiamo con ordine.
NAT TATE - BIOGRAFIA DI UN ARTISTA AMERICANO
Quella di Nat era stata certo una vita difficile.
Nato nel New Jersey il 7 marzo 1928 non conobbe mai suo padre che aveva abbandonato la famiglia prima della sua nascita.
All'età di 8 anni perdeva, a causa di un incidente stradale, anche la madre che lavorava come domestica presso una ricca famiglia di Long Island.
Proprio questa famiglia adottava il ragazzo, che fattosi più grandicello, entrava in una scuola d’arte e poi nel mondo artistico del Greenwich Village, a Manhattan.
Jackson Pollock e Willem de Kooning
Qui all'epoca Jackson Pollock e Willem de Kooning erano i fari di una pittura astratta a cui si ispiravano giovani sperimentatori come Nat.
Successivamente, negli anni ’50, Nat approdava all’Espressionismo astratto con un certo successo.
Nat Tate
Non aveva però mai superato i traumi subiti per la perdita dei suoi veri genitori ed appariva sempre molto tormentato.
Recatosi poi in Europa per migliorare la sua formazione artistica aveva conosciuto Picasso e Braque.
Braque e Picasso
Al ritorno in America la sua situazione psicologica si era aggravata non sentendosi in grado di creare opere dello stesso livello dei grandi artisti che aveva conosciuto ed ammirato.
Angosciato quindi dalla paura di essere solo un artista mediocre, nel gennaio del 1960 aveva prima bruciato quasi tutti i suoi dipinti e poi si era suicidato lanciandosi nel fiume dal traghetto di Staten Island davanti alla Statua della Libertà.
Nat Tate
LA DIFFUSIONE DELLA NOTORIETA' DELL'ARTISTA SCOMPARSO
Dopo una seconda presentazione del libro, Nat Tate, emblema anche lui degli artisti maledetti e quale esponente della corrente dell'espressionismo astratto ancora di moda alla fine degli anni '90, divenne famosissimo e di lui si occuparono giornali e riviste di tutto il mondo.
Nat Tate (1928 - 1960)
QUALCOSA PERO' NON VA
Sì perché Nat Tate non è mai esistito ed ovviamente nemmeno le sue opere, ma ormai è notissimo grazie alla beffa organizzata da organizzato da David Bowie e William Boyd supportati da Jeff Koons, Gore Vidal ed altri come la direttrice della Casa Editrice.
ORIGINE E STORIA DELLA BEFFA
Negli anni novanta William Boyd, già noto romanziere (ha scritto anche un capitolo della saga di James Bond) si appassiona al mondo dell’arte ed aumenta la sua frequentazione di artisti, critici e gallerie.
E' di quel periodo la sua collaborazione con Modern Painters, una delle maggiori riviste d'arte dell’epoca.
Nell'ambito di questa collaborazione Boyd conosce David Bowie (cantautore ed attore britannico) e quando la direttrice della rivista chiede a loro due una "fiction" lo scrittore, noto per la sua fantasia ed il suo sense of humoour, propone di "inventare un artista".
David Bowie
Boyd si mette subito all'opera.
Innanzitutto sceglie il nome dell'artista, Nat Tate, prendendo le prime lettere della National Gallery e della Tate Gallery.
Poi cerca, e trova, vecchi dipinti e foto d'arte in alcuni polverosi negozietti ai quali aggiunge pure qualche suo disegno, dato che da giovane ha studiato arte.
In verità in questa prima fase l'intento era solo di prendere in giro il mito dell'autenticità... creando una finzione che si prendesse gioco dei circoli artistici e dei critici che all'epoca esaltavano artisti non eccelsi ma di gran moda.
A questo punto, completata la prima fase della creazione dell'artista, Boyd scrive una monografia con vita ed opere di Nat Tate che viene presentata, come detto all'inizio, il primo aprile del 1998 nell'atelier di Jeff Koons.
Ma tra tanti entusiastici consensi un giornalista inglese scopre che Nat Tate è un'invenzione ed allora la combriccola compra il suo silenzio.
Sarà proprio questo giornalista, David Lister, che durante l'evento mondano raccoglie, girando tra i presenti, gli incredibili commenti di artisti ed intellettuali che ricordavano con dolore il grande "artista" precocemente scomparso.
Dopo 2 giorni però sull'Indipendent (in prima pagina) esplode la notizia "Romanziere inglese beffa il mondo artistico" che fa ben presto il giro del mondo.
FINITA LA BEFFA INIZIA IL BOOM DEL LIBRO CHE LA RACCONTA
Il libro, per l'originalità della storia e per la fluida penna di William Boyd, ottiene un successo clamoroso.
Lo scrittore però ad un certo punto si stanca della curiosità generale, morbosa e senza fine, per Nat Tate (c'erano perfino mitomani che dicevano di essere loro... Nat tate) ed
allora decide di vendere un dipinto dell'artista inesistente, in realtà una sua opera giovanile, al fine di chiudere la vicenda.
Il dipinto venduto
Il dipinto viene davvero venduto a una star televisiva per 7.500 sterline ed il ricavato versato in beneficenza e sembra che finalmente sia calato il silenzio su questa vicenda.
Nel 2016 però, alla morte dell'amico David Bowie, la storia torna a galla e lo scrittore si rende conto di aver perso ormai il controllo della sua "creatura".
Il libro è stato ora pubblicato anche in Italia "Nat Tate. Un artista americano 1928-1960" da Neri Pozza.
Tony Kospan
Fonti: Siti vari
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