Leopardi fu non solo filosofo, antropologo, esperto di musica e soprattutto mitico poeta ma anche amante della buona cucina e dei dolci.
"Mangiare è un'occupazione interessante la quale importa che sia fatta bene", sosteneva, il poeta dell'Infinito, anche se da piccolo aveva odiato le minestre impostegli dall'austera madre come si evince da questi suoi semplici versi.
«Ora tu sei, Minestra, dei versi miei l’oggetto,
e dirti abominevole mi porta gran diletto.
O cibo, invan gradito dal gener nostro umano!
Cibo negletto e vile, degno d’umil villano!
Si dice, che resusciti, quando sei buona, i morti;
Or dunque esser bisogna morti per goder poi
di questi benefici, che sol si dicon tuoi?»
Crescendo assaporò ed amò la cucina della sua regione come i passatelli, la pasta col ciauscolo, le beccute e la ciaramilla marchigiana (un dolce che le future spose dovevano creare per i futuri mariti e la loro famiglia), etc.
La Ciaramilla
Questa passione la manifestava anche nello scrivere tantissime ricette.
Però non disdegnava nemmeno bere il vino che riteneva un piacere più spirituale che fisico, come ebbe a scrivere.
Il culmine della sua passione culinaria si ebbe a Napoli quando scrivendo la "Ginestra" ed ammirando le rocce del Vesuvio andava in giro con l'amico Antonio Ranieri per pasticcerie della zona.
Lì gustava la mitica pastiera che adorava, i mostaccioli, i gelati, le granite, i tarallini zuccherati, i confetti cannellini e tanti altri dolci che mangiava senza freni.
E questo forse lo addolciva e gli faceva dimenticare le critiche astiose del clero e di alcuni intellettuali che censurarono e bloccarono alcune sue opere.
Scrisse anche una lista di cibi (per il piacere della gola) al cuoco di Villa delle Ginestre di Torre del Greco dove visse con Antonio e Paolina Ranieri, sorella dell'amico, che è definita l'elenco completo dei suoi piatti preferiti.
Si sa anche che nell'alimentazione non era molto prudente, anzi possiamo dire che si lasciava andare del tutto, soprattutto con dolci e gelati.
Chi volesse approfondire l'argomento, tra diversi altri, c'è il libro "L'infinito gastronomico di Giacomo Leopardi" di Andrea Maia.
Villa delle Ginestre - Leopardi frazione di Torre del Greco