Il dipinto del 1857, Clemente XIII di Mengs, ebbe tanto successo da essere riprodotto più volte (quasi certamente con l'ausilio della bottega dell'artista).
Come possiamo notare qui il barocco sfiora vette eccezionali anche se ormai lontane dal suo spirito originario.
In verità lo stesso Mengs si stava allontanando dal barocco per avvicinarsi ad un nuovo linguaggio artistico, il neoclassicismo, di cui oggi è considerato uno dei massimi esponenti.
Mengs, pittore boemo ma romano di adozione, qui però sembra trascurare le sue idee sul rinnovamento della pittura.
Anton Raphael Mengs
Ma come poteva tradire le aspettative di un Papa veneziano e amante dell'arte, ma anche di tutto un mondo romano e vaticano ancora fedele ed entusiasta del tradizionale stile barocco?
I ritratti di Clemente XIII di Mengs sono più d'uno e qui parlo però solo di quello attualmente a Ca' Rezzonico (Venezia) dato che l'altro, quello della Pinacoteca Nazionale di Bologna, non presenta gli stessi caratteri super-barocchi al massimo livello e la figura del Papa e della sua personalità appare più realistica.
Mengs - Clemente XIII (Pinacoteca Nazionale di Bologna)
Esaminiamo con attenzione quindi l'opera veneziana amata da Goethe per il dorato dello sfondo e da Canova per le stoffe soffici e coloratissime.
Lo sguardo vitreo del Papa, il super rosato/rosso degli zigomi, la posa quasi imbalsamata, insieme all'atmosfera rarefatta e nel contempo carica di morbidissimi colori che pervade tutto il dipinto finisce, estremizzando i caratteri del barocco, per celare la vera personalità di Clemente XIII e darci solo la visione, anche se ad alto livello, di uno schema, di una funzione, di un soggetto, di una figura benedicente ma statica.
Mengs - Clemente XIII (Ca' Rezzonico)
Il dipinto dunque con la sua estrema e virtuosistica precisione sembra esaltare e nel contempo negare la verità della persona ritratta che fu un Papa (Carlo Rezzonico, Papa Clemente XIII dal 1758 al 1769) nella realtà amato e rispettato.
In conclusione questo comunque bellissimo dipinto appare talmente super barocco che sembra voler annunciare la fine di questo linguaggio pittorico.
Tony Kospan