28/11/2009 (15:35)
"Donne rissose e troppi fannulloni"
I vizi italiani svelati dalla Cassazione
La fotografia del Paese nelle sentenze
della Suprema Corte: dalle telefonate
private in ufficio al cartellino timbrato
per andare allo stadio a vedere la partita
ROMA
I vizi degli italiani smascherati , condannati, e a volte tollerati, dalla Cassazione. Dal dipendente pubblico che timbra il cartellino per poi andare allo stadio all’impiegato che usa impropriamente il telefono aziendale per telefonate private (gettonato anche l’invio di messaggini agli amici) i supremi giudici, negli anni, hanno smascherato tutti i comportamenti negativi del Belpaese che sfociano poi in reato.
La Suprema Corte ha bacchettato ma salvato dal licenziamento l’impiegato cafone. Non risparmiate le donne, certamente le più rissose stando alle sentenze di piazza Cavour, e più inclini ad offendersi sui loro difetti. Anche su questo argomento la Cassazione è stata tassativa: enfatizzare i difetti delle signore è ingiuria. Ne sa qualcosa una signora della capitale che, rivolgendosi a Ildegarda più in là negli anni, le ha dato della "carampana, non più in condizioni di seguire una situazione" dato il decadimento senile. In Puglia, per una lite tipicamente femminile, Maria si è rivolta a Giovanna apostrofandola "faccia da cavallo". La signora in questione, sentendosi offesa, si è rivolta al tribunale e in Cassazione ha avuto soddisfazione dell’ingiuria ricevuta ottenendo un risarcimento di 600 euro.
Sempre le donne protagoniste di offese in un condominio fiorentino. Uno "sciò sciò, gallina" è costata un’ennesima condanna per ingiuria. I vizi più eclatanti la Cassazione li ha stanati e condannati soprattutto negli uffici. A partire dall’abuso delle telefonate. Sono fioccate condanne per peculato ai danni di dipendenti della pubblica amministrazione in Sicilia (un amministrativo fece telefonte private per oltre duemila euro), ma anche a Torino, in Piemonte, senza dimenticare l’ Abruzzo e le Marche. Graziati solo i dipendenti che si sono limitati a chiamate «sporadiche» e «urgenti». Un’impiegata di un autonoleggio genovese ha pagato con il licenziamento «per giusta causa» l’eccesso di chiamate private. Il signor Lucio O., impiegato al comune di Taurisano, nel leccese, è stato condannato a sei mesi di reclusione e a 100 euro di multa per truffa, concessi i benefici di legge, per avere fatto timbrare il cartellino ad un collega che certificava la sua presenza in ufficio mentre era allo stadio a vedere una partita.
«Il rimprovero -hanno detto gli "ermellini"- che si muove al dipendente non è tanto quello di essersi recato durante l’orario di servizio ad assistere ad un incontro di calcio, ma di avere percepito un ingiusto profitto, ricevendo la retribuzione anche in relazione ai tempi in cui si sia assentato, con corrispondente danno del Comune». Altro vizio condannato dai supremi giudici è quello dei proprietari dei cani che portano a spasso Fido nel parco senza guinzaglio. Beccato sul fatto, un signore di Bologna è stato multato anche se il cane non aveva aggredito nessuno. Ad ogni buon fine, la Cassazione ha spiegato che «per consentire l’ossigenazione dell’animale non è indispensabile la frequentazione di un parco pubblico in un’ora in cui è popolata da altre persone, potendo il proprietario usare l’accortezza di condurlo in luoghi non aperto al pubblico o in appositi recinti per animali, non infrequenti nei parchi pubblici».
Non solo vizi bacchettati. Sull’impiegato che fa il "lumacone" in ufficio con le colleghe, la Cassazione ha deciso di soprassedere. Su un caso accaduto a Ferrara la Suprema Corte ha avuto modo di certificare che toccare le colleghe «senza ebbrezza sessuale» è «di certo poco raffinato» ma non censurabile in quanto non c’è intenzione di «soddisfare la propria libido». In condominio, poi, è tollerata anche qualche piccola offesa se è trasversale.