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Dott. Roberto TOPINO
E’ nota da tempo l’opposizione dei cittadini della Valle di Susa alla realizzazione della linea ad alta velocità Torino Lione.
Le autorità locali e nazionali hanno più volte ribadito che la linea fa
parte del cosiddetto corridoio 5 e che la sua realizzazione è
fondamentale per lo sviluppo tecnologico dei trasporti europei.
Più passa il tempo e più risulta evidente che l’idea del tunnel a prima
vista era buona, ma non è stata accompagnata da un’attenta analisi dei
problemi collegati con gli scavi.
Dall’altra parte, quelli che sono contrari al progetto, si sono
documentati con un’attenzione e una competenza senza precedenti, che
hanno messo in risalto tutta una serie di criticità, che attendono
ancora risposte serie e documentate da parte dei fautori della linea ad
alta velocità.
Sia chiaro che non si tratta di essere contrari al progresso, ma è
indispensabile verificare attentamente se le difficoltà relative alla
realizzazione della nuova ferrovia sono superabili e a quali costi.
Le contestazioni dei cittadini sono prevalentemente legate ai rischi
legati alla presenza di amianto, uranio e radon nei tratti che verranno
attraversati dalle gallerie dell’alta velocità.
I fatti sono noti e già trattati da molti esperti (medici e geologi).
In questa sede vorrei richiamare l’attenzione sui problemi legati alla
tutela della salute dei lavoratori che effettueranno gli scavi.
Non si parla solo di amianto e di radiazioni.
Un paio di esempi.
Com’è noto, il tunnel di base dell’alta velocità attraverserebbe una
zona costituita da rocce con caratteristiche geomeccaniche molto
scadenti, soprattutto perché sono vacuolari (simili a una spugna) e
perché spesso sono intrise d’acqua. Queste stesse rocce, nelle quali si
producono fenomeni carsici, hanno creato seri problemi durante i lavori
per la costruzione delle condotte sotterranee della centrale
idroelettrica di Pont Ventoux, costringendo i progettisti a prolungare
i lavori per altri cinque anni, cambiando tracciato in corso d’opera e
lasciando sul posto una “talpa” (fresa meccanica a piena sezione). Nel
dettaglio, in alcuni tratti degli scavi vi erano consistenti
infiltrazioni d’acqua (fino a 250 litri al secondo) che hanno
determinato un conseguente depauperamento della risorsa idrica della
montagna (relazione geologica LTF).
Anche il fondo dello stesso lago artificiale del Moncenisio risulta
parzialmente poroso ed è già stato provato, con colorazioni a base di
fluorescina sodica, che vi sono perdite d’acqua, che risorgono
centinaia di metri più in basso. La colorazione di un torrente dentro
la Grotta del Giaset, sempre sul Massiccio dell’Ambin, ha confermato
che l’acqua esce centinaia di metri più a valle, sia sul versante
italiano che su quello francese (fonte Legambiente Valsusa).
L’altro esempio riguarda l’effetto geotermico: alle profondità previste
per il tunnel, la temperatura (secondo alcuni studi fatti
dall’Università di Grenoble e da Alpe Tunnel) sfiorerebbe i 50 gradi e
per almeno 15 km sarebbe superiore ai 35, ne deriverebbe la necessità
di un sistema di raffreddamento all’interno del treno, con costi
elevati (per il sistema di raffreddamento sotto la Manica il costo è
stato di circa 250 milioni di euro). Una situazione analoga si trova,
in misura minore, negli scavi della galleria sotto il San Gottardo: per
l’alta temperatura e per le infiltrazioni d’acqua, gli addetti ai
lavori chiamano la galleria “la palude” (foto). Va detto che il San
Gottardo ha una galleria più lunga ma meno profonda, quindi meno calda.
L’Arpa, in un recente documento, precisa che nel progetto della
Torino-Lione non viene quantificata la necessità di risorse idriche
necessarie al funzionamento dei previsti sistemi di
raffreddamento/condizionamento dell’aria presente all’interno del
tunnel di base (previste temperature dell’ordine di 40°- 50°C).
Il fatto viene confermato anche dalla recente analisi, condotta da
esperti dell’Unione Europea, degli studi condotti dalla Lyon Turin
Ferroviaire: la temperatura della roccia e dell’acqua naturale dovrebbe
superare i 30° su una sezione di 14 km e raggiungere un massimo di 47°
sotto il massiccio d’Ambin e i documenti non contengono alcun
riferimento relativo al calcolo delle temperature nel tunnel in
condizioni normali di funzionamento.
Chiedo ai progettisti dell’opera come pensano di tutelare la salute dei lavoratori in un inferno del genere. E’ nota da tempo l’opposizione dei cittadini della Valle di Susa alla realizzazione della linea ad alta velocità Torino Lione.
Le autorità locali e nazionali hanno più volte ribadito che la linea fa
parte del cosiddetto corridoio 5 e che la sua realizzazione è
fondamentale per lo sviluppo tecnologico dei trasporti europei.
Più passa il tempo e più risulta evidente che l’idea del tunnel a prima
vista era buona, ma non è stata accompagnata da un’attenta analisi dei
problemi collegati con gli scavi.
Dall’altra parte, quelli che sono contrari al progetto, si sono
documentati con un’attenzione e una competenza senza precedenti, che
hanno messo in risalto tutta una serie di criticità, che attendono
ancora risposte serie e documentate da parte dei fautori della linea ad
alta velocità.
Sia chiaro che non si tratta di essere contrari al progresso, ma è
indispensabile verificare attentamente se le difficoltà relative alla
realizzazione della nuova ferrovia sono superabili e a quali costi.
Le contestazioni dei cittadini sono prevalentemente legate ai rischi
legati alla presenza di amianto, uranio e radon nei tratti che verranno
attraversati dalle gallerie dell’alta velocità.
I fatti sono noti e già trattati da molti esperti (medici e geologi).
In questa sede vorrei richiamare l’attenzione sui problemi legati alla
tutela della salute dei lavoratori che effettueranno gli scavi.
Non si parla solo di amianto e di radiazioni.
Un paio di esempi.
Com’è noto, il tunnel di base dell’alta velocità attraverserebbe una
zona costituita da rocce con caratteristiche geomeccaniche molto
scadenti, soprattutto perché sono vacuolari (simili a una spugna) e
perché spesso sono intrise d’acqua. Queste stesse rocce, nelle quali si
producono fenomeni carsici, hanno creato seri problemi durante i lavori
per la costruzione delle condotte sotterranee della centrale
idroelettrica di Pont Ventoux, costringendo i progettisti a prolungare
i lavori per altri cinque anni, cambiando tracciato in corso d’opera e
lasciando sul posto una “talpa” (fresa meccanica a piena sezione). Nel
dettaglio, in alcuni tratti degli scavi vi erano consistenti
infiltrazioni d’acqua (fino a 250 litri al secondo) che hanno
determinato un conseguente depauperamento della risorsa idrica della
montagna (relazione geologica LTF).
Anche il fondo dello stesso lago artificiale del Moncenisio risulta
parzialmente poroso ed è già stato provato, con colorazioni a base di
fluorescina sodica, che vi sono perdite d’acqua, che risorgono
centinaia di metri più in basso. La colorazione di un torrente dentro
la Grotta del Giaset, sempre sul Massiccio dell’Ambin, ha confermato
che l’acqua esce centinaia di metri più a valle, sia sul versante
italiano che su quello francese (fonte Legambiente Valsusa).
L’altro esempio riguarda l’effetto geotermico: alle profondità previste
per il tunnel, la temperatura (secondo alcuni studi fatti
dall’Università di Grenoble e da Alpe Tunnel) sfiorerebbe i 50 gradi e
per almeno 15 km sarebbe superiore ai 35, ne deriverebbe la necessità
di un sistema di raffreddamento all’interno del treno, con costi
elevati (per il sistema di raffreddamento sotto la Manica il costo è
stato di circa 250 milioni di euro). Una situazione analoga si trova,
in misura minore, negli scavi della galleria sotto il San Gottardo: per
l’alta temperatura e per le infiltrazioni d’acqua, gli addetti ai
lavori chiamano la galleria “la palude” (foto). Va detto che il San
Gottardo ha una galleria più lunga ma meno profonda, quindi meno calda.
L’Arpa, in un recente documento, precisa che nel progetto della
Torino-Lione non viene quantificata la necessità di risorse idriche
necessarie al funzionamento dei previsti sistemi di
raffreddamento/condizionamento dell’aria presente all’interno del
tunnel di base (previste temperature dell’ordine di 40°- 50°C).
Il fatto viene confermato anche dalla recente analisi, condotta da
esperti dell’Unione Europea, degli studi condotti dalla Lyon Turin
Ferroviaire: la temperatura della roccia e dell’acqua naturale dovrebbe
superare i 30° su una sezione di 14 km e raggiungere un massimo di 47°
sotto il massiccio d’Ambin e i documenti non contengono alcun
riferimento relativo al calcolo delle temperature nel tunnel in
condizioni normali di funzionamento.
Chiedo ai progettisti dell’opera come pensano di tutelare la salute dei lavoratori in un inferno del genere.
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La sensazione più superficiale è che i NOTAV siano tutti espertissimi e che i progetti della TAV siano stati affidati alla mia colf. Chi è il Governatore della Regione Piemonte?
Mercedes Bresso
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Note biografiche [modifica]
Nasce a Sanremo, dove la madre era sfollata durante la seconda guerra mondiale; trascorre l'infanzia a Torino, città in cui la famiglia era ritornata al termine del conflitto, abitando in corso principe Oddone; ha una sorella, Paola Bresso, docente universitaria. Vive a Torino, città natale di suo padre.
Dopo aver conseguito nel 1969 la laurea in Economia e Commercio, nel 1973 diventa docente universitaria di Istituzioni di economia presso il Politecnico di Torino, facoltà di Ingegneria. Esperta di economia dell'ambiente, ha insegnato questa disciplina in numerose Università e corsi in Italia e all'estero. Il proprio lavoro di ricerca l'Ha portata ad essere considerata a livello internazionale una delle principali studiose di economia ecologica.Ha partecipato attivamente a numerosi comitati scientifici di istituzioni ambientali. è stata membro della delegazione italiana alla conferenza Mondiale su Ambiente e sviluppo, svoltasi a Rio de Janeiro.[1].
Inizia ad occuparsi di politica militando nella Federazione Giovanile Repubblicana, aderendo in seguito al Partito Radicale.
Nel 1976 viene candidata come capolista nelle fila del Partito Radicale di Marco Pannella per la circoscrizione Mantova-Cremona, senza però essere eletta[2].
Viene eletta come indipendente nelle liste del Partito Comunista Italiano al Consiglio Regionale del Piemonte nel 1985. Successivamente ha aderito al PDS ed ha successivamente assunto incarichi nelle direzioni provinciale, regionale e nazionale dei Democratici di Sinistra.
Deputata regionale del Piemonte dal 1990 al 1995, nel 1994 viene anche nominata Assessore regionale alla Pianificazione territoriale e ai Parchi. Dal 1995 al 2004 è stata Presidente della Provincia di Torino.
Nel giugno 2004 è stata eletta al Parlamento europeo con la lista Uniti nell'Ulivo nella circoscrizione nord-ovest, attività che ha lasciato nella primavera del 2005 per diventare presidente della Regione Piemonte guidando la coalizione dell'Unione di centrosinistra.
è autrice di libri e saggi tra cui:
- Il bilancio e le politiche strutturali della CEE (con altri autori), Le Monnier, Firenze, 1979;
- Pensiero economico e ambiente, Loescher, Torino, 1982;
- Valutazione Ambientale e processi di decisione, con G Gamba e A. Zeppetella, Roma, 1992;
- Ambiente e attività produttive, 1992, Milano, Franco Angeli;
- Per un'economia ecologica, NIS, Roma, 1993.
- Economia ecologica, ISBN 88-16-43102-4, Jaca Book, 1997.
Mi rifiuto di pensare che i progettisti TAV siano degli emeriti incompetenti. Le dotte argomentazioni dei NOTAV vanno poste nelle dovute sedi e non predicate a chi ne può soltanto rimaner plagiato. Da anni mi scontro con Francesca su questo argomento ed arrivai a dirle di mettere in busta le mie opinioni, sigillarla e riaprirla fra 20 anni. Per finire non posso che confessare la mia viscerale avversione alle minoranze rumorose.
Ottima cosa la partecipazione: è l'anima della democrazia, ma, a mio parere, ogni minoranza non può esimersi dal rispettare la maggioranza.
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Allora vogliamo dirlo che il direttore dei lavori è il figlio di questa gentile signora?
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Il dottor Roberto Topino, è uno stimato professionista torinese, con il quale ho avuto l'onore di collaborare negli anni 80, e che ora occupa un grado di massimo rilievo nella Medicina del Lavoro piemontese. Le altre fonti con le quali mi sono informata, sono ingegneri di logistica dei trasporti, fluidodinamica e geologi del Politecnico di Torino, che ne sanno almeno quanto la colf della signora per restare sulla pessima battuta.
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