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Religione: Domenica penultima dopo l Epifania
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Respuesta  Mensaje 1 de 2 en el tema 
De: enricorns  (Mensaje original) Enviado: 06/02/2010 16:31
 
Letture Rito Ambrosiano
 
Dn 9,15-19; Sal 106; 1Tim 1,12-17; Mc 2,13-17
 
 
 DOMENICA PENULTIMA DOPO L'EPIFANIA - detta "della divina clemenza"

LETTURA
Lettura del profeta Daniele 9, 15-19

In quei giorni. Daniele pregò il Signore dicendo: «Signore, nostro Dio, che hai fatto uscire il tuo popolo dall’Egitto con mano forte e ti sei fatto un nome qual è oggi, noi abbiamo peccato, abbiamo agito da empi. Signore, secondo la tua giustizia, si plachi la tua ira e il tuo sdegno verso Gerusalemme, tua città, tuo monte santo, poiché per i nostri peccati e per l’iniquità dei nostri padri Gerusalemme e il tuo popolo sono oggetto di vituperio presso tutti i nostri vicini. Ora ascolta, nostro Dio, la preghiera del tuo servo e le sue suppliche e per amor tuo, o Signore, fa’ risplendere il tuo volto sopra il tuo santuario, che è devastato. Porgi l’orecchio, mio Dio, e ascolta: apri gli occhi e guarda le nostre distruzioni e la città sulla quale è stato invocato il tuo nome! Noi presentiamo le nostre suppliche davanti a te, confidando non sulla nostra giustizia, ma sulla tua grande misericordia. Signore, ascolta! Signore, perdona! Signore, guarda e agisci senza indugio, per amore di te stesso, mio Dio, poiché il tuo nome è stato invocato sulla tua città e sul tuo popolo».

SALMO
Sal 106

® Rendete grazie al Signore, il suo amore è per sempre.
Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Lo dicano quelli che il Signore ha riscattato,
che ha riscattato dalla mano dell’oppressore
e ha radunato da terre diverse. ®

Nell’angustia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angosce.
Li guidò per una strada sicura,
perché andassero verso una città in cui abitare.
Ringrazino il Signore per il suo amore. ®

Vedano i giusti e ne gioiscano,
e ogni malvagio chiuda la bocca.
Chi è saggio osservi queste cose
e comprenderà l’amore del Signore. ®

EPISTOLA
Prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo 1, 12-17

Carissimo, rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede, e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù. Questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna. Al Re dei secoli, incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Marco 2, 13-17

In quel tempo. Il Signore Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».


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De: enricorns Enviado: 06/02/2010 16:40
Commento al Vangelo del 7 febbraio
Una vocazione “feriale”

Penultima dopo l'Epifania

05.02.2010
di Giuseppe GRAMPA
Parroco di S. Giovanni in Laterano, Milano


L'evangelo di questa domenica racconta la chiamata di Levi, detto anche Matteo, uno dei dodici apostoli ed estensore di uno dei Vangeli. Importante anzitutto il luogo di questa chiamata: il banco della riscossione delle tasse, mentre Matteo è intento al suo lavoro. Questo è un racconto “feriale” di vocazione a differenza di quello, solenne, ufficiale, situato sul monte (Lc 6,12;Mc 3,13; Mt 10,1ss). Questa chiamata si colloca nella ferialità del lavoro quotidiano: Gesù ha chiamato alcuni pescatori intenti al loro lavoro sulla riva del lago (cfr. Mt 4,18ss; Mc 1,16), adesso chiama un esattore delle tasse seduto al banco della riscossione. Ecco la prima preziosa indicazione: la vocazione è per ogni persona nella sua situazione di vita ordinaria, là dove vive, lavora. La nostra vita quotidiana e i luoghi dove essa si svolge sono lo spazio nel quale siamo raggiunti dall'appello del Signore a seguirlo. Per incontrare il Signore non dobbiamo evadere dal nostro vissuto quotidiano, dal nostro lavoro; anzi il lavoro deve essere per ognuno di noi un ambito privilegiato per vivere la nostra fede. Non nonostante il lavoro ma grazie al lavoro ognuno di noi è chiamato ad essere discepolo dell'Evangelo e quindi di Cristo.

Gesù tende la mano

Ma il caso di Levi-Matteo è più delicato perchè il lavoro che svolge fa di lui, nella società del tempo, una persona per niente apprezzata. Pubblicani venivano chiamati questi funzionari che riscuotevano le tasse. Già riscuotere le tasse non è attività guardata con grande stima. Inoltre i pubblicani lavoravano al servizio dei Romani, forza di occupazione del Paese. Noi oggi li chiameremmo collaborazionisti, uomini appunto al servizio della potenza straniera che occupa il proprio paese. Per questo disprezzati. Disprezzati anche perché nell'esercizio di questa professione compivano volentieri sopraffazioni, ruberie ai danni della popolazione. Sappiamo che il capo di questi pubblicani, quel tale di nome Zaccheo, quando accoglierà nella sua casa Gesù dichiarerà: Se ho frodato qualcuno restituisco quattro volte tanto. Matteo è chiamato dentro l'esercizio del suo lavoro, anzi di un lavoro considerato disonesto. Vuol dire, allora, che nessuna situazione umana, neppure la più negativa, è irrecuperabile, inesorabilmente chiusa. Questa chiamata e lo stare di Gesù alla stessa tavola con i pubblicani e i peccatori è una icona efficace di Dio “amante degli uomini e della vita”. Quante volte Gesù stenderà la sua mano per sanare, per riportare alla pienezza della vita uomini e donne piegati da molteplici mali. Quante volte si volgerà e dei rottami umani per ridare loro speranza.

Il valore della vita

Questa domenica è per la Chiesa italiana la XXXII giornata per la vita. Tale Giornata è stata istituita dopo il Referendum che ha introdotto nella nostra legislazione l'interruzione volontaria della gravidanza. La Chiesa ha sentito il bisogno di richiamare il valore della vita, la custodia gelosa dell'uomo, di ogni uomo, in tutte le stagioni della sua esistenza. Ricordiamo la formula suggestiva di sant'Ireneo: "La gloria di Dio è l'uomo vivente". Dio risplende là dove l'uomo è liberato da ogni forma di degrado, offesa, oppressione. Il nostro tempo conosce alcuni segni preziosi di amore alla vita. La mortalità infantile, grazie al progresso delle scienze, è quasi cancellata. Era il 30% all'inizio del secolo scorso, oggi è ridotta al 2%. Si diffondono le forme di affido familiare e di adozione, segni di accoglienza alla vita. Cresce sempre più una cultura dell'handicap, capace di accogliere e sostenere coloro che non vogliamo più chiamare disabili ma altrimenti abili. Sono fortunatamente lontani i tempi in cui questa condizione era emarginata, peggio nascosta come una vergogna. Ma accanto a questi dati positivi vorrei indicarne uno negativo o comunque problematico. Mai come in questi anni si dice e si ripete che occorre migliorare la qualità della vita. Ed è certo un nobile obbiettivo. Si insinua così la convinzione che il valore della vita equivalga alla qualità della vita e che una vita priva di certe qualità non meriti d'esser vissuta. Certo, il nascituro nel grembo della madre manca di alcune qualità che in lui sono solo in potenza. Anche l'anziano o il malato terminale o il portatore di handicap mancano di talune qualità. Sono, in una certa misura, uomini o donne senza qualità. Dobbiamo concludere che in loro la vita non ha valore? E' purtroppo una conclusione alla quale taluni arrivano con conseguenze devastanti. Eppure, proprio per i malati è venuto


 
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