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Mi stupisco ancora oggi, dopo che per più di 15 anni un'intera valle "resiste" da sola alle manovre di un regime, di quanta gente al tema NO TAV reagisca con fastidio, associando NO TAV al concetto di NO PROGRESSO. Persone anche culturalmente preparate ed estremamente intelligenti rispondono all'unisono "ma l'ho letto sul giornale", "ho visto un servizio su RAI1", e via di seguito. Come se la censura non esistesse, come se bastasse comprare Il Manifesto o L'Unità per trovare le verità nascoste dai media più o meno allineati con il regime di turno. Beato chi s'illude...
Alla domanda "hai provato a cercare altre informazioni in rete?" quasi nessuno risponde. Le certezze passano in TV, e sui quotidiani più diffusi, ovvio.
La questione NO TAV, ha invece trovato quasi sempre un MURO DI GOMMA. Persino a dicembre, quando dal "nazionale" e, in particolare, da Gianfranco Mascia, era partita l'iniziativa NO PONTE a pochi giorni dal NoBDay, avevamo chiesto che la manifestazione fosse NO PONTE + NO TAV = NO MAFIA + NO SPRECHI. Non ha ottenuto la minima attenzione, è caduta in un silenzio agghiacciante.Come se avessimo pronunciato parole che ci hanno resi, improvvisamente, invisibili.
Per chiarezza, quindi, riporterò uno dei brani finali del libro scritto a tre mani da F.Imposimato, G.Pisauro, S.Provvisionato, dal titolo "Corruzione ad Alta Velocità - Viaggio nel governo invisibile". Una lettura che consiglio a tutti, ma fatevi coraggio!
"Lo scandalo della TAV è l'emblema della degenerazione globale del sistema politico. Esso ha coinvolto maggioranza e opposizione in egual misura. Dopo la repressione e la condanna della pubblica opinione, tutto è tornato come prima e la transizione ha avuto come effetto una caduta verticale del prestigio dei partiti e dei suoi esponenti. Ne è scaturita non una Repubblica rinnovata, ma una riedizione peggiorata del vecchio sistema di potere. Si è organicamente strutturata l'alleanza tra ceto politico e forze dominanti del potere economico delle grandi imprese sia private che pubbliche, alle quali è demandato il controllo della totalità degli appalti delle grandi opere pubbliche. Ancora oggi entrambe sono sempre più dipendenti dallo Stato. Più che nel passato esse manovrano l'informazione e la formazione del consenso con metodi spregiudicati e contrari alla verità: coprono i misfatti e le violazioni delle regole del mercato ed esaltano i personaggi politici che agiscono all'insegna di una becera antipartitocrazia e del più demagogico populismo, anticamera di scelte illiberali." IN questa fase la grande borghesia industriale - che controlla i maggiori quotidiani italiani - è apparsa più che mai incline al qualunquismo, al disimpegno, alla difesa corporativa dei privilegi consolidati. I forti interessi economici e finanziari hanno puntato alla normalizzazione della democrazia attraverso il controllo dei mass-media, usati per dare spazio esclusivamente agli ex giacobini, agli alfieri della rivoluzione giudiziaria, ai profeti del moralismo giustizialista, che hanno dato una copertura ai grandi gruppi capitalistici, perno della corruzione. Forti del sostegno mediatico dei corrotti miracolati, i giacobini hanno dilagato propugnando ideologie qualunquistiche e antipartitiche.
Per poter andare "oltre" queste strumentalizzazioni dobbiamo continuare ad informarci, certo, ma con un occhio sempre critico alla fonte, perché se crediamo di trovare la verità mediando tra un quotidiano locale, un giornale di un partito di governo e uno dell'opposizione, rischiamo di cadere nella grande trappola mediatica, quella che tutela gli interessi di una lobby economica che, a sua volta, è collegata inevitabilmente a governo e opposizione.
Il caso NO TAV ne è una prova, fatevi un giro in Valsusa e vi sembrerà di essere in guerra. Lo scandaloso silenzio dei media sulla drammatica mossa di regime dietro il decreto legge del 30 dicembre 2009 che sancisce la nascita di Protezione Civile SPA è ancora più emblematico.
Provate a mettere insieme i tasselli invisibili, NO TAV, Protezione Civile SPA (andate oltre il problema della corruzione) e Difesa SPA e forse riuscirete a costruire il profilo di un paese nel quale la Democrazia è un ricordo e la resistenza, ogni giorno, una lotta necessaria. Facendo molta attenzione, però, agli alleati. Non sempre unirsi con lo stesso "obiettivo" porta i giusti alleati nella coalizione. se vogliamo sconfiggere questo sistema corrotto dobbiamo creare una nuova cultura della libertà, una nuova consapevolezza nei cittadini in tutta Italia. A Roma vanno gli eletti, ma gli elettori sono ovunque, anche in Piemonte. E la resistenza dei NO TAV deve insegnarci cosa sia l'azione e come possa nascere, realmente, dal basso.
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Non me n'ero accorto. Siamo tutti degli aguzzini!
Roba che Hitler ed i suoi ci sembrano delle educande.
I "ben pensanti" pronti a strapparsi i capelli ci furono anche per la torre Eiffel e per il primo tunnel del Frejus.
Se c'è un problema la scienza lo affronta e lo risolve.
Oggi sono realtà le fantasie di Verne.
Oggi gli scienziati stanno studiando un tunnel atlantico che
colleghi Londra a New York. Ieri ho letto distrattamente di un
progetto cinese per un collegamento superveloce tra Pechino e non ricordo quale capitale europea.
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Dal sito del Corriere
iL progetto cinese SPIEGATO SUL dAILY tELEGRAPH
Treno Londra-Pechino in due giorni
Secondo il piano la nuova linea ad alta velocità potrebbe essere completata nel giro di un decennio |
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Nuova Società
Mercoledì 10 Marzo 2010 09:39
interviene-contro-la-tav-.html )
Lo scrittore-alpinista Erri De Luca interviene contro la Tav
di Davide Pelanda
«Qui, non passeranno. Non ce la faranno, a passare». Erri De Luca parla
così al Valsusa FilmFest in corso in questi giorni appunto nella valle dove
dovrebbe passare il treno ad Alta Velocità Torino-Lione. Lo scrittore ed alpinista
ha voluto incontrare il popolo NoTav al presidio di Sant'Antonino di Susa, ed
ha sostenuto che la Valle di Susa la spunterà contro i poteri forti,
contro l'economia e la politica che di questo progetto ne stanno facendo un
baluardo indispensabile, a detta loro, per il benessere della valle e
dell'Italia
tutta.
«C'è una popolazione qui – ha sostenuto De Luca - che non vuole essere
invasa da opere gigantesche e inutili. L'epoca dei feudatari è finita, i sudditi
non esistono più: qui ci sono solo cittadini.
Una popolazione alpina ha un rapporto molto più stretto con il suo
territorio, con l'ambiente, con la montagna, con l'acqua, con l'aria, con il suolo
sul quale lavora. E dunque ha un diritto maggiore di intervento. E merita
più ascolto».
Lo scrittore-alpinista si è schierato contro «stupidissimi e
meschinissimi interessi economici», da quando è l'economia a «dettare le leggi», che poi
«la politica esegue», intascando grandi affari a beneficio di quelli che
ne approfitteranno».
Erri De Luca ha poi ricordato, condannandole, le cariche di violenza del
17 febbraio scorso della polizia che hanno causato due feriti che gli
hanno ricordato il G8 di Genova del 2001 dove «ci furono torture, ma in Italia
non esiste il reato di tortura. I poliziotti colpevoli sono stati condannati
per lesioni».
Nel suo intervento una stoccatina De Luca l'ha data anche
all'informazione dicendo che i media «sono anch'essi asserviti, fanno parte anche loro
della catena di comando che l'economia ha sottomesso: politica, informazione», ma
che «esiste la possibilità di fare informazione indipendente, il
monopolio dell'informazione non è così minaccioso: può essere sempre scalzato». E,
sempre
secondo De Luca, sarà l'informazione indipendente a costringere i grandi
media a raccontare meglio la realtà di lotte sociali come questa in quanto i
grandi giornali e le televisioni, se saranno adeguatamente "incalzati" da un
esercito di reporter indipendenti, armati di telecamere «dovranno abbassarsi a informare».
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Ubi major est, minor cessat.
Quanti contadini hanno pianto per l'esproprio
delle loro terre necessario alla realizzazione della
rete autostradale?
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La Val di Susa, cuore naturale del
Piemonte, terra storica della nostra Resistenza, non vuole ospitare la
linea TAV (Treno ad Alta Velocità – progetto approvato tramite legge
del 1987, sospeso per inchieste giudiziarie durante Tangentopoli,
ripreso subito dopo, nel 1991, con incarico affidato ad imprese private
incaricate di realizzare oltre alle linee già previste su carta, altre
ancora, fra le quali la Torino-Lione).
Accoglie, invece, la Val di Susa, Erri De Luca, scrittore e poeta di montagna e di migranti.
Giorgio Cattaneo curatore e co-fondatore dell’associazione LIBRE
che lo ha intervistato, racconta un momento senza tempo di dolore
morale e fisico della Valle, medicato dalla cura dello scrittore.
NOI NON CEDIAMO
di: Giorgio Cattaneo
Dipinto di Giorgio Serena
Vedi anche: Erri de Luca: la Val di Susa fermerà la TAV
La baracca è uno chalet nel cuore della valle bianca, tremante di
freddo, sporca di neve grigia e fango e pozze gelide lungo la vecchia
ferrovia, in un giorno senza cielo. Il cielo si è chiuso sulla valle
dal giorno che gli ostaggi, per l’ultima volta, han detto no. Han
detto: non possiamo, non dobbiamo. Non vogliamo.
Allora dalla città hanno spento le luci, preparando un silenzio
pieno di pericoli. Una calma livida, non rassicurante. Gremita di
dichiarazioni ufficiali, lungo fantastiche autostrade di parole
arroganti, più vuote dell’acqua raggelata dall’inverno. Parole
ruggenti: sviluppo, progresso, cementi, calcestruzzi, fatturato. La
teologia della disperazione, il Pil. In nome del quale sventrare,
devastare, rapinare luce e cielo, terra e colori ai giorni che
verranno, che forse non verranno più.
Gli ostaggi sono silenziosi, mesti. La storia li stringe d’assedio
ancora una volta. Vuole la loro terra, le loro case, a qualsiasi costo.
Non sono ammesse proteste: il futuro ha fretta, non importa se è un
futuro nato morto, su binari d’acciaio venuti dal nulla e al nulla
destinati, scialo supremo di miliardi da dividere, come un bottino, sui
resti del cadavere terrestre dissanguato, avvelenato, sconvolto, eppure
ancora vivo.
Così la pensano gli ostaggi, rinchiusi nella baracca lungo la
vecchia e stremata linea ferroviaria, semideserta di treni. Usate
quella, ripetono, anziché ostinarvi a volerne un’altra che – lo sapete
bene – non servirà a nessuno, se non a voi che vi spartirete le
ricchissime commesse della costruzione, fondi pubblici a pioggia, a
valanga, elargiti per tentare di miracolare un sistema in agonia, la
vostra discarica di incubi e di fabbriche obsolete, cassa integrazione,
carrozzerie e robot disoccupati.
Noi non cediamo, dicono gli ostaggi. Hanno
facce arrossate dal gelo, tra giacconi e berretti. Hanno il fiato
giovane dei vent’anni, e le gambe di legno di chi ha visto la guerra e,
purtroppo, ricorda.
Non cediamo, ripetono. Non crediamo alle vostre menzogne.
Peccato, signori. Vi state sbagliando: il piano è perfetto. Così
hanno detto, in mondovisione, dal quartier generale della città,
annunciando l’avvio delle grandi operazioni. Trivellare, perforare. E
poi staccare un ticket destinato ai cassieri di Bruxelles: ecco,
vedete, qui tutto procede a meraviglia, siamo stati ai patti, ora ci
spetta la prima rata della paga.
L’opposizione popolare? Non esiste. E’ soltanto una leggenda. Tutto
archiviato, ormai. Tutto chiarito. La Torino-Lione avanzerà fra osanna,
come un inno alla fratellanza universale. Lo scrivono i giornali: ormai
si corre, l’avvenire finalmente ci sta venendo incontro a grandi passi,
non resta che stappare lo champagne.
Gli ostaggi allora sono usciti in processione: quarantamila stracci
bianchi, nel vento sottozero. Eccoci qua, si sono presentati. Siamo qui
per salutare i pagliacci che hanno appena finito di spiegare che
eravamo tutti morti, che il funeralone si era svolto senza incidenti, e
che non esistevamo più.
Esistiamo, invece. Eccome. Siamo qui a dirvelo, a cantarvelo.
Da quel giorno, il palinsesto ha fatto a meno del tradizionale
humour. Agli speaker è passata di colpo la voglia di ridere. Meglio
finirla, coi dilettanti della comunicazione, e lasciar fare ai
professionisti, quelli veri. Così, spente le telecamere, al calar della
notte sono arrivati i reparti antisommossa. Ci pensassero loro, a
mettere in riga gli ostaggi impudenti, i defunti che non vogliono
decidersi a morire.
Notti di fuochi, baracche incendiate da sciacalli. E, a poca
distanza, due feriti. Un ragazzo colpito alla testa. E una donna di
quarant’anni, caduta a terra e martoriata, frollata di calci
dappertutto, al volto, al ventre.
Quella è stata una macelleria sommaria, dice. Un massacro.
Nella baracca lungo la ferrovia, una delle poche non ancora date alle fiamme, è entrato lo scrittore.
La maschera indurita, il taglio sottile degli occhi, l’indignazione
coltivata e nutrita di parole che arrivano dirette, micidiali.
L’epoca dei feudatari è finita, scandisce. I sudditi non esistono più: qui ci sono cittadini.
Lo scrittore è venuto da lontano, dalla campagna di Roma. E’ venuto
per parlare di montagna al piccolo festival di cinema cresciuto
timidamente nella valle fredda, strapazzata dall’inverno delle sue cime
ventose.
Lo scrittore la conosce bene, la montagna. La frequenta. Se ne
lascia conquistare, ascoltando le sue storie. Qualcuna, poi, la
racconta. L’ultima, delicata come una farfalla, è la storia di un
camoscio. Di un camoscio leggendario e un cacciatore. Una pietà di
solitudini scoscese, impervie, irriducibili.
Eccomi, sono qui.
La sua presenza rincuora gli ostaggi. Lo scrittore è fra loro,
respira l’aria della baracca riscaldata dalla stufa, assaggia il vino
rosso spremuto dalle rocce che un giorno potrebbero saltare in aria,
con la dinamite, insieme a tutta la valle.
No, non succederà. Quel giorno, ve lo garantisco, non arriverà mai.
Lo scrittore sa quel che dice. Sa che quando un intero popolo si
mette a gridare, scende in strada e protesta, e difende la sua terra
con le unghie di vecchi e bambini, la sventura si spaventa e si
allontana.
Non succederà, dice lo scrittore. Il mostro di qui non passerà. Lo
fermerete. Perché è un mostro soprattutto stupido. Ricchissimo e
potente, armato fino ai denti, ma senza la fortuna che solo la vita si
porta appresso.
Quello è un mostro cieco, senza domani. Viene dal buio di stagioni
già crollate, senza speranza né ragione, senza dignità. Viene dal mondo
desolato dove ormai tutto si è ridotto a poca cosa: all’arraffare.
Profittatori, grandi affari. E’ una specie di dittatura losca, quella
dell’economia, che ormai impartisce ordini: ai politici, ai giornali.
Ma non è il caso di scoraggiarsi, proprio adesso. Piuttosto, diamoci
da fare. Non lasciamogliela passare liscia. Filmiamo tutto,
raccontiamo, denunciamo. Costringiamo i giornali a dire la verità: se
saranno incalzati, anche i più riluttanti alla fine dovranno
arrendersi, dovranno abbassarsi ad informare.
Si tratta di resistere, ecco tutto. In attesa che anche questo
povero paese si risvegli, come l’America di Obama. Non è ancora
successo, ma succederà.
Lo scrittore è un guerriero, armato di parole.
Viene dal mare, ma odora di montagna. Conosce la fatica del
carpentiere, il sudore salmastro del porto. Ma ama perdersi, da solo,
su pareti di granito, verso silenzi di cielo.
Raccontare, rincuorare.
Lo salutano, gli stringono la mano. Grazie, dicono. Grazie di essere venuto.
Lo scrittore è un combattente, è un uomo che non
abbandona ostaggi al loro destino. Porta in giro la sua storia incisa
nello sguardo roccioso, temperata dal Libro, e poi sorride.
Siamo qui, dice. Siamo insieme. Siamo la stessa cosa, in fondo. Tutti. Siamo pesanti di sangue, ma leggeri.
E sappiamo che un giorno, tra il cuore del cacciatore e quello del camoscio, potrebbe sempre posarsi una farfalla.
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Quante lacrime nel ritrovare una costruzione dove un tempo s'eran portate le pecore a pascolare! Che delusione andare in campagna per desiderio di pace e ritrovarsi immersi nel rumore delle macchine agricole!
L'orologio della storia non torna indietro. |
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12 marzo, Bussoleno Salone polivalente
ore 21,00
Il Coordinamento delle liste civiche della valle di Susa
Incontra la popolazione
FACCIAMO IL PUNTO SULLA QUESTIONE TAV
I sondaggi, la pre-progettazione,gli attacchi politici e mediatici
e le iniziative delle liste civiche
Aggiornamento del giorno 11 marzo 2010
Ci siamo volutamente “autosospesi” per 15 giorni. Volevamo combattere il
malessere, la voglia di vomitare, che ci avevano fatto venire le
manganellate sui cittadini, sulle donne valsusine, colpite con violenza inaudita mentre
erano a terra.
Dentro di noi cresce la consapevolezza di vivere in un paese che non sa, e
non vuole conoscere, non vuole occuparsi della grave situazione economica, sociale, politica, in cui vive. Ci rendiamo invece tutti conto che ai
politici interessano solo le grandi opere, i grandi affari, le emergenze in
grado di crearne di nuovi. Facile individuare il perché… basta leggere i
giornali!
Senza ombra di dubbio a tanti politicanti interessa ormai più la propria
sedia che la democrazia, piegando a questo personale interesse ogni loro
azione ed ogni residuo barlume di etica. Colpisce la mistificazione di ogni
evento, fatto, affermazione. Tutto viene distorto, utilizzato a proprio
vantaggio, evitando accuratamente di entrare nello specifico dei dati, di una seria
discussione sul merito. Non è solo mancanza di volontà, forse ormai è
anche incapacità… da troppo tempo mancano i controlli, da troppo tempo la Corte
dei Conti denuncia la corruzione ed il malaffare senza poi avere i mezzi
per intervenire per opporvisi.
Occorrerebbe un colpo di reni, riconoscere le vere priorità, disporre nei
posti chiave di tante persone oneste, determinate, incorruttibili, serie,
che sappiano invertire il corso delle cose. A sarà dura, ancora una volta, ma
l’unica salvezza per tutto il paese sarà trovare queste nuove, motivate,
risorse per la politica nazionale e locale, mandando a casa tanti professionisti
della politica poco seri o poco efficaci Tutto si potrà dire, ma è
evidente infatti che una buona parte delle responsabilità della situazione in cui ci
troviamo è di chi aveva la possibilità di scegliere il bene pubblico e non
ha potuto o saputo farlo. Nulla di personale, semplicemente facciamogli
cambiare mestiere, tornino a lavorare, se un lavoro lo hanno!
Per fare ciò occorre innanzi tutto informarsi, partecipare, diffondere
l’informazione, ragionare a freddo.
Per ciò che ci riguarda, parlando della linea Torino Lyon e vicende
collegate, eccovi l’ultimo video sui rischi della Torino-Lyon
Oggi Vi parleremo dei seguenti argomenti: le minacce ricevute di Si Tav e
NO TAV, la questione sondaggi, la nascita dei nuovi presidi, il ruolo dell’informazione, l’utilizzo di questi mezzi d’informazione da parte di
alcuni noti Pro Tav della politica piemontese. Cercheremo di ragionare “a
freddo” e sappiamo che il nostro ragionamento potrà essere parziale ed incompleto,
ma assicuriamo gli amici lettori, che intanto sono diventati oltre 40.000,
in tutta Italia, che tenteremo di essere il più possibile obiettivi e freddi,
evitando per una volta di elencare tutti i buoni motivi tecnici,
economici, ambientali che ci fanno dire sempre più forte NO TAV.
Le minacce.
Non è nostra intenzione classificare le minacce ricevute da Cribari o da
Alberto Perino, sono entrambe gravi, tendenti ad aumentare la tensione in
valle, ciò che le differenzia è caso mai lo stile ed i destnatari. La prima,
indirizzata singolarmente a Cribari, sembra firmata da un fantomatico gruppo
che nella denominazione vorrebbe rimandare a gruppi di destra. Peccato che
nessun gruppo di destra o “nero” abbia mai piantato le sue radici all’interno
del Movimento NO TAV. La seconda, quella a Perino, non è firmata, ma la
minaccia in questo caso è indirizzata oltre che al destinatario, a tutti i NO
TAV.
Stile pseudo mafioso, non si capisce fino a che punto opera di mitomani.
Poi ci sono i proiettili indirizzati a Chiamparino, sindaco di una grande
città, che vede muoversi al suo interno interessi enormi, collegabili al Tav e
non…
Il risultato di tutte queste minacce? Aumentare l’attenzione dei media,
far preoccupare i destinatari, forse cercare di dissuadere qualche cittadino
dal partecipare alle manifestazioni del Movimento NO TAV.
I sondaggi.
Le trivelle vengono vendute da molti media come “l’inizio dei lavori”, a
fare da controcanto Bresso: “ Non torneremo indietro”, Virano, “Faremo tutti
i sondaggi”, Il Prefetto, “Non ci fermeremo per le elezioni”. L’Obiettivo è
fin troppo chiaro: comunicare alla UE che si va avanti, affinché “cacci i
soldi” del finanziamento di oltre 400 milioni di euro. Tutti fanno finta di non
sapere che le condizioni del fiananziamento sono anche altre: la
condivisione locale, il cofinanziamento italiano, un progetto credibile.
Ben strano che le trivelle arrivino solo su suoli pubblici, quasi sempre di
martedì e vadano via dopo pochi giorni, e sempre prima del venerdì. Lavori
di settimane realizzati in tutta fretta in pochi giorni. Sito praticamente
fortificato, protetto da polizia, carabinieri, finanza, guardie forestali che
si danno il cambio ogni 6 ore, giorno e notte, in centinaia, alla faccia delle
comunicazioni alle amministrazioni, e della tanto propagandata trasparenza
sbandierata da Virano, Saitta, Chiamparino e Bresso. Sondaggi farsa,
mediatici, non trasparenti, assolutamente studiati a tavolino, come se si
trattasse di una serie di postazioni belliche più che di “verifiche idrogeologiche”. Il
secondo obiettivo, non dichiarato, potrebbe perciò essere quello di tenere
alta la tensione in valle, anche perché non c’è un calendario preciso, i siti
individuati sono alquanto “variabili” , mentre l’ipotesi di tracciato continua
a
variare giorno dopo giorno, come i dati tecnici che l’Osservatorio
pubblica.
I presidi.
La notte successiva alla grande manifestazione NO TAV dei 40.000 di Susa
veniva bruciato il presidio di Borgone. Prima ancora quello di Bruzolo era
già stato incendiato parzialmente, e a fine gennaio veniva definitivamente raso
al suolo, al terzo tentativo. Evidente l’intento di “finire il lavoro”
magari commissionato da qualcuno.
Il fatto che a Borgone il presidio sia immediatamente rinato dalle ceneri,
che a Susa resista da mesi, che a Rivoli sia diventato luogo di incontro
usuale per i NO TAV e che a Sant’Antonino le prime attiviste No Tav siano le
casalinghe del paese dimostra la vivacità trasversale del Movimento. Stranamente
la stampa ufficiale si impegna invece giornalmente a descrivere i NO TAV come
“antagonisti”, quando va bene, altrimenti diventano anarchici, sovversivi, lanciatori di pietre, o di chiodi a tre punte. Dunque l’effetto mediatico
è che chi subisce violenza viene invece descritto come un violento.
Possiamo dire che c’è del dolo? Riprova. La signora di 40 anni, cittadina di
Villarfocchiardo, lavoratrice autonoma e conosciuta in tutta la valle per la
sua attività, dopo essere scivolata e picchiata selvaggiamente a Coldimosso
diventa una pericolosa antagonista, tanto che le forze dell’ordine la cercano
in
ospedale dopo essere stata ricoverata… da non crederci, in un attimo un
normale cittadino, contribuente, madre di famiglia diventa un pericoloso rivoluzionario! Purtroppo però capita proprio questo!
L’informazione ufficiale e le esternazioni dei politici.
La maggioranza dei quotidiani tra cui spiccano Repubblica, Il Corriere, e
soprattutto La Stampa di Torino, da mesi seguono la vicenda, senza mai citare
un solo dato ufficiale sui costi o l’utilità dell’opera. Preferiscono invece
le cronache di violenze e presunte violenze da parte dei NO TAV. Normalmente
i giornalisti che scrivono di questi fatti non sono mai “sul pezzo” nel senso
che nessuno li vede nei momenti più particolari sui luoghi, di notte, ma
stranamente descrivono avvenimenti che nessuno dei Manifestanti ha visto. I
palloncini pieni d’acqua, le palle di neve tirate ai carabinieri diventano
nei loro racconti gavettoni di pipì, lancio di pietre e bastoni. Qualcuno
lancia un petardo? Sulla velina che raggiunge i giornalisti è già diventato
un “bengala”, i 1000 manifestanti diventano 100, ed ecco che i nostri prodi,
senza controllare i fatti, “nella fretta”, prendono tutto per buono…
Risultato? Altra benzina sul fuoco, una manna per tutti i politici della
nuova generazione, che come dei pappagalli rincarano la dose, si fanno intervistare, fanno confidenze parlando di cose che non hanno mai visto né
voluto o potuto approfondire. Parole d’ordine: I NO TAV sono violenti,
sono pochi, non sono della valle di Susa, e a guardarli bene li ho riconosciuti:
sono ANTAGONISTI e anarchici. Non pago il politico conclude il compitino facendo dei nomi: Pipino è uno che vuole farsi propaganda e che cerca di
trasformarsi in martire. Lello ed Acca propendono per la violenza, gente che
vive di espedienti, che il pane se lo guadagnano in modo dubbio… Vere e proprie
diffamazioni puntuali e personali, il peggio che una persona responsabile
può fare, peggio se si tratta di politico! Poi il politico finisce l’opera
minacciando chissà quali rischi per le persone inermi che dovessero essere
coinvolte “loro malgrado”.
Chiaro l’intento di questi soggetti, gente che ha probabilmente ha problemi
seri, che vuole mettersi in vista, che garantito dalla sua posizione pensa
di poter buttare fango tutto intorno a sé senza mai sporcarsi. E poi in ogni
caso anche la tintoria gliela paghiamo noi contribuenti. Gente che sulla
Torino Lyon ripete da 10, 15 anni lo stesso slogan: siamo isolati, è necessaria,
non costerà una lira ai contribuenti, l’uranio non c’è, l’amianto non è un problema, ormai è tutto deciso, i francesi sono partiti, chi non vuole il
Tav è contro il progresso. Stop fine del discorso, e poi bisogna creare
lavoro,
la mafia non esiste, la Valsusa avrà uno sviluppo incredibile grazie a
questa opera…
Proprio contro questa gente è stata indetta una grande manifestazione il 20
marzo 2010, a Torino.
MANIFESTAZIONE NO MAFIA NO TAV
Giornata in difesa dei diritti costituzionali di tutti i cittadini, contro
la mafia che siede in Parlamento, contro opere inutili, dannose per la salute
e per l'ambiente, come la TAV, contro la gestione gelatinosa degli appalti e
lo spreco del denaro pubblico a beneficio di un'unica casta, a danno di
scuola, lavoro, pensioni, sanità, quelle che dovrebbero le priorità del
Governo!
Messaggio dal Presidio no tav di S.Antonino
07/03/2010 a cura del Comitato no tav Spinta dal Bass – Spazio sociale
libertario Takuma
Nausea, è questo il sentimento che pervade oggi in Valle di Susa dopo aver
letto i giornali di ieri e quelli odierni.
I fatti: giovedì fiaccolata rumorosa alla trivella di Buttiglierra. 1000
persone in strada, serata tranquilla, alle 23.30 tutto finito e tutti a
casa.
Nessun giornalista presente se non qualche fotografo e quelli dei giornali
locali che riportano la notizia di una manifestazione pacifica e
tranquilla.
La mattina i tg radio e i giornali non fanno un accenno. Alle 13.00 la
questura indice una conferenza stampa dove racconta l’impossibile:
scontri, sassaiole, lanci di bengala, chiodi a tre punte.
Come prova porta una foto con un giochino laser puntato e 4 chiodi
arrugginiti usati nei cantieri edili e chissà da quanto tempo su quel terreno. (Le foto sono
sulla stampa di ieri) Nessuna foto di scontri o di sassaiole. Ma nessun
giornalista pensa di verificare le notizie o almeno chiedere delle vere prove. Tutti
chini a scrivere il volere di polizia e di politici che commissionano.
Alle esagerazioni ormai ci eravamo abituati, alle invenzioni ancora no. I
bengala vengono usati in guerra per illuminare le zone da bombardare. A Buttigliera tuttal’più sono stati scoppiati alcuni petardi che non facevano
male a nessuno, solo rumore. Ma è la “sassaiola” quella che colpisce di
più, perché inventata di sana pianta, si parla addirittura di un attacco di
squadre di professionisti dai boschi…peccato che la trivella sia sita in una
piana
arata poiché coltivata!
Ma Griseri e Numa, prendono per buone le veline della questura e ci montano
un caso politico costruito su delle invenzioni colossali. Oggi poi ci si
mette anche Esposito (Pd) che sulla Stampa, supportato da Numa, attacca due
persone no tav in modo delirante. Accusati addirittura di vivere alle spalle
del movimento. Peccato che entrambi lavorano, pagano le tasse e permettono ai
parassiti come Esposito di vivere grazie ai loro soldi di onesti
lavoratori.
Quanto ai "professionisti della violenza" e dove si “nascondono” vogliamo
ricordare che ad oggi abbiamo avuto due feriti molto gravi (Simone e
Marinella), decine di contusi e due presidi distrutti. Questo per dirvi che in Valle di
Susa sappiamo benissimo chi sono i violenti, da che parte stanno e da chi
sono difesi.
Una cosa però vogliamo rivendicarla e ribadirla. Ogni volta che arriverà
una trivella con il suo seguito di militarizzazione ci sarà una reazione
come oramai da anni capita in Valle. E’ stata e sarà una reazione non violenta
ma molto, molto determinata. Chi arriva con la prepotenza e con l’intento
di devastare il nostro territorio e il nostro futuro, non può pensare di poter
lavorare in pace e senza fastidi. I blocchi, gli assedi, i cortei
continueranno ogni qual volta i distruttori arriveranno in Valle.
E’ chiaro che il nostro intento è quello di impedire o rallentare lo
svolgimento dei lavori. Oggi la trivella di Buttigliera è stata smontata con
5 settimane di anticipo dalla scheda tecnica sul sito Torini-Lione e con 10
giorni di anticipo su quanto scritto sul cartello del cantiere. Questo
significa che il sondaggio non è stato terminato così come era già successo a
Condove. Ulteriore prova della farsa sondaggi.
Ps: queste righe, come le precedenti, vengono spedite a tutti i giornali e
Tv. Naturalmente non una parola uscirà sulla nostra verità. Pertanto
chiediamo a tutti gli uomini e donne di buona volontà,di far girare questo scritto
come altri che stanno girando, di stamparli e diffonderli… la verità, quella
sì che è rivoluzionaria!
L'affanno di Esposito, dei Si Tav e del PD
Affanno. Questo leggo nelle varie ricostruzioni giornalistiche e prese di
posizione che sono venute dopo la fiaccolata di Buttigliera di giovedì
sera.
Affanno perché c’è in ballo una gara a chi la spara più grossa, ben più
delle pietre da mezzo chilo che la questura dice di aver rinvenuto. Sono tre
mesi che il piano sondaggistico dell’Osservatorio è partito e inizia a perdere
colpi. Le trivelle fino a qui piazzate sono state tutte installate in
terreni della Sitaf, di Rfi e di qualche comune compiacente. La maggioranza sono
avvenute in ex discariche. La Valle di Susa nelle sue zone più rappresentative
è inviolata.
Ogni trivella è stata piazzata tra l’una e le tre del mattino con il
supporto di almeno duecento agenti, con l’aggiunta, per quella di Buttigliera,
della Guardia Forestale, quarta forza armata dello stato, ma impiegata solo
raramente e in casi eccezionali, come ordine pubblico.
Ad ogni trivella c’è stata una risposta del movimento no tav, che non ha
mai fatto passare sotto silenzio quella che riteniamo una truffa ai danni
di tutti i contribuenti italiani. Le mobilitazioni sono state molteplici e di
varie forme, tutte inquadrate in un livello di conflittualità bassissimo.
L’unico atto violento a cui abbiamo assistito sono le cariche e i feriti di
Coldimosso, per il quale a differenza degli altri casi, non ho visto né
video né foto della Questura di Torino.
Il voler trasformare quattro petardi e i quattro laser (che vendono anche
dai tabaccai) di Buttigliera in un “assalto degli autonomi”, di
“professionisti della violenza” e quant’altro è stato scritto e detto denota ancora una
volta l’affanno della controparte. Soprassediamo se due giorni di articoli
della carta stampata sono stati redatti da una conferenza stampa della questura e
nessuno dei firmatari degli articoli era sul posto per farsi un’idea propria
su cosa è o non è avvenuto quella sera. Chi è interessato può leggero sui siti
e sui blog del movimento.
Ma ora, leggere le dichiarazioni di Stefano Esposito, assente dalla Valle
di Susa dal giugno 2005 mi fa veramente ridere. Il buon Esposito, che ha
sempre demolito il movimento no tav in ogni circostanza, ora vista la strada che
si è aperta per tentare di metterci in difficoltà, forza sulle differenze all’interno del movimento, che giudica ora addirittura legittimo (basta che
non disturbi troppo), e vi si appella perché allontani i “professionisti”.
Si spinge anche più in là, chiedendo se alcuni di noi sono pagati per fare
i presidianti, come e dove viviamo, insomma, chi ci paga?
Caro Esposito, è da quando ero studente delle scuole superiori che ci
incrociamo, (combinazione sempre su strade diverse) e ancora oggi che ho 34
anni, tu continui a campare di politica. Mi sa che tra i due sei tu l’unico
professionista, che vive alle spalle mie e degli altri del movimento che pagano
le tasse e ti mantengono lo stipendio. E’ per questo che non ha senso risponderti,
tu con i tuoi 10.000 euro al mese per fare un “duro lavoro”, che ne sai di affitti, di arrivare a fine mese con difficoltà, di rette sempre troppo
alte dell’asilo e di tutte le difficoltà che incontra gente come me che non
arriva neanche a 1000 euro al mese, grazie al tuo lavoro.
Io difendo la Valle di Susa senza stipendio, non mi paga nessuno, più sono
presente meno guadagno alla fine del mese, ma tu che ne sai? Il tuo
accanimento nel voler la realizzazione del tav mi farebbe pensare che magari riuscirai
a guadagnare qualcosina anche da li (in fama intendo sia mai...).
Anche tu sei in affanno come gli altri, si sente, si legge nelle tue
parole; io e gli altri no tav siamo solo colpevoli di non arrenderci, di
non lasciarvi mettere in atto il più grande sperpero di soldi pubblici della
storia, a te e agli professionisti che fanno il tuo stesso mestiere.
Lele Rizzo
In merito all'articolo di La Stampa del 7 marzo -Intervista
all'On.Esposito
Il metodo di personalizzare lo scontro politico,arrivando a denunciare nomi
e cognomi di coloro i quali si ritengono in qualche misura responsabili o rienuti tali di idee o opinioni diverse dalle proprie è nella tradizione
peggiore di un certo stalinismo o pensiero analogo.
Si parte dall'idea che il lettore o il cittadino , diciamo sia spettatore
passivo un po ignorante ed in ogni caso destinatario di un messaggio che "sollecita" una presa di posizione analoga di chi confeziona il
messaggio.
Il messagio: diventa fondamentale , non per un punto di vista o un idea ma
perchè attacca le persone individuando i responsabili , sollecitando le peggiori fantasie e utilizzando qualsiasi luogo comune.Tizio e caio,cosa
fanno nella vita,hanno un lavoro?hanno una casa?come vivono?insomma il "compagno"Esposito è un vero inquisitore,uno tosto,che non si scoraggia,ha
visto il business,l'affare,unire il fetido pensiero comune,come fa la lega
nord
di prassi,per parlare alla pancia della gente,non alla testa.
Uniamoci e partite contro i no tav.Siete mica come questi zimbelli della
società,i professionisti della agitazione sociale che non fanno niente nella
vita, poi sono pure sporchi e dormono ai presidi dove non ci sono i comfort e i
gabinetti.Siete mica come loro , voi siete regolari , lasciate perdere
questi mentecatti , ciarlatani e agitatori di professione.......
Sono stupito,un pochino,solo un pochino,che La Stampa continui a fare da
gran cassa.Ridursi a gareggiare con Torino Cronaca è proprio un segno dei tempi,di questi brutti tempi.
Non penso che queste uscite di gusto dubbio possano in qualche modo avere
effetti desiderati in val di susa,penso che non lo vogliano nemmeno.All'inquisitore esposito ed al confezionatore del prodotto
interessa forse di più convincere i cittadini del resto della provincia che
voterà tra poco,che ci sono ancora dei crociati che vogliono difendere gerusalemme ,
sempre che qualcuno pensi che il Tav sia la culla della cristianità.
Solidarizzo con gli accusati , o inquisiti dal "compagno" esposito , anche
se non ne hanno bisogno , si tratta di un principio , non posso stare
dalla parte dell'inquisizione.
Renato Patrito
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HELP! Cercasi
garanzie!!
Mercoledì 10 marzo, alla commissione consiliare sul TAV di Rivalta,
numerosi cittadini hanno assistito all'ennesimo tergiversare dei consiglieri
della maggioranza sulla partecipazione al nuovo Osservatorio tecnico che, come
ormai sappiamo tutti, è impegnato a costruire la progettazione preliminare della
nuova linea ferroviaria Torino-Lione mentre, parallelamente, si svolgono i
sondaggi geognostici sui territori interessati.
Questa volta la
motivazione adottata per rimanere nell'Osservatorio è la magica e improvvisa
riapparizione del tracciato storico con tanto di nuovi interventi sopra e sotto
di essa (da non confondere quindi con l'opzione zero) nel documento in via di
definizione "Metodologia analisi multicriteri delle alternative di
tracciato" presentato martedì 9 marzo 2010 nell'Osservatorio tecnico.
Tracciato che era sparito dalle "Indicazioni progettuali per il progetto
preliminare". Un appiglio, un respiro di sollievo, per risolvere
momentaneamente i problemi di una maggioranza divisa e in difficoltà. Ma la
stessa maggioranza osserva che l'Osservatorio non dà, di per sè, sufficienti
garanzie, e quindi propone di chiedere, per Rivalta e i comuni della collina
morenica, la nomina di un nuovo tecnico da affiancare all'Arch. Minucci, in
grado di tutelare queste amministrazioni nel difficile e pericoloso percorso di
pesi e contropesi dell'analisi multicriteri. Proposta non accettata dal gruppo
di minoranza Rivalta Sostenibile che rimane ferma sulla proposta di delibera per
l'uscita all'Osservatorio.
Peccato che lo strumento di analisi
multicriteri sia adatto per valutare l'impatto come se l'opera fosse già
compiuta ... senza tener conto della devastazione dei cantieri che per 15-20
anni saranno necessari per realizzarla. Non sarebbe stato meglio prevedere
un'analisi dei costi e benefici così come si chiede da tempo?
Peccato
anche che questa maggioranza sia così fiduciosa tanto da pensare che basti
nominare un tecnico in più (uno in più a carico della collettività) per ricevere
garanzie da un organismo che ha tradito se stesso, rinnegando il lavoro dei
primi tempi in cui aveva affermato nei suoi quaderni che la linea storica era
sottoutilizzata, facendola sparire nella fase di progettazione preliminare, e
facendola riapparire al momento giusto, con l'ipotesi di nuovi e pesanti
interventi, per "aiutare" le maggioranze della collina morenica in
difficoltà.
Peccato, inoltre, che questa maggioranza abbia votato e
approvato ben quattro delibere contro i tracciati e i sondaggi geognostici sul
territorio rivaltese. Anch'essa tradisce se stessa?
Pensiamo che la
strada migliore sarebbe quella di essere coerenti e di togliere, una volta per
tutte, il consenso a un Osservatorio che ha perso qualsiasi tipo di credibilità.
Un Osservatorio che per spacciare un consenso che non c'è, da una parte "aiuta"
con i suoi giochini i Comuni incerti, dall'altra militarizza pesantemente i
luoghi di sondaggio.
NO TAV né qui né
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Quelle stradelle che tu mi fai far, cara Rosina, cara Rosina; quelle stradelle che tu mi fai far, cara Rosina le devi pagar. E qui comando io e questa e casa mia, ogni dì voglio sapere, ogni dì voglio sapere; e qui comando io e questa è casa mia, ogni dì voglio sapere chi viene e chi va. Devi pagarle con sangue e dolor, finché la luna, finché la luna, devi pagarle con sangue e dolor, finché la luna non cambia i color. E qui comando io e questa e casa mia, ogni dì voglio sapere, ogni dì voglio sapere; e qui comando io e questa è casa mia, ogni dì voglio sapere chi viene e chi va. Quando la luna la cambia i color, vieni che l’ora, vieni che l’ora; quando la luna la cambia i colori, vieni che è l’ora di fare l’amor. E qui comando io e questa e casa mia, ogni dì voglio sapere, ogni dì voglio sapere; e qui comando io e questa è casa mia, ogni dì voglio sapere chi viene e chi va. E qui comando io e questa e casa mia, ogni dì voglio sapere, ogni dì voglio sapere; e qui comando io e questa è casa mia, ogni dì voglio sapere chi viene e chi va
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Pensate che la realizzazione della TAV sia affidata a dei "vu cumprà"?
Pensate che non siano stati fatti tutti gli studi necessari?
La radiottavità è concentrata sul percorso TAV, tra l'altro ancora da definire?
La radioattività è nociva per la TAV e salubre per ogni altra forma di insediamento?
La radioattività interessa tutta la Valle?
Com'è che ci vivete? Abbandonatela! |
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