COMUNICATO STAMPA
dalle valli No TAV (Italia),
17.5.2010
Una folta
delegazione di cittadini italiani, francesi, baschi e spagnoli - in
rappresentanza delle popolazioni europee in lotta contro i TAV
- consegnerà domani 18 maggio
2010 alle ore 10.00 al Parlamento Europeo a Strasburgo la
Carta di Hendaye. Giornalisti
e televisioni sono invitati alla cerimonia che si svolgerà nella Sala Low R
3.1.
Tra i dossier che saranno presentati appaiono
i sorprendenti costi della militarizzazione dei cantieri dei sondaggi, che
rappresentano la volontà prevaricatrice e antidemocratica del governo italiano
per la realizzazione di un’opera inutile e devastante: la
Lione-Torino.
Una Conferenza Stampa è convocata
alle ore 14.00 nella Sala LOW N-1/201. del Parlamento Europeo di
Strasburgo.
La delegazione internazionale consegnerà al Parlamento
europeo la
Carta di Hendaye,
dichiarazione comune
di opposizione contro le linee ferroviaria ad alta velocità sottoscritta il 23
gennaio 2010
da decine di associazioni
che sono attive da
anni nei tre Stati membri (Italia, Francia e
Spagna).
Sarà così resa visibile la saldatura a livello europeo
di queste lotte a difesa della natura, della salute dei cittadini e delle
risorse economiche dell’Unione europea e degli Stati
membri.
Nella delegazione No TAV italiana saranno presenti - a dimostrazione del
fecondo rapporto tra cittadini elettori ed eletti che si è stabilito in questa
ventennale lotta - i Sindaci di Avigliana, Sant'Ambrogio, San Didero, Vaie,
Villarfocchiardo, il Vice Presidente e un Assessore della Comunità Montana Val
Susa/Val Sangone, due Consiglieri della Regione Piemonte e numerosi Consiglieri
comunali di maggioranza ed opposizione.
La delegazione italiana presenterà ed illustrerà tre dossier
:
-
Le Delibere comunali di opposizione al TAV e ai sondaggi geognostici
approvate da 23 Comuni della Val Susa tra i mesi di ottobre 2009 e aprile 2010,
-
Le
sei petizioni NO
TAV inviate al Parlamento europeo tra il 2003 e il 2008 il cui esame da parte
della Commissione delle Petizioni non è ancora terminato: questo ritardo
rappresenta un atteggiamento di non ascolto delle istituzioni europee non
accettabile nei confronti dei cittadini,
-
I
Costi della campagna 2010 sondaggi geognostici e
sicurezza, nel quale è
analizzata la militarizzazione imposta ai territori per realizzare un’opera
inutile e devastante, la Lione-Torino. Il risultato dello studio, approntato dai
Comitati NO TAV, appare sconcertante ma non inatteso, visto l’imponente
dispositivo militare di difesa dei cantieri dei sondaggi della LTF che richiama
“tempi di
guerra”. Di fronte a sondaggi
geognostici del valore di pochi milioni di euro, il costo della “sicurezza”
rappresenterebbe per le casse dello Stato italiano - e quindi per i contribuenti
- un impegno tra 50 e 100 milioni di euro. Ma tale militarizzazione rappresenta
anche una rilevante distrazione di forze di Pubblica Sicurezza, Carabinieri,
Guardia di Finanza e Corpo Forestale dello Stato dai loro compiti istituzionali
di protezione dei
cittadini, al solo scopo di impedire lo svolgimento di democratiche
manifestazioni di dissenso.
Questi dossier - unitamente alla consegna di 32.000 firme nel 2007, le
continue ed imponenti manifestazioni di dissenso delle popolazioni che
proseguono da anni - sono la dimostrazione di un’opposizione tenace che viene
oscurata dai media e sottovalutata dalla politica allo scopo di indebolirne la
sua consistenza.
La
delegazione dimostrerà il ruolo fallimentare e di
“anestetico della
democrazia” dell’Osservatorio
tecnico, da anni denunciato dai Comitati No TAV: questo organismo si è scelto
interlocutori compiacenti per accreditare nella Commissione Europea e
nell’opinione pubblica un inesistente unanime consenso dei territori alla
realizzazione della Lione-Torino, ma nei fatti è un tavolo dove si riproducono
disuguaglianze attraverso un’artificiale parità e dove si mistifica la
partecipazione.
I Parlamentari europei avranno l’occasione di constatare la diffusa
mancanza di consenso delle popolazioni e dei loro rappresentanti locali alle
linee ferroviarie ad alta velocità nonostante quanto affermato dai promotori
delle opere, anche in Spagna e in Francia, Paesi che sono accreditati come
totalmente favorevoli al TAV.
I
cittadini europei che si oppongono alle linee ad alta velocità chiedono
alla Commissione
europea e al Parlamento europeo, che sono i promotori delle politiche dei
trasporti dell'Unione europea sulle medie e lunghe distanza, di aprire una
riflessione sulla non necessità di grandi infrastrutture e una profonda
revisione della strategia dell'Ue in materia di trasporto (TEN-T Trans European
Networks - Transports).
Ma al contempo chiedono ai Governi di Francia, Italia e Spagna la
cessazione immediata delle attività e dei progetti TAV e l’apertura di un vero
dibattito pubblico uniforme a livello europeo sul modello di trasporto, di
sviluppo dei territori e sociale che sono alla base dell’incremento
incontrollato del TAV
A
questo riguardo le Delegazioni ricorderanno al Parlamento europeo la
Convenzione di Aarhus del
1998
che dà ai cittadini e
alle associazioni il diritto di ricevere
le informazioni ambientali detenute dalle autorità pubbliche, il diritto di
partecipare ai processi decisionali in materia, e infine il diritto di rivedere
le procedure per poter impugnare le decisioni pubbliche che sono state fatte
senza rispettare i due diritti di cui sopra o la normativa ambientale in
generale (accesso alla giustizia). Chiederanno anche l’accesso alla conoscenza
dei finanziamenti erogati dall’UE e dalle BEI agli Stati
membri.
Verrà inoltre richiamato il principio di precauzione la cui portata è molto
più ampia all’analisi economica
costi/benefici per le opere proposte (la cui necessità è sempre inderogabile) e
comprende considerazioni non economiche, quali l'efficacia delle possibili
azioni e la loro accettabilità da parte dei
cittadini.
Le
delegazioni ricorderanno che lo stesso Parlamento Europeo ha
ritenuto nel 2009
“ingiustificata l'introduzione di una non meglio definita nozione di
pilastro teorico
della TEN-T da
aggiungere alla già lunga lista delle priorità, in contrasto con l'obiettivo
dichiarato dalla Commissione di migliorare la credibilità della politica della
TEN-T”.
Le
Delegazioni, con senso di responsabilità, indicheranno anche le soluzioni che
consentirebbero di rispondere al diritto di tutti i cittadini europei di avere
un trasporto ferroviario decente e non riservato ad una
“elite di
viaggiatori”, che consistono :
-
nell’ammodernamento, manutenzione e ottimizzazione delle linee esistenti,
che rappresentano l'alternativa più accettabile dal punto di vista ambientale e
un costo finanziario molto inferiore rispetto alla costruzione di nuove linee,
soluzioni già proposte nel "Libro bianco di Delors",
-
nella decrescita dei trasporti connessa ad una profonda trasformazione
del modello economico e sociale, dando la priorità alla prossimità e alla
rilocalizzazione dell'economia.
In conclusione, le Delegazioni No TAV rivendicheranno al Parlamento
Europeo, alla Commissione Europea e ai Governi degli Stati membri un ruolo più
rilevante, ossia l’attribuzione in ultima istanza alle popolazioni direttamente
interessate del processo decisionale, fondamento della vera democrazia e
dell'autonomia locale nei confronti di un modello di sviluppo
imposto.