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Presenzialismo, assenteismo, le polemiche sull'efficienza della Pubblica Amministrazione, i fannulloni di sinistra o di destra: le opinioni sul tema ormai si moltiplicano e sono spesso divergenti.
Di seguito presenteremo qualche solido numero per partecipare al dibattito con maggior cognizione di causa. Si tratta delle statistiche oggettive fornite dalla Camera dei Deputati, dunque di cifre né confutabili, né interpretabili con troppa libertà. Nelle schermate seguenti troverete una fotografia dell'andamento dell'attività parlamentare dell'aula di Montecitorio dall'inizio di questa legislatura fino a oggi; un periodo in cui, alla Camera dei Deputati, sono andate in scena quasi 6000 votazioni. Il metodo utilizzato prevede che ogni deputato si intende presente se ha votato o se è in missione. I dati non evidenziano in alcun modo i casi di assenza legati a malattia o ad altre cause giustificate. Non tutti si sono dimostrati devoti alla causa della Repubblica... che anche tra gli onorevoli si nasconda qualcuno dei fannulloni tanto invisi al ministro Brunetta?
Una citazione d'onore, prima di dedicarsi ai vizi degli assenti, la meritano le virtù degli stakanovisti: la casella delle assenze alle votazioni di Rosy Bindi recita un rotondo 0%, mentre quelle di Remigio Ceroni e AntonioPalmieri (entrambi del Pdl) due lusinghieri 0,20 e 0,25% (per rispettive 12 e 15 votazioni saltate).
Ecco invece la classifica delle presenze dei Gruppi Parlamentari: 1. Lega Nord Pania 92,67% 2. PDL 86,74% 3. PD 84.07% 4. IDV 77,25% 5. UDC 75,76% 6. Misto 71,40%
Per quel che riguarda gli assenteisti, segue ora la top ten, per i quali abbiamo anche tentato di calcolare (con valore puramente indicativo) il costo per la collettività di ogni "voto" partendo semplicemente dalla indennità mensile di ciascun deputato.
Ecco come viene individuata e descritta sul sito internet della Camera: "L'indennità è corrisposta per 12 mensilità. L'importo mensile - che, a seguito della delibera dell'Ufficio di Presidenza del 17 gennaio 2006, è stato ridotto del 10% - è pari a 5.486,58 euro, al netto delle ritenute previdenziali (€ 784,14) e assistenziali (€ 526,66) della quota contributiva per l'assegno vitalizio (€ 1.006,51) e della ritenuta fiscale (€ 3.899,75)".
Per i nove mesi e mezzo di attività possiamo quindi calcolare una indennità pari a 46.631€.
Ma vediamo i 10 politici più "assenti" dal Parlamento...
1. Antonio Gaglione (Gruppo Misto)
è il deputato che meno ha partecipato alle votazioni svolte e, sinceramente, sarà difficile scalzarlo dal gradino più alto del podio, visto il suo ragguardevole 92,53% di assenze.
Antonio Gaglione, pugliese di brindisi, città dove è nato nel 1953, è stato eletto nelle file del PD, ma milita adesso nel Gruppo Misto. Dal 7 ottobre 2009 prende parte alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione Europea).
Cardiologo di professione, non si può certo dire abbia a cuore l'esercizio del voto: 445 votazioni e 0 missioni per lui, pari al 7,47% del totale. è lui l'uomo d'oro di Montecitorio, ogni suo voto vale 104,7 €.
2 Uno dei big della politica, uomo di fiducia, nonché avvocato, del Presidente del Consiglio. Niccolò Ghedini deve trovarsi non troppo a suo agio sugli scranni della Camera, giacché sul "registro di classe" risulta assente nel 74,58% delle votazioni.
Nato a Padova nel 1959, membro del PDL e della Commissione Giustizia, è alla sua terza legislatura.
Da politico di lungo corso, probabilmente, ha imparato a distinguere le votazioni importanti da quelle irrilevanti, visto che ha espresso la propria opinione in sole 1515 occasioni (pari al 25,42% delle votazioni totali).
Le aule dei tribunali, dove difende le parti degli altri, sono per lui molto più remunerative di quella della Camera, dove ogni voto gli vale poco più di 30 €.
Il terzo gradino del podio va a pieno merito a Italo Tanoni, eletto con il PDL e oggi componente del Gruppo Misto, grazie a un ottimo 74,01% di assenze alle votazioni.
Nato nel 1994 a Recanati, Tanoni è laureato in Scienze Politiche e consigliere politico di professione. Quella in corso è la terza legislatura cui prende parte, anche in qualità di membro della Commissione Difesa.
1549 votazioni effettuate e la partecipazione a 0 missioni assegnano al deputato un indice di presenza pari al 25,42%... monetizzando il tutto, il marchigiano ha guadagnato 30,1 € a voto.
Sarà per la saggezza derivata dall'età o per la lunghissima frequentazione con le aule del Parlamento (questa è l'undicesima volta che viene eletto), ma Mirko Tremaglia, evidentemente, non ha bisogno di molte occasioni per riuscire a esprimere e rappresentare l'opinione degli italiani: da inizio legislatura è risultato assente nel 73,30% delle votazioni.
Nato a Bergamo nel lontano 1926, Tremaglia è uno dei politici più esperti che siedano alla Camera. In passato già Presidente della Commissione Esteri e Ministro degli Italiani nel mondo, fa oggi parte della Commissione Affari Esteri e Comunitari, in qualità di eletto nelle liste del PDL.
La partecipazione a 1576 votazioni e a 15 missioni corrisponde a un indice di presenza del 26,70%. A conti fatti, la sua esperienza vale più di 29€ a voto.
4352 votazioni saltate spingono Antonio Angelucci, deputato targato PDL, al quinto posto tra i più assenti a Montecitorio. Non è uno dei politici più in vista, ma il 73,03% di assenze lo candida seriamente a incarnare lo stereotipo del politicante che spaventa gli italiani.
Nato a Sante Marie, in provincia de L'Aquila, nel 1944, prende parte alle riunioni della Commissione Finanze e, in sostituzione di Giorgia Meloni (ministro della Gioventù), a quelle della Commissione Attività Produttive Commercio e Turismo.
Con 1607 votazioni, l'indice di presenza di Angelucci si attesta al 26,97% del totale... questo "score" varrà la riconferma a un politico alla prima esperienza? Nell'attesa di scoprirlo, intanto, ogni suo voto vale 29€.
Sesta classificata la deputata, ancora del PDL, Maria Grazia Siliquini, di Torino, eletta nella circoscrizione Piemonte.
La sessantaduenne deputata, membra anche della Giunta delle Elezioni e della Commissione Giustizia ha partecipato a 1609 votazioni pari al 27 % del totale.
Ogni voto dell'onorevole è stata remunerata 28,8 €.
Eletto nella XV circoscrizione (Lazio 1) nella lista dell'UDC, Mario Baccini fa oggi parte del Gruppo misto e vive la sua quinta esperienza da parlamentare (quattro da deputato e una da senatore). Il salto da uno schieramento all'altro è forse risultato straniante per le convinzioni di Baccini: l'onorevole è stato assente al 71,59% delle votazioni.
Nato a Roma nel dicembre del 1957, libero professionista, Baccini prende parte ai lavori della Commissione Affari Sociali e a quelli della Commissione Parlamentare per la Semplificazione.
I voti che ha espresso sono 1693 (il 28,41% del totale) e ognuno di loro ha un valore di 27,5 €.
Il suo 70,15% di assenteismo, forse, ha attenuanti più solide di quelle che possono vantare altri deputati, perché Ricardo Antonio Merlo è stato eletto nella circoscrizione estera America Meridionale.
Nato a Buenos Aires il 25 maggio del 1952, l'imprenditore immobiliare è membro della Commissione Affari Esteri e Comunitari.
Merlo ha partecipato a 1589 votazioni e 190 missioni, raggiungendo un indice di presenza del 29,85%. I suoi voti valgono 26,2 €. Italia e Argentina non sono poi così vicine: voi fareste avanti e indietro per così poco?
Nella graduatoria degli assenti, il primo esponente del principale partito dell'opposizione è un nome di peso: il segretario Pier Luigi Bersani. Alla terza esperienza a Montecitorio, il politico piacentino è evidentemente molto impegnato nella costruzione del partito: il suo posto alla Camera è rimasto desolatamente vuoto in 3997 votazioni (pari al 67,08% del totale).
Nato a Bettola, in provincia di Piacenza, nel settembre del 1951, il segretario del PD è stato ministro dello Sviluppo Economico nel secondo governo Prodi e oggi prende parte ai lavori della Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione.
Le 1962 votazioni e le 0 missioni cui ha partecipato gli valgono un indice di presenza del 32,92%. In poche parole, gli italiani pagano ogni suo parere 23,7€.
Tra i primi dieci classificati di questa graduatoria, D'Alema è forse l'uomo politico più abituato ai riflettori. Non solo è stato eletto deputato in altre 6 occasioni, ma, nel tempo, ha anche rivestito il ruolo di Presidente del Consiglio, quello di ministro degli Esteri e quello di Vicepresidente del Consiglio. Difficile per chiunque sia abituato a simili ribalte adeguarsi alla vita del semplice parlamentare! Ecco così spiegate agli italiani (ma anche da loro comprese?) le 3725 votazioni mancate (il 62,51% del totale)!
Nato a Roma nel 1949, ma pugliese d'adozione (e "d'elezione"), nell'attuale legislatura veste i panni del Presidente del Comitato parlamentare per la Sicurezza della Repubblica e del membro della Commissione Affari Esteri e Comunitari.
Con 321 missioni e 1913 votazioni all'attivo, D'Alema non va oltre il 37,49% nell'indice di presenza. Complessivamente, dunque, ogni suo voto vale poco più di 20€.
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De: clicy21 |
Enviado: 09/06/2010 14:47 |
Mi scusi ma se deve insultare non scrivo piu'! la prego di cancellare il post ove offende il presidente del consiglio grazie |
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De: clicy21 |
Enviado: 09/06/2010 15:58 |
Siamo in una community, non al bar dove si puo' offendere o malignare tranquillamente su base di gossip e mistificazioni tese a screditare un premier ed un governo eletti DEMOCRATICAMENTE, manovre promosse da gente che come ho gia' scritto, altro non sa dire! Mi pare che il rispetto sia giusto! Cio' che riportano i giornali non mi interessa, mi sarebbe interessato casomai discutere con persone che usano il proprio pensiero. Come non mi interessa cio' che ha fatto della sua vita, ognuno la propria vita la gestisce come gli pare! In una com importante e' il rispetto per chiunque anche se non la pensa in modo eguale, riportando la frase del quotidiano che taccia di pedofilia il premier, se pur ridicola e che non c'entra nulla con il discorso, ha praticamente insultato chi non la pensa come lei ed il suo discorso del nascondersi o meno e' alquanto riduttivo, in quanto lei sa benissimo che in internet la cautela e' d'obbligo, ci sono persone che hanno il mio numero telefonico e che conosco di persona, molti non mettono la mail e non scrivono nulla nel proprio profilo, ma con questo non significa che abbiano qualcosa da nascondere! Ely |
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Dal Web
Come scriveva Guareschi in "Mondo candido", il trinariciuto è simbolo di imbecillimento e di rinuncia al ragionamento individuale in quanto dotato della terza narice che "ha una sua funzione completamente indipendente dalle altre due: serve di scarico in modo da tener sgombro il cervello dalla materia grigia e permette nello stesso tempo l’accesso al cervello delle direttive di partito che, appunto, debbono sostituire il cervello che appartiene oramai a un altro secolo…Naturalmente la terza narice non è una strettissima prerogativa delle sinistre: io credo che ce ne siano molte altre, distribuite un po’ in ogni dove: quanta gente ha la terza narice e non lo sa ancora? Le confesso che anch’io, alle volte, rileggendo quello che ho scritto e che purtroppo ho già stampato mi guardo perplesso nello specchio. Attenti dunque alla terza narice!"
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De: clicy21 |
Enviado: 10/06/2010 08:14 |
Ops io della terza narice non sapevo nulla......... io sapevo solamente del terzo occhio mio Dio come sono arretrata Comunque prima di spedire ovunque cio' che scrivo e che e' ovviamente il mio pensiero.....rileggo attentamente, passare da imbecilli non e' mai piacevole Ely |
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il canone televisivo e una tassa di proprieta per televisore.come il bollo della macchina, una volta si pagava anche tassa autoradio e bollo patente ora ce gia da parecchi anni,solo tassa su automobile proprieta.
buona serata
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pero lei ha solo parlato di dalema e bersani non ha parlato di politici udc della lega e del pdl questo vuol significare che lei e berlusconiana.e comunque del centro destra . si ricordi sempre che fini era il braccio destro di almirante e gasparri da giovane andava in giro con camicia nera e facevano saluto romano. eravamo gia repubblica. che il saluto romano e apoleogia di reato nella costituzione italiana
buona serata
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lei mi deve spiegare perche tutte industrie che hanno chiuso oppure messo in cassa integrazione hanno trasferito azienda all'estero vedi fiat in polonia brasile togliattigrad in russia senza contare fabbriche d'elettrodomestici, senza dimenticarci della olivetti di ivrea.
buona serata
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Penso che Giovannino Guareschi, anni '50, abbia solo cercato
di metterci in guardia dai subdoli condizionamenti.
"Non portare il cervello all'ammasso" fu un fortunato slogan
di quegli anni.
Meno aulico l'invito a non parlare con l'orecchio. |
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Io, montanaro educato al rispetto Non è mia usanza scrivere ai giornali, ma di fronte all’aggressione alla montagna che stanno facendo a Coazze, proprio perché sono un suo cittadino, non posso tacere. Per l’esercizio del trial si sono impos-sessati, non so se legalmente o illegal-mente, di chilometri di sentieri che toc-cano le più suggestive località montane del Comune, senza che nessuno ne sa-pesse qualcosa; neanche i proprietari dei terreni su cui passano i sentieri erano stati avvertiti. Nei giorni 2-3-4 aprile, centinaia di triali-sti hanno partecipato a una manifesta-zione internazionale di trial scorazzando in moto, in continuazione, per le strade del paese e sui tracciati fuoristrada stabiliti; neanche la pioggia del giorno di Pasqua li ha fermati. Avevo sentito dire che le moto senza targa non possono percorrere le strade asfaltate, ma se così è, Coazze fa eccezione. Nella bella giornata di sabato 3 aprile avevo iniziato a fare alcuni lavori program-mati nel cortile di casa mia, ma a un certo punto ho dovuto desistere perché l’aria era irrespira- bile. Le moto passavano continuamente sia sulla confinante strada asfaltata, sia sulla pista a loro riservata che risaliva da vicino ruscello di cui intorbidivano l’acqua. Non mi sono ancora recato sul percorso fuoristrada, ma mi hanno detto che è un bel disastro. Spero che qualcu-no ripari almeno i danni riparabili, perché quelli arrecati alle piante e agli animali, non si possono riparare. Io sono un montanaro purosangue e come tutti i montanari sono stato educato al rispetto verso tutti e verso tutto. La rigida disciplina dei nostri padri non permetteva di danneggiare e deturpare l’ambiente che è l’unica fonte di vita. Di fronte a una simile aggressio-ne i nostri “vecchi” si sarebbero ribella-ti. Essi avevano faticato tanto per impe-dire alla terra di scorrere giù dai fianchi della montagna, trattenendola anche con opere ciclopiche e regolando l’acqua con tanti canali che stanno scomparen-do, senza che nessuno sospetti probabili pericoli incombenti. Creare piste su cui l’acqua scorre durante le piogge, è molto pericoloso, perché in questo modo si possono originare frane e smottamenti. Bisognerebbe invece provvedere a pre-venire i pericoli, come facevano i vecchi montanari. I disastri non sono sempre causati da calamità naturali inevitabili, come spesso si vuol far credere. Quando succedono assistiamo alla sfilata di persone importanti che vanno a confor-tare chi è stato colpito, ottenendo il plauso della gente e tanti voti alle elezio-ni invece di finire in galera per non avere provveduto a prevenire il disastro, come sarebbe stato loro dovere. Credevo che si fosse raggiunto un certo grado di sensibilità per i problemi am-bientali, tanto che si è visto fermare o ridurre il traffico dei veicoli in molte città senza grosse contestazioni. Qui invece viene fatto il contrario: percorre-re senza che ve ne sia necessità anche i sentieri che non sono stati creati per essere percorsi dai veicoli a motore. Coazze è ricca di risorse ambientali che possono essere sfruttate senza rovinare l’ambiente. Penso che i numerosi villeg-gianti e gli escursionisti che frequentano le nostre montagne abbiano scelto Coaz-ze per la sua tranquillità e il suo ambien-te incontaminato dove è possibile ritem-prarsi, appartandosi, almeno per un po’ di tempo, da un mondo sempre più frene-tico e rumoroso. Verranno ancora a Coazze se, non c’è più ciò che cercavano o apprezzavano? Sono loro che portano benefici a Coazze e non quelli che aggre-discono le montagne. Io amo Coazze, tanto che mi sono impe-gnato a far conoscere e apprezzare la nostra lingua e le nostre tradizioni. Lancio un grido di dolore perché si sta rovinando l’ambiente, la nostra più im-portante ricchezza, che è ancora incon-taminata, quasi come l’abbiamo ricevuta dai nostri Padri. Dobbiamo continuare a portare rispetto per l’ambiente come è nelle nostre tradizioni e pretendere che lo facciano tutti. Bruno Tessa Credevo che si fosse raggiunto un certo grado di sensibilità per i problemi ambienta |
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mi scusi ma lei le notizie da dove apprende dalla sua testa oppure da internet oppure dai giornali. allora poi si fa una sua considerazione ma non puo partire in quarta berlusconi e pulito. le escort e tutte altre cose sono state inventate da magistratura di sinistra
anche la morte di quella ragazza di potenza nell solaio della chiesa quello che svolgeva indagini era di sinistra
buona serata |
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io mi informo anche leggendo giornali vedendo televisione poi se ha lei non interessa cosa ha fatto un operaio in fabbrica e nella sua vita.seza offesa non capisce cultura manuale perche sicuramente non ha mai fatto. perche non ce solo cultura manuale ma anche culturale
. lei sicuramente senza offesa e sempre rimasta soprra a una sedia ad insegnare
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non ho mai detto che berlusconi e un pedofilo ho solo detto che berlusconi organizzava festicciole con le escort poi i pedofili sono i preti pero essendo sotto vaticano non possono essere processati vengono solo allontanati questo e clero cattolico???????? |
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Giovannino Guareschi
L’Italia ferita, devastata, avvelenata dagli odi e dai rancori dell’immediato Dopoguerra trovò ben presto le risorse morali per reagire agli orrori del conflitto. Era l’Italia profonda, contadina, solidale, ancora (per poco) radicata sul solido ceppo secolare del cattolicesimo. L’Italia del buonsenso che ne aveva avuto abbastanza di labori, di romanità posticcia, così come del vecchio notabilato liberale e risorgimentale, e che guardava con preoccupazione ai nuovi furori rivoluzionari, alle bandiere rosse che sventolavano nelle piazze promettendo una “nuova primavera”, ovvero l’ennesimo bagno di sangue con cui “rigenerare” il Paese.
Tra la via Emilia e il Messico Questa Italia trovò il suo paladino e il suo cantore in un giornalista poco meno che quarantenne, reduce dal campo di prigionia, che si rivelò ben presto uno dei più grandi scrittori del Novecento. Era il dicembre del 1946. Allo scoccare del suo primo anno di vita, la pugnace rivista “Il Candido” vedeva nascere sulle sue pagine un nuovo personaggio, ad opera del suo vulcanico direttore, Giovannino Guareschi. Lo scrittore parmense, oltre che a dirigere il settimanale coordinando un gruppo di spiriti ribelli e anticonformisti, firmava personalmente alcune seguitissime rubriche: “Lettere al postero”, “Ieri-oggi” (con Mosca), “Giro d’Italia”. Quest’ultima, attraverso il linguaggio umoristico e scanzonata, era in realtà una autentica cronaca “alternativa” degli avvenimenti del Paese: qui venivano denunciate le soperchierie della Ricostruzione, dell’Epurazione: qui nacquero quelle definizioni che sarebbero diventate famosissime, come quella di “trinariciuto”, riferita ai comunisti (ma non solo) forniti di una terza narice dalla quale lasciare effluire la materia grigia. In queste pagine venivano denunciati gli omicidi che insanguinavano, a dispetto di tutta la retorica sulla pacificazione nazionale, vaste zone della Penisola, in particolare quell’Emilia Romagna che Guareschi soprannominò “il Messico d’Italia”, memore dello spaventoso genocidio che era stato perpetrato dal 1926 al 1929 contro i cattolici messicani (i “Cristeros”). In soli dodici mesi “Il Candido” aveva avuto modo di conquistare l’attenzione e l’affetto di migliaia di lettori, di diventare un punto di riferimento per tutti coloro che non avevano alcuna intenzione di versare il cervello all’ammasso delle nuove parole d’ordine, dei nuovi protagonisti della vita politica italiana. Il settimanale, grazie soprattutto alla fantasia, alla creatività e alla determinazione di Guareschi, ebbe un ruolo decisivo nel determinare la sconfitta del Fronte Social-comunista il 18 aprile del 1948, ma in seguito non risparmiò certo i suoi strali anche alle forze moderate, ai leader come De Gasperi di cui Guareschi intuì fin da subito l’ambiguità e l’opportunismo: lo scrittore parmense amava appassionatamente l’Italia, per essa aveva lavorato in tempo di pace e sofferto in tempo di guerra, finendo internato in un lager nazista per la sua caparbia ostinazione a voler servire un solo Paese e una sola bandiera. Quell’Italia, in effetti tanto diversa da quella attuale, ma con tante sorprendenti analogie, in particolare per quanto riguarda vizi e meschinità, non si poteva tuttavia raccontare in semplici articoli, contenere in poche battute.
Un Mondo Piccolo di uomini Guareschi percepiva il respiro profondo ed epico della terra e degli uomini, delle vicende storiche piccole e grandi - dalla Guerra Fredda alla bega di paese, da Stalin alla vecchia maestra. Il giornalista, il polemista brillante e bruciante lasciò il posto al grande narratore. Nacque così Mondo Piccolo, il teatro sfondo delle imprese di don Camillo e Peppone, piccolo specchio in cui si riflettono i tormenti umani, le torbide storie narrate da tempo immemorabile nei casolari, i drammi e le sofferenze della guerra e l’ancor più cruda guerra civile. Guareschi incominciò a raccontare, in quel dicembre del 1946, e in don Camillo e il suo Cristo, in Peppone e nei compagni della Sezione, trasfuse tutta la sapienza della sua antica arte di bardo, illuminata da una filosofia del buon senso e da una teologia della speranza, espressione di un profondo senso religioso che non diventò mai clericalismo e che pure a tanti clericali spiacque non poco. Alle critiche (con termine eufemistico) che da sempre gli giungevano da parte dei comunisti si aggiunsero le prese di distanza dei moderati: perché il “cattivo prete” don Camillo se la intendeva col “bolscevico” Peppone? Il presunto anticomunista Guareschi propugnava forse un abbraccio coi comunisti? Con chi stavano realmente il Candido e il suo direttore? Guareschi ebbe modo di esplicitare chiaramente il suo pensiero in un editoriale del 7 dicembre 1947: “Noi non apparteniamo a nessun ismo. Abbiamo un’idea, sì, ma non finisce in -ismo. La cosa è molto semplice: per noi esistono al mondo due idee in lotta: l’idea cristiana e l’idea anticristiana. Noi siamo per l’idea cristiana e siamo perciò con tutti coloro che la perseguono e soltanto fino a quando la perseguono. Quando, a nostro modesto avviso, qualcuno si distacca da questo principio, chiunque sia (fosse anche il nostro parroco) noi diventiamo automaticamente suoi avversari. Siamo contro ogni forma di violenza, e perciò non possiamo ammettere nessuna guerra santa. Per noi la guerra è sempre un delitto da qualunque parte venga dichiarata. La nostra strada è dritta e su di essa camminiamo tranquilli. Alla fine, magari, ci troveremo con sei lettori in tutto”.
Reazionario anticonformista Così era Guareschi, e così dava vita ai suoi personaggi di Mondo Piccolo, che conobbero ben più di sei lettori, a ragione di quelle storie intense, vere, grondanti umanità concreta, umorale, pulsante. Guareschi dovette subire fino alla morte l’ostracismo della critica “ufficiale”, della cultura progressista. “Un uomo di difficili costumi”: di se stesso aveva dato questa appropriatissima definizione. Un uomo cioè di forte moralità, intransigente, ma - è quasi superfluo dirlo - di una moralità che nulla ha a che fare con la rigidità puritana, in quanto ricca della misericordia. Questa virtù Guareschi la coltiva in tutti i suoi anni e in tutte le circostanze: dal lager di Hitler alla galera di De Gasperi. Mai lo scrittore fece trapelare la minima parvenza di odio, di rancore, di rabbia. Al più provava e manifestava sacrosanta indignazione nel vedere offesa la giustizia. Quella misericordia che non è mai negata a nessuno dei numerosi episodi di Mondo Piccolo, sia che venga manifestata dal Crocifisso, sia che venga praticata - ringhiando a denti stretti - dal sindaco e dal parroco, fu dunque la matrice delle profonde virtù di Guareschi. La sua sfida beffarda e insieme carica di bontà rivolta ai conformismi di ogni genere è ben riassunta nelle parole che seguono, apparse sul numero di Candido del 25 maggio 1946: “Proprio così, postero diretto, quando vedrai sulla terra che coprirà lo chassis di tuo padre il marmo recante inciso ‘Fu un uomo probo’ cancella e scrivi ‘Fu un reazionario’. Non lasciare che si calunni la memoria di tuo padre”. |
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