Tutti a tavola dal produttore
Grandi mangiate in spiaggia o presso i produttori agricoli
I Cavolfiori a Merenda: «La nostra associazione promuove in Italia la tradizione, tutta piemontese, della merenda sinoira»
LUCA INDEMINI
TORINO
Hanno deciso di scompaginare non solo le abitudini culinarie, ma anche i consolidati modi di dire: se i cavoli a merenda non c’entrano nulla, i cavolfiori calzano a pennello.
Sei ragazzi provenienti un po’ da tutta Italia - di cui tre piemontesi (uno è torinese) - e una giapponese atipica (adora la bagna caoda), si sono conosciuti all’Università di Pollenzo e hanno dato vita l’anno scorso all’associazione culturale «Cavolfiori a Merenda», con cui organizzano eventi gastronomici itineranti, in giro per il Bel Paese.
Tutto è iniziato cinque anni fa, dall’incontro tra Luca Vaschetti e Federico Bobbio, compagni di corso a Scienze Gastronomiche. Con le idee ancora piuttosto confuse hanno radunato amici e compagni dell’Università di Pollenzo per dar forma a un sogno. Insieme con Daniela Pirani, Alberto Lorenzi, Elisa Mereatur, Yukari Tanaka e Livia Ferrara, hanno iniziato a incontrarsi a casa di quest’ultima, organizzando cene per sviluppare il progetto.
«Volevamo portare la merenda sinoira, tradizione tutta piemontese, in giro per l’Italia - spiega Livia, romana di nascita, torinese d’adozione -. Ci sembrava un’idea poetica e allo stesso tempo funzionale col nostro intento di creare piccoli eventi in cui promuovere la cultura del cibo e far sedere allo stesso tavolo produttori e consumatori». Le cene, o meglio le merende sinoire, dei «Cavolfiori a Merenda» vengono infatti allestite nelle aziende agricole che forniscono la materia prima per la cucina. «In questo modo diventiamo la metafora assoluta della filiera corta. Inoltre permettiamo al produttore e al consumatore di vivere la stessa esperienza, in fondo anche il padrone di casa riscopre il suo prodotto attraverso la nostra interpretazione». Tornando alle cene a casa di Livia, il gruppo ragionava sul nome, e la parola merenda, centrale nel progetto, continuava ad aleggiare; poi Elisa, partendo dal titolo del libro di Sergio Tofano, ha proposto «Cavoli a Merenda».
«Non riuscivamo a immaginare niente di più inusuale rispetto alle nostre tavolate imbandite di tutto punto in mezzo a un prato - racconta ancora Livia -. Siccome siamo 4 donne e 3 uomini abbiamo voluto sottolineare l’aspetto femminile e i cavoli sono diventati cavolfiori». Nella selezione delle aziende coinvolte è centrale il concetto di qualità, che è composto da diversi elementi. L'azienda deve avere una storia, possedere un legame col territorio, inoltre deve essere biologica o biodinamica, «Nel senso di tutela della biodiversità, ovviamente non ci interessa il bio ibrido industriale». Inoltre il produttore deve aver voglia di mettersi in gioco e coinvolgersi. Nella prima parte dell’evento infatti è prevista la visita all’azienda, che viene raccontata dalle guide di «Cavolfiori a Merenda», con il padrone di casa; poi ci si sposta a tavola dove si gustano i prodotti visti nei campi.
«Non sono mancati eventi particolari, come quello ai Bagni Mafalda di Varazze, con una lunga tavolata imbandita sulla battigia, che bissiamo il 4 e 5 settembre. In quel caso la materia prima era ovviamente il pesce - racconta Livia -. O la cena nel Museo del Gioco Dimenticato di Cigole, particolarmente suggestiva». Da poco festeggiato il primo compleanno, «Cavolfiori a Merenda» si prepara ad affrontare il programma autunnale, con una serie di appuntamenti nell'alessandrino: il 18 e 19 settembre a Cascina Iuli, di Montaldo di Cerrina; il 25 e 26 alla Cascina degli Ulivi di Novi Ligure (info: il sitowww.cavolfioriamerenda.it. Tel. per prenotazioni: 345/832.25.00). Nel frattempo i suoi sette artefici iniziano a interrogarsi sul futuro: «Attualmente in quattro siamo precari, gli altri sono all'ultimo anno di Scienze Gastronomiche. È ora di riunirci attorno a un tavolo e decidere che cosa fare da grandi». |