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Attualità: 561 euro
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Respuesta  Mensaje 1 de 6 en el tema 
De: lore luc  (Mensaje original) Enviado: 01/11/2010 16:29

Costume

01/11/2010 - INDAGINE

Siamo il Paese che butta il cibo

561 euro è la cifra che una famiglia media italiana perde ogni anno non consumando tutta la spesa

Libro nero accusa: tra campagne, industrie e famiglie, ogni anno sprechiamo 3,7 miliardi di alimenti

GIUSEPPE SALVAGGIULO

Lo spreco alimentare ha molte facce e genera una filiera, parallela a quella produttiva ma in senso contrario. Si spreca nei campi agricoli, nelle cooperative, nelle industrie di trasformazione, nelle imprese di distribuzione, nelle case dei consumatori. E così rinunciamo al 26% del pesce, al 36 dei cereali, al 41 della frutta e della carne, al 48 delle verdure. Buttiamo ogni anno 3,7 miliardi di euro, il valore di una media manovra economica, lo 0,3 per cento del Prodotto interno lordo. Non siamo i soli: secondo la Fao, la produzione agricola mondiale potrebbe nutrire 12 miliardi di persone. Ma questa è una magra consolazione.

L



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Respuesta  Mensaje 2 de 6 en el tema 
De: lore luc Enviado: 01/11/2010 16:30

L'analisi delle cause
Il Libro nero sullo spreco agroalimentare in Italia oltre a denunciare il volume degli sprechi, gli esperti ne analizzano le cause, individuano gli anelli della catena in cui avviene la «dispersione», provano a proporre soluzioni. Teoricamente, ogni italiano dispone ogni giorno di 3.700 chilocalorie di cibo: una volta e mezza il suo fabbisogno energetico. In realtà, «l'eccesso di calorie a disposizione degli italiani non sempre, anzi quasi mai, viene consumato» (se così fosse, l'intera popolazione soffrirebbe di obesità, mentre «solo» il 67% degli uomini, il 55 delle donne e il 33 dei bambini è in sovrappeso). In gran parte, dunque, l'eccesso di calorie a disposizione «viene perso lungo tutta la filiera. Ogni giorno, una certa quantità di cibo, pur essendo perfettamente consumabile, viene gestita come rifiuto». Un paradosso con conseguenze pesanti sotto diversi punti di vista: alimentare, ambientale, sociale, economico.

Il primo anello della catena è lo spreco nei campi. L'anno scorso, secondo i dati Istat, 17,7 milioni di tonnellate della produzione agricola è rimasta sui campi. Si tratta del 3,3 per cento. I picchi riguardano gli ortaggi (12,5), legumi e patate (5,2). I motivi? «Si va da ragioni meramente estetiche a quelle commerciali (prodotti fuori pezzatura) o di mercato (costi di raccolta superiori al prezzo di mercato)». «La quantità di ortofrutta sprecata nel 2009 avrebbe potuto soddisfare le esigenze di una seconda Italia, o di una Spagna».

Il secondo anello è lo spreco nelle cooperative o organizzazioni di produttori. In un anno 73 mila tonnellate di prodotti vengono ritirati dal mercato per evitare il crollo del prezzo (tra le destinazioni, il compostaggio e la distillazione). Di questi, solo il 4 per cento non viene sprecato. Con un ulteriore paradosso. L'Ue finanzia l'acquisto e la distruzione di questi prodotti. «Un controsenso, uno spreco nello spreco. Contemporaneamente si finanziano gli agricoltori per rimanere in campagna per produrre e la distruzione di parte di quei prodotti».

«Anche l'industria alimentare non è scevra dagli sprechi». Un'indagine a campione stima la dispersione in 2 milioni di tonnellate di prodotti, il 2,2 per cento. In gran parte, diventano rifiuti (un costo aggiuntivo). Quanto ai mercati all'ingrosso e alla distribuzione organizzata, la quota di spreco è stimata intorno all'1 per cento. Anche in questo caso, per «motivi di mercato».
«La situazione è ancora peggiore passando all'ultimo anello»: noi consumatori. Nelle mense scolastiche lo spreco raggiunge il 13-16 per cento, nelle famiglie il 17 sull'ortofrutta e il 39 su latte, uova, carne, formaggi. Le cause sono le stesse: «eccessi di acquisti e danneggiamento/deterioramento del prodotto per eccesso di giacenza in dispensa».

L'impatto sociale
Gli esperti hanno misurato l'impatto sociale, economico e ambientale dello spreco. E infine provano a rispondere alla domanda: che fare? Due le proposte: favorire la conoscenza del problema a ogni livello, per far crescere la consapevolezza soprattutto nei consumatori, e promuovere politiche fiscali che incentivino i comportamenti virtuosi.
L'esempio è la tariffa sui rifiuti: dove funziona bene (l'esempio citato è Verona) è possibile ottenere uno sconto su quanto viene donato e non gestito come rifiuto. L'effetto è duplice: chi non spreca risparmia 100 euro per ogni tonnellata di frutta o verdura e consente di nutrire mille persone al giorno.

 


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De: primaveraestate Enviado: 01/11/2010 21:26
Lo so di essere sorpassata, ma io cerco di adeguarmi all'esempio di nonni e genitori che non buttavano via nulla. Il pane che avanzo, lo faccio seccare bene e poi ne faccio pane grattugiato. Con la frutta non consumata, faccio marmellate di frutta mista. Se avanzo della verdura la congelo e la uso poi per fare dei minestroni. Non credo di essere l'unica a fare queste cose.....  mi hanno insegnato che non si deve buttare via il cibo quando al mondo c'è tanta gente che muore di fame, e tutto sommato è anche un risparmio e mangio in modo genuino.

Respuesta  Mensaje 4 de 6 en el tema 
De: clicy21 Enviado: 01/11/2010 21:31
Non so se sono solo gli italiani gli spreconi, posso dire che alle grandi distribuzioni dove vado, ci sono persone che riempiono all'inverosimile i carrelli con prodotti a sconto e quasi pensassero a scioperi selvaggi ad oltranza! Tante persone non guardano le date di scadenza dei prodotti e tanti li devono gettare! come Francesca, anche io butto via pochissimo, la pasta avanzata la riciclo friggendola, le insalate in busta che sono in scadenza le trasformo in passato di verdura, di frutta ne compro poca per volta proprio per evitare lo spreco. ci sono tanti modi di evitare di buttare via la roba buona...purtroppo il benessere porta alla superficialita' e tante persone inoltre non vengono educate ne' in casa ne' a scuola all'oculatezza ed all'evitare spreco in tutto, comprese le medicine!  

Respuesta  Mensaje 5 de 6 en el tema 
De: haiku04 Enviado: 02/11/2010 00:59
Gli spendaccioni e gli sprovveduti ci sono sempre stati, peggio per loro perchè la roba costa!
Anch'io non sono una sprecona, compro quel che mi serve, e soprattutto le cose fresche, tipo verdura e frutta, le prendo sciolte e a numero, tipo 10 pomodori, 5 peperoni etc: in tal modo non aumento l'immondizia e consumo alimenti buoni.  In quanto al benessere, finchè dura, poi saranno cavoli per chi non ha alcun buonsenso!

Respuesta  Mensaje 6 de 6 en el tema 
De: clicy21 Enviado: 02/11/2010 18:27
Troppo benessere, troppa offerta, troppa leggerezza, troppa mollezza che ci porteranno anche a perdere un po' di salute!  E questo vale anche per l'anima, il troppo benessere fisico allontana dal benessere dell'anima! Ely


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