È rimasta laggiù, calda, la vita, l'aria colore dei miei occhi, il tempo che bruciavano in fondo ad ogni vento mani vive, cercandomi...
Rimasta è la carezza che non trovo più se non tra due sonni, l'infinita mia sapienza in frantumi. E tu, parola che tramutavi il sangue in lacrime.
Nemmeno porto un viso con me, già trapassato in altro viso come spera nel vino e consumato negli accesi silenzi...
Torno sola tra due sonni laggiù, vedo l'ulivo roseo sugli orci colmi d'acqua e luna del lungo inverno. Torno a te che geli
nella mia lieve tunica di fuoco.
Cristina Campo
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