Articolo tratto da Oxygen n.9 (Codice Edizioni)
Favorevole o contrario al nucleare in Italia? Oxygen ha aperto le sue pagine al dibattito scientifico e ha posto la domanda, con la formula dell’“intervista doppia”, a Marco Ricotti (ordinario di Impianti nucleari al Politecnico di Milano e membro dell’Agenzia per la Sicurezza Nucleare) e Vincenzo Balzani (ordinario di Chimica all’Università di Bologna).
Sei favorevole o contrario al nucleare?
Contrario. La possibilità di convertire piccolissime quantità di massa in enormi quantità di energia è una delle più grandi scoperte scientifiche fatte dall’umanità. Nella pratica però questa tecnologia crea problemi molto più gravi di quelli che vorrebbe risolvere, sia a livello nazionale che globale.
Il nucleare è più conveniente delle altre fonti energetiche?
No. Ad esempio, il modo più economico per produrre energia elettrica è l’eolico.
Quanto costa una centrale nucleare?
Intanto bisogna intendersi sul costo di “che cosa”. Per la costruzione di reattori nucleari in Canada, nel luglio scorso, il costo era di 10,8 miliardi di dollari per 1000MW. Il costo per i depositi permanenti delle scorie è incalcolabile, perché questi depositi non si è riusciti a costruirli per ora in nessuna nazione. Anche il costo per lo smantellamento delle centrali che vengono chiuse è difficile da definire: questa operazione in Inghilterra viene rimandata di 100 anni.
L’energia nucleare ha il vantaggio di emettere pochi gas serra. Quale costo avrebbe convertire in nucleare la produzione energetica inquinante?
Per la costruzione delle centrali, per estrarre, purificare e arricchire l’uranio, per sistemare le scorie e per smantellare gli impianti è necessaria una grande quantità di energia oggi ricavata dalle fonti fossili (“Energy Policy”, 2009, n. 37, pp. 50-56). L’energia elettrica dal nucleare produce meno gas serra di quella ottenuta dalle centrali a combustibili fossili, ma di più di quella ottenuta dall’energia eolica o solare.
Le riserve di uranio sono davvero abbondanti? E quelle di petrolio davvero ridotte?
Le riserve possono essere definite “ridotte” o “abbondanti” solo in base ai consumi. Un forte sviluppo mondiale del nucleare porterebbe a grossi problemi per l’approvvigionamento dell’uranio prima della fine dell’utilizzo (2060–2080) di nostre eventuali centrali.
Circa il 12% dell’elettricità consumata in Italia viene importata, e in buona parte è di origine nucleare (proviene infatti da Francia, Svizzera e Slovenia, paesi che utilizzano l’energia nucleare). È meglio continuare a importare energia o dire sì al nucleare? Oppure quale altra soluzione?
“LeMonde” (17 novembre 2009) ci ha informato che la Francia, che ha 58 reattori nucleari, è costretta a importare (bilancio netto) energia elettrica: una notizia che dovrebbe far meditare. La soluzione è anzitutto risparmiare energia e usarla con maggiore efficienza, poi ottenerla da fonti rinnovabili. Studi molto seri dimostrano che di qui al 2020 l’Italia può (oltre che deve, in base alle direttive europee) ridurre i suoi consumi energetici del 20% e coprirne il 20% con energie rinnovabili.
Le centrali di quarta generazione e la fusione nucleare (i progetti ITER in Francia e NIF negli Stati Uniti) sono quasi realtà oppure sono un miraggio?
Le centrali di IV generazione sono poco più che progetti. Altrimenti non si spiegherebbe perché, secondo i fautori del nucleare, dovremmo partire adesso con centrali di III generazione che, se entreranno in funzione nel 2020, dovranno essere utilizzate fino al 2060-2080. La fusione poi è un vero miraggio.
Il nucleare è sicuro o pericoloso?
Sicuro, se ci sono agenzie per la sicurezza serie e indipendenti come quelle di Francia e Finlandia, che recentemente hanno chiesto drastiche modifiche nei sistemi di controllo del reattore francese AREVA (del tipo di quelli che noi dovremmo acquistare) in costruzione in Finlandia, nonostante che i lavori siano indietro di 3,5 anni e i costi superiori di 1,7miliardi di euro rispetto a quelli previsti.
In Italia, l’agenzia per la sicurezza non c’è e bisognerà vedere se sarà indipendente.
E la questione dei pericoli connessi all’uso bellico del nucleare e agli atti terroristici?
Indubbiamente è un grosso problema, perché la tecnologia è la stessa per nucleare civile e bellico (“Science”, febbraio 2007, 9, 791). Più che gli atti terroristici verso le centrali, sono da temere atti terroristici fatti con materiali radioattivi, di cui c’è già un pericoloso contrabbando (“Global Security Newswire”, maggio 2009, 15).
Quali sono i metodi di stoccaggio e gestione dei diversi tipi di scorie? E i costi? I depositi geologici in profondità nel sottosuolo sono una soluzione efficace al problema delle scorie ad alta attività (con tempi di decadimento di migliaia di anni)?
Per la sistemazione delle scorie ad alta radioattività, pericolose per decine e centinaia di migliaia di anni, l’unica proposta è quella di depositi permanenti sotterranei. Di fatto, un tentativo in questo senso portato avanti per 30 anni negli USA è fallito e le scorie rimangono sui piazzali delle centrali (“Chemical & Engineering News”, 23marzo 2009, p. 35).
La presenza delle centrali nucleari induce inquinamento radioattivo nelle zone circostanti e quindi dei pericoli per chi le abita?
Non credo sia il problema più importante se il tutto è governato da un’agenzia per la sicurezza indipendente e qualificata.
Qual è l’argomentazione più efficace sostenuta da chi è di opinione opposta alla tua?
Che l’energia nucleare è in forte sviluppo in tutto il mondo e che quindi non si capisce perché non si dovrebbe sviluppare in Italia. In realtà, lo sviluppo dell’energia nucleare è finito 20 anni fa e ora è in declino. L’energia elettrica prodotta col nucleare nel mondo è diminuita di 60 TWh dal 2006 al 2008. L’energia nucleare non è competitiva in un regime di libero mercato.
Qual è il tuo personale slogan pro/contro il nucleare?
L’opzione nucleare, a causa dei lunghi tempi per il rilascio dei permessi e l’individuazione dei siti (3-5 anni), la costruzione delle centrali (5-10 anni), il periodo di funzionamento per ammortizzare gli impianti (40-60 anni), i tempi per lo smantellamento alla fine dell’operatività (100 anni) e la radioattività del combustibile esausto (decine di migliaia di anni) è una scommessa con il futuro il cui rischio è difficilmente valutabile in termini non solo economici, ma anche sociali.
Qual è l’energia del futuro?
L’energia solare: abbondante (la Terra riceve dal Sole in un’ora una quantità di energia pari a quella che l’umanità consuma in un anno), inesauribile (il Sole brillerà per 4,5miliardi di anni), ben distribuita su tutta la Terra. L’Italia non ha petrolio, non ha metano, non ha carbone e non ha uranio. Ma ha tanto sole. Sviluppando industrie per la costruzione di pannelli fotovoltaici, anziché centrali nucleari, si potrebbero abbassare i costi e generare molti posti di lavoro. Il nostro compito è quello di incominciare a utilizzare meglio l’energia solare, come già fanno molti paesi che hanno meno sole di noi.