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Riflessioni: Umiltà
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Respuesta  Mensaje 1 de 7 en el tema 
De: lore luc  (Mensaje original) Enviado: 08/01/2011 11:46

UMILTÀ


«Puoi essere casto e sapere di esserlo; ma non puoi essere umile e ritenerti tale».

Questa massima a suo tempo mi indusse a decidere: bene, se le cose stanno così, non sono umile e non me ne dispiace affatto!

Se oggi c



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Respuesta  Mensaje 2 de 7 en el tema 
De: lore luc Enviado: 08/01/2011 11:47

Se oggi c'è bisogno di qualcosa, non è certo di un deprimente senso di inutilità e disvalore: «Io sono ok! Tu sei ok!»
Se c'è uno slogan che mi ha aiutato a vivere è quello che sentii dall'on. Michelini in una tribuna politica di molti anni fa: «Poco se mi considero, molto se mi confronto». Non vedo perché dovrei avere un'alta opinione degli altri ed una bassa di me stesso.

E poi, una "virtù" che si riferisca alla conoscenza invece che alla volontà mi lascia sempre perplesso.

Col passare degli anni, mi son convinto che l'umiltà è sì una grande virtù, ma va riferita principalmente alla volontà: è l'opposto della «hybris» greca.

Non ci vuol molto a capire che non siamo dèi: il problema è dominare la rabbia di non esserlo! Illudersi di essere superuomini è solo un patetico modo di gonfiare il petto per aiutarsi a sopravvivere, mentalmente prima che fisicamente. Il pavone che fa la ruota cerca solo di "vendersi" al meglio...

L'umiltà che mi serve è quella virtù che mi induce a fare i conti coi mezzi che ho, accontentandomi di ricavarne il massimo: niente di meno, ma niente di più. Se cerco di andare al di là dei miei mezzi, raramente sarà per una genuina sopravvalutazione "teorica" di essi: quasi sempre si tratterà della volontà di "forzarli", di andare "oltre", come se bastasse voler essere alto due metri per diventarlo.

E se spesso resterò al di sotto delle mie possibilità, non sarà per una fondata sottostima dei mezzi a mia disposizione, ma perché non saprò accontentarmene: «Per così poco, non vale neanche la pena». E così l'invidia per ciò che vorrei e non ho mi distrae e mi fa dis-prezzare ciò che ho.

Prendere atto di essere "in gabbia" (la gabbia dei miei limiti creaturali) e decidere che è stupido sprecare quelle poche energie che ho a compiangermi o ad avventarmi contro le sbarre: ecco il primo passo dell'umiltà che amo.

Ed appena mi sarò calmato un pochino, ecco il secondo passo: forse quello che ho non è poi così poco (e qui potrebbe soccorrerci MODUGNO con una delle sue canzoni più belle ed incoraggianti: «Meraviglioso»).

Imparare a seminare anche in terreni che non assicurano una resa del cento per cento; a riseminare anche dopo un raccolto andato a male; a curare la manutenzione della mia "cella" anche se so che si tratta di un lavoro senza fine. Soprattutto imparare a godere delle piccole cose e della stessa attività di manutenzione, senza rinunciare ad approfittare di tutte le opportunità per dilatare le pareti della mia prigione (a volte possono servire anche degli specchi...), o per stabilire "contatti" con altre "celle".

È il problema degli "altri": li si può considerare come l'inferno, o come componenti essenziali del paradiso; come compagni di cella o come più limitanti delle stesse sbarre; come carcerieri o come compagni di sventura. L'atteggiamento del saggio verso gli altri non sarà meno "umile" che verso se stesso. Guai a dimenticare che spesso «il meglio è nemico del bene».

 


Respuesta  Mensaje 3 de 7 en el tema 
De: haiku04 Enviado: 08/01/2011 13:11
Il termine "umiltà" mi porta immediatamente alla mente la figura di Uriah Heep, il personaggio di Dickens noto per una forma di umiltà untuosa ed ipocrita, cioè la peggiore.  Diversa è l'umiltà di S. Francesco (e infatti era un santo!), ma soprattutto l'umiltà dovrebbe essere, non una forma di disistima e di sottomissione, ma la sincera consapevolezza dei propri limiti, che dovrebbe così evitare l'eccessiva, quanto discutibile e ridicola, sicurezza di sè. Personalmente apprezzo chi ha il dono di questo tipo di umiltà..... chi non si fa vanto della propria cultura o del proprio denaro, chi non si ritiene mai arrivato ma lavora per migliorarsi sempre e in ogni campo.  Ergo, troppa umiltà non è apprezzabile, e non averne affatto è una grave pecca!  Come sempre la virtù sta nel mezzo, l'importante è non adagiarsi mai ma sapere che si può sempre andare "oltre"....
Haiku-pensiero!
 

Respuesta  Mensaje 4 de 7 en el tema 
De: primaveraestate Enviado: 08/01/2011 19:39
Come sempre la virtù sta nel mezzo

Respuesta  Mensaje 5 de 7 en el tema 
De: Principe Errante Enviado: 09/01/2011 17:48
A volte la Vera Virtù sta all'Estremo...
 

Respuesta  Mensaje 6 de 7 en el tema 
De: Butterfy Enviado: 13/01/2011 15:42

 

Di un uomo dalle ricche e molteplici doti si diceva che era di una
grande umiltà poiché rifuggiva le lodi, disdegnava gli onori,
detestava l'ammirazione. Viveva appartato. Non si apriva con nessuno,
anche se era solito osservare ed ascoltare gli altri.
Pur disponendo di mezzi, conduceva una vita frugale.

Un giorno, tra le molte sue attività, ne scelse una cui non aveva
ancora potuto dedicarsi: scrisse un libro, un libro sull'umiltà.

Ebbe un grandissimo successo. E anche se apparve anonimo,
nessuno ebbe alcun dubbio che fosse lui l'autore.
Lucida, profonda e appassionata,
l'opera colpì i cuori e commosse le anime.

"Solo una grande umiltà vissuta, fatta tutt'uno con sé,
poteva far nascere un'opera simile", commentarono tutti.

Tutti tranne uno, che sapeva guardare dietro le apparenze.
Letto il libro, fu felice dei frutti che avrebbe dato.
Ma non poté nascondersi questo pensiero:
"Solo una grande superbia vissuta, fatta tutt'uno con sé,
ha potuto dar vita un'opera simile".

Egli era fra quei pochissimi che sanno come,
diversamente da quanto appaia,
dietro a molte opere sante si nascondano
sovente uomini peccatori.


Respuesta  Mensaje 7 de 7 en el tema 
De: lore luc Enviado: 13/01/2011 16:38
Non per niente, tutti sappiamo che
non è l'abito che fa il monaco.
E si suol parlare di peccato di superbia allorché ci si ostina
a perseguire una vita di santità.


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