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De: lore luc (Mensaje original) |
Enviado: 05/02/2011 10:57 |
Il nome è quasi impronunciabile per chi non è siciliano. La lingua si arrotola nello sforzo di pronunciare le troppe erre e le troppe di, ma a Delia questa parola dal suono duro indica un dolce buonissimo: un biscotto a forma di bracciale il cui nome risale al greco kollura (cioè focaccia, pane biscottato di forma solitamente anulare). Nei vocabolari dialettali cuddrireddra sta per focacciuola, schiacciatina modellata a foggia di baco ravvolto, o piccola rotellina di pasta a forma di anello o corona. In Sicilia, e un po’ in tutto il sud Italia, si producono molti tipi di ciambelline fritte, ma solo a Delia si realizzano in questa forma complicata. Si narra che la forma a "corona" sia nata quale omaggio alle castellane che vivevano a Delia durante la guerra dei Vespri Siciliani (1282-1302) nella fortezza medioevale che sovrasta la cittadina. Sono passati sette secoli ma le cuddrireddre si producono ancora. La ricetta è semplice: si impasta la farina di grano duro con uova fresche, zucchero, un poco di strutto, vino rosso, cannella e scorzette di arancio. Si lavora la massa su un asse di legno (lo scanaturi) fino a quando raggiunge la giusta compattezza e poi la si divide in piccoli rotolini. La parte più complicata, che richiede manualità e esperienza, ma che tutte le donne di Delia sanno realizzare benissimo, inizia a questo punto: si avvolgono i rotolini di pasta intorno ad un bastoncino che poi viene sfilato. La spirale di pasta viene appoggiata su un attrezzo chiamato “pettine” costituito da due asticelle di legno unite da una serie di striscioline di canna di bambù levigata. I pettini sono conservati con grande cura perché nessuno è più in grado di costruirli. Alcuni sono vecchissimi, posso avere anche più di 150 anni. Un oggetto bizzarro la cui funzione originaria era diversa: si trattava infatti di un pezzo del banco di tessitura. Sul “pettine” si appoggia la spirale di pasta che acquista la caratteristica “rigatura”. Si uniscono a questo punto le due estremità formando una corona. L’ultimo passaggio è la frittura in abbondante olio extravergine d’oliva. A tavola La cuddrireddra originale deve essere croccante, dolce, mai stucchevole, con in evidenza le note di cannella, di scorza d’arancio e un lievissimo sentore di vino rosso, utilizzato nell’impasto. In origine, era preparata in casa nel periodo di carnevale; oggi la si può trovare tutto l’anno e alcune pasticcerie della zona hanno iniziato a proporla. Rappresenta un ideale fine pasto e si abbina in maniera eccellente con i passiti siciliani, quello di Pantelleria su tutti, ma anche il meno noto Moscato di Siracusa.
Area di produzione: Comune di Delia (provincia di Caltanissetta).
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Dolce riconosciuto e protetto dalla fondazione Slow Food
Cuddrireddra di Delia Italia, Sicilia Il nome è quasi impronunciabile per chi non è siciliano. La lingua si arrotola nello sforzo di pronunciare le troppe erre e le troppe di, ma a Delia questa parola dal suono duro indica un dolce buonissimo: un biscotto a forma di bracciale il cui nome risale al greco kollura (cioè focaccia, pane biscottato di forma solitamente anulare). Nei vocabolari dialettali cuddrireddra sta per focacciuola, schiacciatina modellata a foggia di baco ravvolto, o piccola rotellina di pasta a forma di anello o corona. In Sicilia, e un po’ in tutto il sud Italia, si producono molti tipi di ciambelline fritte, ma solo a Delia si realizzano in questa forma complicata. Si narra che la forma a "corona" sia nata quale omaggio alle castellane che vivevano a Delia durante la guerra dei Vespri Siciliani (1282-1302) nella fortezza medioevale che sovrasta la cittadina. Sono passati sette secoli ma le cuddrireddre si producono ancora. La ricetta è semplice: si impasta la farina di grano duro con uova fresche, zucchero, un poco di strutto, vino rosso, cannella e scorzette di arancio. Si lavora la massa su un asse di legno (lo scanaturi) fino a quando raggiunge la giusta compattezza e poi la si divide in piccoli rotolini. La parte più complicata, che richiede manualità e esperienza, ma che tutte le donne di Delia sanno realizzare benissimo, inizia a questo punto: si avvolgono i rotolini di pasta intorno ad un bastoncino che poi viene sfilato. La spirale di pasta viene appoggiata su un attrezzo chiamato “pettine” costituito da due asticelle di legno unite da una serie di striscioline di canna di bambù levigata. I pettini sono conservati con grande cura perché nessuno è più in grado di costruirli. Alcuni sono vecchissimi, posso avere anche più di 150 anni. Un oggetto bizzarro la cui funzione originaria era diversa: si trattava infatti di un pezzo del banco di tessitura. Sul “pettine” si appoggia la spirale di pasta che acquista la caratteristica “rigatura”. Si uniscono a questo punto le due estremità formando una corona. L’ultimo passaggio è la frittura in abbondante olio extravergine d’oliva.
A tavola La cuddrireddra originale deve essere croccante, dolce, mai stucchevole, con in evidenza le note di cannella, di scorza d’arancio e un lievissimo sentore di vino rosso, utilizzato nell’impasto. In origine, era preparata in casa nel periodo di carnevale; oggi la si può trovare tutto l’anno e alcune pasticcerie della zona hanno iniziato a proporla. Rappresenta un ideale fine pasto e si abbina in maniera eccellente con i passiti siciliani, quello di Pantelleria su tutti, ma anche il meno noto Moscato di Siracusa.
Area di produzione: Comune di Delia (provincia di Caltanissetta).
Io abito a 8 Km da Delia e le mie origini sino in parte deliane (nonna) e sono fiera di avere la splendida ricetta che vi proporrò con immensa gioia con le quantità degli ingredienti tramandatami dalla mia famiglia! le quantità adottate dalle varie famiglie sono lievemente diverse tra loro, ma il risultato è magicamente lo stesso!alcune cookine le hanno assaggiate e ancora hanno il gusto in bocca! mi pregano da mesi di pubblicare la ricetta e finalmente ho la possibilità di farlo!
voglio citare anche il sito www.lacuddrireddra.it della ditta Alaimo & Strazzeri, ditta di Delia che le produce quasi esclusivamente.
io ì, la mamma e le 2 sorelle di mamma ci siamo tuffate nel passato in mezzo alle antiche attrezzature per lavorare i dolci, sane risate, olio di gomito e profumi inebrianti momenti così sono un toccasana alla grigia vita di tutti giorni...oh, che sono romantica!
io: ziaaaaa! tira fuori le quantità degli ingredienti! zia: quali quantità? io faccio ad occhio! io: come ad occhio?!?!?!le coockine mi sputano nell'altro occhio! zia: allora prendi la bilancia e pesa quando le ho assaggiate, tutto era nelle quantità perfette! eh, gli antichi..altro che bilance elettroniche al grammo
allora, basta parlare.
Ingredienti: 3 Kg. di farina di grano duro 1,5 kg di zucchero 9 cucchiai pieni di scorza d'arancia essiccata 40 gr. di cannella 15 uova 3 dl di vino rosso 3 dl di strutto (noi usiamo sempre olio extravergine oliva) 3 bustine di vanillina (facoltativo)
mettere la spianatoia (lu scanaturi) all'altezza di poco sopra le ginocchia (stanca meno impastare a questo livello) versarvi la farina
lo zucchero
la cannella (e la vaniglina)
la scorza d'arancia essiccata (lentamente o vicino la stufa o il termosifone) e polverizzata
mescolare gli ingredienti "polverosi"
versare l'olio
il vino
le uova
e adesso intervengo io (voglio pure io la mia parte di complimenti) che ho voluto a tutti i costi impastare...per la prima volta...ma avevo sei occhi puntati addosso come mitre
dunque, si impasta a lungo, perchè per qualche tempo si avrà l'impressione che gli ingredienti rimangano sbriciolati e non voglia aderire.
niente paura, bisognerà attendere che lo zucchero, sciogliendosi, amalgami gli igredienti
ecco il miracolo, qelle mani a destra sono quelle di mamma che mi dice, brava, così, vai avanti, visto?, non ti affannare, come se stessi partorendo!
ecco la palla!una volta che gli ingredienti si sono amalgamati non èp necessario lavorare l'impasto ulteriormente; non deve, cioè, raffinarsi o altro.
iniziamo a formare dei cordoncini
non troppo sottili
fermare una estremità del cordoncino sull'asticina di legno (potete ricavarlo da un cucchiaio di legno a cui avete tolto il cucchiaio)
e arrotolare delicatamente senza tirare la pasta
tornare indietro col cordoncino e passarlo sotto gli anelli
adesso lo passiamo sopra gli anelli
tenete leggermente le due linee in mano e
premerle (solo le linee) leggermente sul pettine, prima l'una e poi l'altra, finchè adericano ,meglio agli anelli. (la saprei spiegare meglio la divina commedia?) il pettine, se non erro, non è altro che listarelle di bambù vicinissime tra loro e incastrate tra due asticine di legno. secondo me potete premere la forma direttamente sulla spianatoia
tenere la forma tra le mani, molto delicatamente e far girare piano a destra e a sinistra il bastoncino , contemporamente, sfilarlo.
eccoli, possono essere cotti così, o, se vuoi la cuddrireddra, devi fare 7/8 giri di pasta sul bastoncino (anelli)
unire le due stremità della formina che ho appena descritto, ma, ATTENZIONE, solo subito prima di immergerle nell'olio (di semi) bollente, in un tegamone poggiato sul fornello più grande, a fiamma media. dovrebbe raggiungere 170° di temperatura, se non sbaglio.
lasciar colorire da ambo le parti, circa 2 minuti o anche meno. fate le prove...
ECCOLAAAAA!!!! 1^ posa
2^ posa
foto di gruppo
un'altra cosa importante:conservateli in pentoloni d'acciaio o in scatole di latta ben incoperchiati, diversamente si rammolliscono e non abbiamo trovato altro modo per fali durare. se conservati bene durano 2-3 settimane
credo di avere anche lasciato immaginare il gusto.....
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non riesco a postare le immagini delle varie fasi, per le quali rimando al sito
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De: haiku04 |
Enviado: 16/02/2011 20:07 |
Gli ingredienti mi piacciono molto e sicuramente si tratta di una vera ghiottoneria! Purtroppo non l'ho mai assaggiata ma non è detto che in una giornata fredda e di buona volontà non mi cimenti! Grazie! |
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