Crocefisso unico simbolo ammesso in aule
Secondo la Cassazione l'esposizione del simbolo cristiano ' non minaccia la liberta' religiosa'
ROMA - Per esporre negli uffici pubblici, tra i quali rientrano le aule di giustizia, simboli religiosi diversi dal Crocefisso "e' necessaria una scelta discrezionale del legislatore, che allo stato non sussiste". Lo sottolinea la Cassazione nelle motivazioni con le quali ha confermato la rimozione dalla Magistratura del giudice 'anticrocefisso' Luigi Tosti, che rifiutava di tenere udienza finche' il simbolo della Cristianita' non fosse stato tolto da tutti i tribunali italiani. In alternativa Tosti chiedeva, anche in Cassazione, di poter esporre la 'Menorah', simbolo della fede ebraica.
Dopo aver respinto la pretesa di Tosti per quanto riguarda la richiesta di esporre il simbolo ebraico accanto al Crocefisso, la Cassazione rileva che una simile scelta potrebbe anche essere fatta dal legislatore valutando, pero', anche il rischio di "possibili conflitti" che potrebbero nascere dall'esposizione di simboli di identita' religiose diverse.
"E' vero che sul piano teorico il principio di laicita' - scrive la Cassazione - e' compatibile sia con un modello di equiparazione verso l'alto (laicita' per addizione) che consenta ad ogni soggetto di vedere rappresentati nei luoghi pubblici i simboli della propria religione, sia con un modello di equiparazione verso il basso (laicita' per sottrazione)".
"Tale scelta legislativa, pero', presuppone - spiega la Cassazione - che siano valutati una pluralita' di profili, primi tra tutti la praticabilita' concreta ed il bilanciamento tra l'esercizio della liberta' religiosa da parte degli utenti di un luogo pubblico con l'analogo esercizio della liberta' religiosa negativa da parte dell'ateo o del non credente, nonche' il bilanciamento tra garanzia del pluralismo e possibili conflitti tra una pluralita' di identita' religiose tra loro incompatibili".
NON E' MINACCIA A LIBERTA' RELIGIOSA - L'esposizione del Crocefisso nelle aule dei tribunali, e negli uffici pubblici, puo' non essere avvertito come un pericolo per la liberta' religiosa di chi non e' cristiano. Lo sottolinea la Cassazione nelle motivazioni della sentenza 5924 con la quale ha confermato la rimozione dalla Magistratura del giudice di Camerino, Luigi Tosti. "La presenza di un Crocefisso - scrive la Cassazione - puo' non costituire necessariamente minaccia ai propri diritti di liberta' religiosa per tutti quelli che frequentano un'aula di giustizia per i piu' svariati motivi e non solo necessariamente per essere tali utenti dei cristiani, con la conseguenza" che il giudice Tosti non poteva "rifiutare la propria prestazione professionale solo perche' in altre aule di giustizia (rispetto a quella in cui egli operava) era presente il Crocefisso". Secondo Tosti invece, la presenza del Crocefisso violava i diritti di liberta' religiosa e di coscienza degli utenti di quelle aule. A Tosti era stata messa a disposizione un'aula senza alcun simbolo ma lui, lo stesso aveva rifiutato di tenere udienza chiedendo la rimozione del Crocefisso da tutti i tribunali italiani.