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De: lore luc  (Mensaje original) Enviado: 15/04/2011 10:00

Contro Cavour si scatena il pool
di Mani Pulite

Gherardo Colombo, ex pm, e Ruggero Cara, che interpreta Cavour

Gherardo Colombo, ex pm, e Ruggero Cara, che interpreta Cavour


L'ex pm Gherardo Colombo
attore al Colosseo

TIZIANA PLATZER
torino

Si va a processo. E’ un’arringa di quelle feroci che attende l’imputato, inchiodato alla sbarra su un’accusa grande quanto il mondo, quanto l’Italia almeno: l’Unità aveva i requisiti politici, storici e culturali per essere fatta? E la nazione è poi stata costruita realmente? Il conte Camillo Benso di Cavour rinuncia alla difesa e si batte da solo per e salvare il suo ruolo di padre del Risorgimento. Sa che che dopo la requisitoria, l’assoluzione non sarà affatto scontata.

Finzione teatrale nel pieno rispetto delle regole del dibattimento: questa sera e domani alle 21 al Teatro Colosseo si assiste al «Processo a Cavour», lo spettacolo che giunge a Torino, in collaborazione con Biennale Democrazia (tant’è che l’ingresso è unico a 16,50 euro), dopo una quarantina di date in giro per i teatri italiani e con sottotitolo da non tralasciare: «Autobiografia di una nazione o “Addio, mia bella addio”». Ma l’aspetto più realista del testo di Corrado Augias e Giorgio Ruffolo è che nella veste togata del pubblico ministero c’è l’ex magistrato Gherardo Colombo, è lui a puntare dritto su un Cavour interpretato dall’attore, e regista in questa occasione, Ruggero Cara: «Non c’è niente di più drammatico di un processo».

Ha deciso con Augias la messa in scena e la scelta di Gherardo Colombo?
«Io avevo già lavorato con Augias alla regia del suo spettacolo su Giordano Bruno, e per me è diventata quasi un’abitudine collaborare con i giornalisti che dirottano sul palcoscenico, ho seguito anche il penultimo lavoro di Marco Travaglio. Così quando con Corrado abbiamo cominciato a pensare a un’idea legata alle celebrazioni per i 150 anni, la figura di Cavour ci è sembrata perfetta per essere messa sotto un fuoco di domande. Chi meglio di un magistrato vero del peso di Colombo avrebbe potuto renderle incalzanti, aggressive. E lui ha accettato subito».

E’ stato facile dirigerlo come attore?
«Ho dovuto spingerlo a essere cattivo, il palco un po’ lo intimidisce. Colombo è una delle persone più miti che io abbia mai conosciuto, mi è capitato di accompagnarlo nei suo incontri nelle scuole, ne fa tantissimi, e davanti al suo spiegare una società che ha bisogno delle regole per vivere, i ragazzi restano rapiti. Per lo spettacolo il fatto di lavorare su un testo non suo non gli ha facilitato il compito, addirittura avevo pensato di farlo improvvisare, ma diventava davvero complesso».

Su cosa si basa la sua requisitoria?
«Partendo dall’accusa che Cavour da una parte non ha fatto l’Italia, e dall’altra non l’ha fatta abbastanza, il pm, seduto tra il pubblico trasformato a tutti gli effetti nella giuria, lo infila con una serie di domande: ma non ci sono risposte. E’ il far riflettere su un mosaico della storia italiana attraverso uno scontro processuale. In un’ora e mezza cerchiamo di toccare molti dei punti importanti, i rapporti conflittuali di Cavour con Garibaldi, la sua tessitura europea, e anche la sua vita privata, le sue amanti, fatti come il far arrivare la contessa di Castiglione nel letto di Napoleone III ».

Lei come si è preparato per essere un credibile Cavour?
«Non è stato semplice. Si sa fosse un uomo collerico, per difendersi racconta anche la verità, ma non c’è mai una descrizione netta degli eventi da parte sua. Ho dovuto prendere il ritmo con Gherardo Colombo, lui ce l’ha d’istinto quello dell’accusatore».

Spezzato ogni tanto da un’Italia sbarazzina.
«E’ un’Italia vestita nel tricolore, la giovane attrice Marta Iagatti: interpreta una nazione adolescente, ha appena 150 anni e dunque può permettersi anche l’impertinenza. Vuole essere amata ma non sa cosa deve fare per ottenere l’affetto degli italiani. In questo spettacolo parte in causa e parte lesa».

Allora, il conte è assolto o colpevole?
«Ci rimettiamo al giudizio del pubblico, nessun verdetto. Attraverso la struttura teatrale la storia del Risorgimento si amplia e va un po’ oltre il riconoscimento di eroi e martiri e qualche battaglia. Questo perché a spiegarne le regole storiche è un ex magistrato e il pubblico ne rimane colpito, vive il processo dall’interno».

Teatro Colosseo,
via Madama Cristina 71
tel.011/669.80.34


da "La Stampa"



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