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De: Lelina (Mensaje original) |
Enviado: 25/04/2011 06:09 |
Il 25 aprile del 1945: l’Italia conquista la libertà. Quando i primi partigiani scelsero la via della lotta e salirono sulle montagne per combattere il nazifascismo, rischiarono e spesso offrirono la loro vita per affermare i principi stessi sui quali costruire la convivenza civile: la libertà, l’uguaglianza, la giustizia, la democrazia.
Il prezzo pagato fu altissimo: decine di migliaia di partigiani uccisi, feroci rappresaglie contro la popolazione civile che sosteneva il movimento di Liberazione, molte persone deportate nei campi di concentramento, eccidi di soldati che rifiutarono di consegnarsi ai tedeschi.
Da quella tremenda lotta, che vide combattere fianco a fianco uomini e donne, operai e intellettuali, contadini e liberi professionisti di diversa fede politica e religiosa, nacque la nostra Costituzione.
Una Costituzione ancora attuale e vitale, fra le più avanzate tra quelle esistenti.
Per questo motivo e per difendere nuovamente le conquiste della democrazia, il 25 aprile, anniversario della “Liberazione” assume il valore di una ricorrenza non formale, che oggi più che mai, è in grado di unire tutti gli italiani attorno ai valori della democrazia.
BUON 25 APRILE
Lely
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De: clicy21 |
Enviado: 25/04/2011 08:34 |
Questa festa viene considerata a senso unico....dalla sinistra che esalta il valore dei partigiani dimenticando che senza gli americani giunti in nostro soccorso, americani di cui tanti sono morti per liberare l'Italia, probabimente oggi saremmo una colonia di qualcuno! E non vengono mai neppure menzionate le migliaia di persone innocenti uccise barbaramente da tanti pseudo partigiani...che di partigiano non avevano nulla, ma solo violenza ed interessi personali ! un ricordo anche per tutte le persone che ci hanno innocentemente rimesso la vita! |
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Ricordando Quinef
Vae victis
UNO SCRITTO DI LIVIO VALENTINI (CURATORE DEL DATA-BASE NEGLI ULTIMI
10 ANNI).
2004
Trattare l’argomento dei Caduti e Dispersi della RSI e assai penoso
per diversi motivi.
Innanzi tutto per l'innaturale e perdurante silenzio delle Autorità
italiane sull entità degli uccisi. Evidentemente qualcuno ha voluto
dimenticare che anche i caduti della RSI erano cittadini italiani per cui
una seria indagine storica sull argomento si imponeva.
In secondo luogo per la difficoltà di stabilire con sufficiente
approssimazione il numero delle vittime, date le particolari circostanze
degli avvenimenti.
In terzo luogo per la manifesta ostilità dimostrata da parte
delle organizzazioni e dei partiti scaturiti dalla lotta antifascista,
di fronte a qualsiasi tentativo di cercare di far luce sui Caduti della
RSI e sui fatti avvenuti.
Subito dopo la fine del conflitto, le famiglie dei Caduti della RSI
cercarono di rintracciare le salme dei propri cari, attraverso le indicazioni
dei sopravvissuti. Purtroppo i militari e civili catturati dai guerriglieri
venivano regolarmente privati dei documenti Personali e sepolti alla meglio
in fosse individuali o comuni, non facilmente rintracciabili. Gli uccisori
cercavano di cancellare ogni traccia dei loro misfatti. Le salane dei caduti
in combattimento, se non recuperate dai propri commilitoni venivano abbandonate,
alla pietà dei civili e sepolte frettolosamente nel più vicino
cimitero, spesso senza possibilità di riconoscimento. Va ricordato
che la ricerca dei propri cari da parte delle famiglie fu ostacolata in
molti modi, incluse le minacce. Spesso gli stessi che avevano assassinato
i loro cari pretendevano, per indicare i luoghi di sepoltura, il versamento
di somme, talora ingenti. Vi furono valorose donne che coraggiosamente
affrontarono questa difficile situazione, incuranti di minacce ed ostacoli.
A loro vada la più viva riconoscenza dei veri italiani, anche se
nessun ringraziamento ufficiale e possibile. Grande merito va dato alla
Associazione Famiglie Caduti e Dispersi della RSI e alla Fed. Comb. Repubblicani,
particolarmente la Sezione di Roma, durante la gestione del Com.te Arillo
che si prodigo anche nel reperire Ditte disposte a traslare le salme dal
luogo del decesso al Comune di residenza delle famiglie e a quello di Milano.
Va particolarmente ri cordata poi L’Associazione Nazionale Ricerche ed
Onoranze caduti RSI, con direzione a Milano, per quanto ha fatto per il
cosiddetto "Campo X" al cimitero milanese di Musocco,
riservato ai Caduti della Repubblica Sociale.
Va meritoriamente ricordato il Ministero della Difesa (Onorcaduti)
che, avendo l'incarico di provvedere al recupero delle salme dei Caduti
in guerra su tutti ì fronti, riuscì tacitamente ad estendere
tali operazioni anche a Caduti della RSI. Un riconoscimento va anche alle
organizzazioni germaniche di ricerca salme sul fronte sud, che ricuperarono
i resti sia di militari germanici, che italiani della RSI, caduti sulle
linee di combattimento.
Quanti furono i Caduti della R.S.I.? Voce popolare a fine guerra li
indicava in trecentomila. Cifra totalmente al di fuori della realtà.
Ma la cosa dovette preoccupare il Governo se il Ministero degli Interni
incarico Carabinieri e Prefetture di compiere una indagine in merito. Una
statistica governativa dichiaro che i Caduti RSI assommavano a 1732 unità.
Somma altrettanto irreale (ed offensiva), -anche se forse riferita ai soli
caduti dopo il 25 aprile 1945.
Un gruppo di lavoro della Delegazione di Milano dell Istituto Storico
della R.S.I. cercò induttivamente - sulla base di conteggi purtroppo
assai incerti in quanto presuntivi e privi quindi di legittimità
scientifica - di stabilire il numero complessivo dei Caduti, che fu definito
in circa 80.000, fra militari e civili, ma altri studiosi hanno ritenuto
più vicina alla realtà la cifra di 100.000.
Nel presunto numero complessivo di 80.000 Caduti sono stati inclusi:
1) i militari caduti in combattimento nel territorio nazionale, nei
Balcani, nell Egeo, nei vari altri paesi di Europa (Francia, Germania,
URSS ecc.) ed in Oriente, in terra, in mare e nel cielo (inclusi i caduti
per mitragliamento e bombardamento, malattia ed infortuni) e quelli deceduti
in prigionia;
2) i militari fucilati o comunque uccisi dai guerriglieri;
3) i militari dei servizi speciali (sabotaggio, informazione ecc.)
catturati oltre le linee e fucilati o
uccisi dagli angloamericani ;
4) i civili ovunque assassinati dai guerriglieri o dalle loro formazioni
cittadine (GAP e SAP), fossero o meno appartenenti ad organizzazioni repubblicane
e quelli deceduti causa bombardamento o mitragliamento da parte degli angloamericani,
limitatamente a coloro che si erano impegnati politicamente (iscritti al
PFR) o comunque avevano prestato giuramento alla RSI,. come i dipendente
stat ali, comunali ecc.
5) i civili eliminati in Venezia Giulia, Istria, Dalmazia per "pulizia
etnica" (assassinati o gettati nelle foibe).
Purtroppo un grave problema viene a perturbare ogni ricerca nominativa.
Sono indubbiamente numerosissimi gli ignoti che, come tali non possono
essere inclusi in un elenco nominativo. Anche concedendo che parte di questi
appaiano negli elenchi fra i "dispersi", appare evidente che
in ogni caso si avrà una discordanza, anche notevole, fra il numero
degli uccisi e quelli elencati. E il problema degli ignoti e privo di soluzione.
LA RICERCA
Quando subentrò un periodo di minor tensione politica, sorsero
alcune importanti iniziative. Appare importante l’opera compiuta da Fra'
Ginepro (già Cappellano militare) che aveva raccolto numerosi nomi
di caduti nel "Martirologio". Il giornalista Giorgio Pisanò
- avvalendosi della collaborazione del ricercatore Pier Amedeo Baldrati
- pubblicava l’opera "Gli ultimi in grigioverde (le forze annate della
RSI)" nella quale venivano riportati numerosi e consistenti elenchi
di Caduti, nonché altra opera denominata "Storia della guerra
civile in Italia" contenente ulteriori nominativi; la Ass.ne Famiglie
Caduti e Dispersi della RSI, avvalendosi anche delle notizie assunte dai
famigliari dei Caduti - riportate sul periodico "L'ultima crociatia-
inizio a pubblicare distintamente per alcune province (Modena, Reggio Emilia,
Ferrara, Bologna ecc.) delle importanti monografia riguardanti i caduti
RSI. Ancora Giorgio e Paolo Pisanò esposero nel volume "Il
triangolo della morte" elenchi di caduti nella zona compresa fra Reggio
Emilia, Modena e Bologna. Un grande contributo alla ricerca dei caduti
in Venezia Giulia, Istria e Dalmazia venne dalla monumentale ricerca di
L. Papo da Montona. Importanti anche i volumi della Ass.ne "Amici
di Fra' Ginepro" sui Caduti di Genova e quelli di altri Autori, relativi
ai Caduti nelle province di Bergamo, Parma, Imperia, Savona, Cuneo ecc.
Fu osservato che tutte queste opere si presentavano un pò dispersivamente.
Mancava un documento che assumesse un ampio respiro storico, che includesse
in unico lenco tutti i Caduti della RSI.
Venne pertanto deciso dalla Delegazione di Milano dell’Istituto Storico
della RSI di procedere alla formazione di tale elenco ed il Presidente
dell’Istituto, ingegner Arturo Conti, dichiaro la propria disponibilità
al completamente ed alla pubblicazione dell’elenco generale.
La ricerca venne iniziata nell’anno 1992 e, dura tuttora. Iniziò
con l’assunzione dei dati dell’Archivio Pier Amedeo Baldrati, contenente
circa 12.000 nominativi, posto a disposizione dalla moglie, dopo il decesso
del noto ricercatore. Vennero esaminati tutti gli archivi disponibili,
sia quelli formati dalle associazioni di combattenti di singoli reparti
(troppo oneroso descriverli tutti), sia quelli formati da privati; vennero
ripassati tutti ì numerosi volumi pubblicati nel corso degli anni.
Vennero interessati alcuni noti studiosi (taluno autore di importanti volumi),
la cui collaborazione fu preziosa a. Venne interpellato il Ministero della
Difesa (Onorcaduti). Furono esaminati anche I decreti di morte presunta
emessi dai Tribunali competenti e pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale.
A giugno 2003 risultavano iscritti nell’elenco generale circa 45.000 nominativi,
il 56,25 % del presunto totale. Di questi sono circa 10.900 gli uccisi
dal 25 aprile al 31 maggio '45. Rapportando tale cifra al presunto totale
si risale a circa 20.000 uccisi. Ma questo dato è fortemente inficiato
dal mancato conteggio degli "ignoti".
Carlo Simiani, uomo della Resistenza, a fine conflitto pubblicò,
col titolo "I giustiziati fascisti dell’aprile 1945" uno studio,
redatto con serietà ed onesta', secondo il quale gli uccisi durante
l’insurrezione ammonterebbero a circa 40.000, cifra che però sembra
eccessiva. E' indubbiamente difficile trovare un equo criterio di valutazione.
Forse la cifra di 30.000 uccisi nei giorni della insurrezione e' quella
che si avvicina di più alla realtà.
Dopo le uccisioni di massa dell’aprile e maggio 1945, i decessi non
ebbero termine. Continuarono sino al -1947. Sì ricordino i delitti
commessi dalla "Volante Rossa e nel "triangolo della morte".
Fra ì caduti dopo il 25 aprile figurano anche i militari deceduti
in prigionia (particolarmente in Jugoslavia) o per malattia contratta 'm
servizio.
Nel corso dello studio si presentarono problemi di non facile soluzione.
Vennero interpellati centinaia di Comuni, al fine di acquisire i certificati
di morte ma l'esito fu deludente, nonostante la buona volontà e
l’interessamento dimostrati dalla maggior parte delle amministrazioni interpellate.
Infatti, molto spesso l’atto di morte non risultava registrato nella località
del decesso, ma in altro Comune, purtroppo senza possibilità di
individuazione. Nominativi rilevati da giornali, riviste e anche libri
apparvero distorti e quindi ben diversi da quelli reali, e vennero anche
constatati numerosi doppioni. Poco aiuto venne offerto dai numerosissimi
volumi sulla Resistenza, in quanto i pochi nomi riportati apparvero spesso
alterati.
L’esame del quadro generale dei caduti offre la possibilità
di ricavarne interessanti conclusioni. Sotto l’aspetto sociologico si rileva
la presenza di componenti tutte le classi sociali: professionisti, industriali,
commerciante, esercenti, agricoltori, proprietari terrieri, contadini,
manovali, impiegati ed operai privati e pubblici. Appaiono fra i caduti
uomini e donne appartenenti a famiglie nobili , a categorie industriali,
al ceto medio e a quello popolare, intellettuali ed artisti. In sintesi,
una vera e propria completa rappresentanza del popolo italiano. I civili
rappresentano circa il 31,52 % del totale (25,45 % uomini e 5,07 % donne).
Le categorie più colpite includono le insegnanti elementari, le
ostetriche di paese ed anche i medici condotti (il loro intervento professionale
ricopriva un vasto territorio con conseguenti rapporti con le relative
popolazioni ed i guerriglieri temevano che potessero esercitare lo spionaggio
a favore dei repubblicani). Numerose furono le vittime accusate ingiustamente
di spionaggio, di cui molte donne e sul trattamento loro riservato e' meglio
sorvolare per carità di Patria. Non mancano fra i caduti i sacerdoti,
non solo quelli ritenuti anticomunisti, ma anche coloro che raccomandavano
pubblicamente ai fedeli la ripulsa dell’odio fra italiani. Altra categoria
particolarmente colpita fu quella dei Commissari Prefettizi dei piccoli
Comuni, persone scelte fra quelle note ai cittadini per probità
e serietà', cui veniva conferito l’incarico di amministrare i Comuni
e ridurre i disagi della popolazione. Risultano uccisi anche diversi segretari
comunali. Furono colpiti non solo aderenti alla RSI ma anche cittadini
alieni da ogni impegno.
La ricerca, pur fra mille difficoltà, continua. Ma il tempo
passa, la generazione dei combattenti della RSI e dei congiunti dei caduti
sta per estinguersi e non era possibile attendere ulteriormente.
<>L’elenco generale dei Caduti RSI e' stato quindi pubblicato,
a cura del Presidente dell’Istituto Storico della RSI, nella versione attuale
[*nota 1] ma va tenuto presente che riguarda un minor numero nominativi
di quello sinora raccolto, dovendosi temporaneamente escludere dalla pubblicazione,
anche se avente fini storici e quindi non ufficiale, tutti quelli per i
quali ancora non sono stati completati i rituali accertamenti. E' risultata
inevitabile la presenza di errori, che si spera vengano ridotti grazie
alla collaborazione dei lettori, e sopra tutto, grava sull’opera il grande
vuoto degli ignoti.
Livio Valentini
[*nota 1] "versione attuale" si riferisce appunto all'Albo
cartaceo pubblicato in 2000 copie dall'Istituto Storico RSI di Terranova
Bracciolini e da noi diffuso in questo ultimo anno in circa 9000 copie
in pdf. La data di edizione di codesto Albo (fine 2003) è ora totalmente
superata in quanto il data base da cui era stato tratto ha subito numerose
correzioni e aggiunte dall'Ing. Valentini e poi (Gennaio 2005) dal gruppo
che in Torino ne ha "ereditato" il data-base. |
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De: clicy21 |
Enviado: 25/04/2011 12:26 |
25 APRILE: DOVEROSO RICORDARE GIUSEPPINA GHERSI, vittima innocente di partigiani comunisti. Giuseppina Ghersi era una giovane di 13 anni, studentessa dell'Istituto Magistrale "Maria Giuseppa Rossello" della Villetta, Savona. Il 26 aprile 1945 i genitori si recarono al lavoro alle 6, al loro ingrosso di frutta e verdure, a San Michele, vicino alla loro casa. Arrivati a San Michele, furono fermati da due partigiani armati di mitra, successivamente venne un altro che si qualificò come tenente della polizia partigiana. Furono tradotti al Campo di concentramento di Legino sotto scorta armata. Arrivati al campo di Legino, furono loro sequestrate le chiavi di casa e del magazzino della merce. Dopo circa mezz’ora fu tradotta al campo la cognata che viveva nella loro casa. Furono depredate la casa, di oro, e denaro, e il magazzino della merce. Il 27 aprile verso le 10 del mattino, le guardie minacciarono di morte la moglie per sapere dove fosse la figlia tredicenne. Terrorizzati i Ghersi accompagnarono le guardie a prenderla, presso dei conoscenti in via Paolo Boselli a Savona, da dove fu presa e condotta al campo. Nel pomeriggio la ragazza fu condotta in un cortile e le guardie ci giocarono a pallone, riducendola in uno stato comatoso, perdendo tanto sangue da non avere più la forza di chiedere aiuto. Poi le guardie si sfogarono sulla moglie, malmenandola e percuotendola, successivamente in cinque batterono il padre con il calcio del moschetto, sulla testa e sulla schiena, chiedendogli di rivelare dove avesse nascosto altri soldi e altro oro. Verso le 18 furono condotti in via Niella, al Comando partigiano, dove fu loro detto che a loro carico non era emerso nulla. Furono tuttavia portati al Carcere di S. Agostino. Dopo 12 giorni fu rilasciata la moglie. L'11 giugno, senza mai essere stato interrogato fu liberato il padre che apprese in tale occasione che sua figlia Giuseppina era stata violentata ed uccisa. Il corpo senza vita della ragazza fu abbandonato nel cimitero di Zinola, (Savona) nell'aprile del 1945.[2] Sul motivo dell'esecuzione della ragazzina si notano due elementi storiografici. Uno fa riferimento a un supposto spionaggio della ragazzina a favore dei tedeschi occupanti, tuttavia senza addurre elementi probatori, un altro fa riferimento ad un tema in classe di Italiano, di lode al fascismo e al duce che venne segnalato alla Segreteria del medesimo, ottenendo i suoi ringraziamenti Il clima omertoso del tempo nella Provincia protesse i colpevoli. I Ghersi sottoposti a minacce, dovettero abbandonare la casa e il negozio e andare lontano. Dopo le elezioni del 1948, essendosi ricostituite condizioni di sicurezza, tornarono ed ebbero il coraggio di fare denuncia dell'uccisione della figlia da parte delle guardie del campo di concentramento di Legino. Il 29 aprile del 1949 il padre di Giuseppina Ghersi, inoltrò una richiesta di giustizia, scritta a mano, in sei pagine, al Procuratore della Repubblica di Savona. Vi fu un'inchiesta contro membri della Polizia Partigiana, guardie del campo, ma non fu possibile trovare prove che identificassero i singoli autori. La responsabilità rimase collettiva, non individuale. |
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Sono inorridita da questa storia e anche stupita perchè non ne sapevo nulla e non ne avevo mai sentito parlare e sgomenta perchè già allora i colpevoli non pagavano mai! |
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E' assurdo pensare ad una divisione manichea in buoni e cattivi. I vincitori scrivono la storia: emergono le nefandezze dei vinti e scompaiono quelle dei vincitori.
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De: haiku04 |
Enviado: 26/04/2011 00:24 |
Esatto Enzo, esistono persone buone e persone cattive (tanto per generalizzare) e sia le une che le altre si trovano da sempre in qualsiasi contesto... per es. non tutti i tedeschi sono stati sporchi nazisti e non tutti partigiani sono stati santi ed eroi... E poi, la vergogna di Piazzale Loreto era necessaria? |
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In una guerra civile,qualunque essa sia,straripa l'odio e stempera i confini tra giustizia e follia,vendetta e crimine.Chi paga per tutti,da tutte le parti sono gli innocenti,travolti dal risentimento di milizie inferocite ma anche da una consapevole follia,da S.Anna a Marzabotto.Riguardo l'evento di Piazzale Loreto gli storici l'inquadrano come simbolica vendetta della fucilazione di quindici civili italiani avvenuta sempre a Piazzale Loreto il 10 agosto dell'anno prima,in cui le vittime,già morte,vennero insultate dai militi della Rsi e lasciate per giorni alle mosche.Un'altra conferma di come la guerra non risparmia alcuno.Soprattutto moralmente. |
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De: haiku04 |
Enviado: 11/05/2011 11:28 |
Grande felicità per la liberazione e quindi della fine della guerra, ma anche follia collettiva in tante situazioni, purtroppo. Mia nonna aveva una vicina di casa il cui marito era stato responsabile fascista in un paesino, un uomo che non aveva mai fatto male ad una mosca. Eppure, in quei giorni convulsi, un gruppo di partigiani l'ha massacrato di botte solo per la divisa che aveva portato, ed ha vissuto il resto dei suoi giorni in sanatorio. Penso che di episodi simili ve ne siano tanti e troppi.... la follia della guerra in tutte le sue forme.... |
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